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Meloni e Musk, fra Spazio privato e pubblici complimenti

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C'è intesa fra Meloni e Musk, ma non è solo una questione di gossip. L'interesse italiano per le aziende di Musk è molto forte. E per il milardario l'appoggio della Meloni in Europa è strategico.

Editoriali 25_09_2024
Giorgia Meloni ed Elon Musk a New York (La Presse)

Impossibile non notare una certa intesa fra Giorgia Meloni ed Elon Musk. Nella cerimonia di premiazione dell’Atlantic Council a New York, la premier italiana è stata insignita, proprio per mano del miliardario, del Global Citizen Award, il premio assegnato a chi rafforza le relazioni transatlantiche. Che sia stato proprio Musk a consegnarlo può essere una scelta meramente organizzativa. Ma i complimenti abbondavano ed erano almeno apparentemente sinceri. La premier «è ancor più bella interiormente che esteriormente», ha dichiarato Musk in quella che è stata letta come una gaffe, ma che va letta all’interno di un discorso di elogio per gli ideali della premier conservatrice e per i risultati ottenuti in Italia. Chiunque frequenti X (ex Twitter) e legga i post di Musk che riguardano l’Italia, troverà moltissimi suoi commenti positivi nei confronti del nostro governo e ultimamente anche in difesa di Salvini. La Meloni ha comunque ricambiato, nel ringraziamento, definendo Musk “un genio”.

L’intesa era già evidente anche nell’incontro fra il patron di Tesla, Starlink e SpaceX e la premier italiana a Roma, nel giugno del 2023. Tanto evidente da beccarsi la solita bordata di critiche, anche fuori posto, da parte dell’opposizione. Tuttavia non stiamo parlando di gossip o di “chiacchiericcio” politico su amicizie personali. Quella fra M&M, come scherzosamente si chiamano sui social, è un’intesa strategica. Il primo motivo di interesse per Musk è sicuramente lo spazio. L’imprenditore fondatore di SpaceX (agenzia spaziale privata) e Starlink (rete satellitare per le comunicazioni Internet) sta vincendo la corsa allo spazio, come dimostra anche la prima passeggiata in orbita da un veicolo commerciale, avvenuta con successo lo scorso 12 settembre. Può sembrare strano che sia un privato e non una grande potenza ad essere in testa nell’esplorazione e nello sviluppo della tecnologia per viaggi extra terrestri, ma questa è la realtà attuale e bisogna farci i conti.

Nel Ddl sullo Spazio, che sta per iniziare il suo iter parlamentare, l’articolo 25 prescrive che l’Italia si doti di “una riserva di capacità trasmissiva attraverso comunicazioni satellitari”. Questo vuol dire che, se la rete collassa, gli italiani, militari inclusi, devono poter contare sulle comunicazioni Internet via satellite, come è avvenuto in Ucraina: all’inizio della guerra Elon Musk ha “regalato” Starlink al governo di Kiev, altrimenti i russi avrebbero azzerato le comunicazioni di terra. E non c’è che Starlink per fornire questo tipo di servizio d’emergenza in modo sicuro. L’Ue avrebbe anche in cantiere il suo progetto concorrente, Iris2, ma procede a rilento.

Starlink può integrare il progetto della banda larga che dovrebbe connettere tutta l’Italia, comprese le aree più remote, uno dei programmi finanziati con i soldi del Pnrr. Anche in questo caso, i progetti autoctoni gestiti da Tim e Open Fiber stanno procedendo più lentamente e con più difficoltà del previsto, per cui si potrebbe ricorrere ai satelliti di Musk, come soluzione tampone. Non senza difficoltà, perché i termini del programma finanziato dal Pnrr dovrebbero essere modificati e le aziende italiane, soprattutto Tim, stanno opponendo resistenza ed è già entrata in conflitto legale con Starlink.

Anche per i lanci nello spazio, SpaceX, con i suoi potenti vettori, più economici degli altri, batte la concorrenza europea. I ritardi nei programmi spaziali dell’Ue, francesi e italiani, costringono chiunque voglia lanciare un carico nello spazio (satelliti o persone che siano) a ricorrere ai missili privati di Musk.

Fin qui abbiamo visto le ragioni del perché Musk serve all’Italia. Ma l’Italia serve a Musk? Sì, perché l’Ue sta mettendo i bastoni fra le ruote e al miliardario servono appoggi politici. Il social network X potrebbe essere censurato, per le stesse ragioni per cui è stato acquistato da Musk due anni fa: perché garantisce piena libertà di espressione, un valore che, sotto elezioni e in tempi di “guerra ibrida”, in Europa viene visto sempre più come un pericolo. La Commissione precedente, in una delle sue ultime dichiarazioni, ha minacciato di punire X, magari non arrivando alla sua chiusura in territorio europeo, come ha fatto il Brasile, ma sicuramente punendolo seriamente in un continente dove vive e si connette la metà degli iscritti al social network. Giorgia Meloni e altri governi conservatori alleati, potrebbero spezzare questo schieramento contrario.

Più in generale, Musk si sta presentando come un miliardario dissidente nei confronti dell’ambiente delle Big Tech americane, tutte orientate verso un’agenda di sinistra, anti-natalista ed ecologista radicale. Il magnate sudafricano, al contrario, esalta la natalità (ha 11 figli... non tutti naturali), appoggia senza mezzi termini Donald Trump in queste elezioni, è contrario all’immigrazione incontrollata e promuove una piena libertà di espressione proprio per contrastare la cappa culturale progressista. Non solo Giorgia Meloni, ma anche il presidente argentino Javier Milei, il leader spagnolo di Vox Santiago Abascal, l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro, lo stesso Donald Trump, fanno tutti parte di una rete di suoi contatti che lo aiutino a formare una vera contro-cultura, politica e imprenditoriale. Finché non cambia idea, perché fino almeno al 2017 era molto progressista.