Medio Oriente, tutti contro i nuovi insediamenti israeliani
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Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu boccia il piano di costruzione di diecimila nuove unità abitative in Cisgiordania voluto dal governo Netanyahu. Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Usa si sono opposti al progetto israeliano. Gli Usa mediano con l'Autorità Palestinese per moderarne la posizione. Scambi di critiche fra Usa e Israele.
«Gli insediamenti israeliani sono un "ostacolo" alla pace e mettono a rischio la fattibilità della soluzione dei due Stati». È quanto ha stabilito il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, attraverso una risoluzione, in riferimento al progetto di nuovi insediamenti in Cisgiordania, che il Governo israeliano, guidato Benjamin Netanyahu, ha recentemente approvato. Una risoluzione "non vincolante", ma approvata all'unanimità dall'Assemblea, una sorta di escamotage per non sollecitare il veto da parte degli Stati Uniti.
Nei giorni scorsi, Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti si sono opposti “con forza” al piano del governo israeliano per la costruzione di circa diecimila nuove unità abitative negli insediamenti ebraici dei Territori Occupati e l’avvio della normalizzazione di avamposti già giudicati illegali. Nella dichiarazione, i ministri degli Esteri dei cinque paesi, Antonio Tajani, Catherine Colonna, Annalena Baerbock, James Cleverly e Antony Blinken, si dicono “profondamente turbati” dall’iniziativa di Netanyahu. Per i firmatari del documento «queste azioni unilaterali serviranno soltanto ad esacerbare le tensioni tra israeliani e palestinesi e a minare gli sforzi per raggiungere una soluzione negoziata dei due Stati». I ministri degli Esteri dei cinque Paesi dichiarano inoltre di voler continuare a sostenere «una pace generale, giusta e duratura in Medio Oriente, ottenuta mediante negoziati diretti tra le parti». Sia gli israeliani che i palestinesi “meritano di vivere in pace, in libertà, sicurezza e prosperità in egual misura” e ribadiscono di volersi impegnare «per un Israele pienamente integrato nel Medio Oriente e che vive a fianco di uno Stato palestinese». Continueranno poi a «seguire da vicino gli sviluppi sul terreno», per rendere concreta “la soluzione dei due Stati” e assicurare «la stabilità dell’intera regione».
Gli Emirati Arabi, invece, tramite l’ambasciatrice Lana Zaki Nusseibeh, avevano qualche giorno prima dell'Assemblea dell’Onu, fatto circolare una risoluzione, ma dopo frenetiche “trattative” con il Dipartimento di Stato degli Usa, è stata trasformata in una "dichiarazione presidenziale", in modo che l’Amministrazione Biden potesse votarla. Gli Emirati, che hanno normalizzato le relazioni con Israele attraverso i cosiddetti “Accordi di Abramo”, in questo caso, hanno presentato al Consiglio di Sicurezza il documento anche a nome dell’Autorità palestinese. L'Amministrazione Biden è riuscita, però, a convincere l'Autorità palestinese a ritirare il suo sostegno alla risoluzione che chiedeva la fine immediata dell'attività di insediamento, dopo aver convinto Israele a sospendere temporaneamente una serie di misure ristrettive, idonee a rafforzare ulteriormente la sua presenza in Cisgiordania. Gli Stati Uniti hanno ottenuto anche dal Governo israeliano la sospensione delle demolizioni e dello sgombero dei palestinesi dalle loro case a Gerusalemme Est e in Cisgiordania, e la riduzione delle incursioni militari nell'area "A" della Palestina controllata dall'Autorità Palestinese.
Il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, nel corso di un colloquio, avrebbe anche anticipato a Mahmoud Abbas che gli Stati Uniti lo avrebbero invitato per un incontro col presidente Joe Biden, alla Casa Bianca, entro fine anno. Invito, invece, che sarebbe stato cancellato per il Primo ministro Netanyahu a causa dei progetti del nuovo governo israeliano, giudicati dalla Casa Bianca troppo rigorosi.
Tra i voti favorevoli alla risoluzione, c’è anche quello dell’ambasciatrice degli Stati Uniti, Linda Thomas-Greenfield, che nel suo discorso ha affermato: «Le misure unilaterali esasperano le tensioni, danneggiano la fiducia tra le parti e minano le prospettive di una soluzione negoziata a due Stati. Gli Stati Uniti non supportano queste azioni». L’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, Gilad Erdan, nel suo intervento ha accusato il Consiglio di Sicurezza di condannare l’attività degli insediamenti israeliani, tacendo sulle responsabilità degli attacchi terroristici. Erdan ha anche definito “terrorista” l’Autorità palestinese, accusando il suo presidente, Mahmoud Abbas, di non aver pronunciato una parola di condanna per gli attacchi contro i civili israeliani. In una rara critica all'Amministrazione Biden, Netanyahu ha dichiarato che gli Stati Uniti non avrebbero mai dovuto sottoscrivere quel documento.
La riunione al Consiglio di Sicurezza era iniziata con l’intervento di Tor Wennesland, coordinatore speciale dell’Onu per il processo di pace in Medio Oriente (UNSCO) che aveva affermato: «Stiamo assistendo ad un’ondata di violenza, con incidenti tra i più gravi degli ultimi vent’anni, che lasciano intravvedere segni minacciosi di ciò che potrebbe attenderci se non riusciamo ad affrontare l’attuale instabilità».