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ISRAELE-PALESTINA

Medio Oriente, Blinken prova a raffreddare il conflitto

Al culmine della tensione, il Papa prega per la pace in Medio Oriente. Nel frattempo è giunto in zona il Segretario di Stato Usa Antony Blinken. Prima ha incontrato al Sisi per indurlo a fermare Hamas a Gaza. Poi a Gerusalemme si è visto con Netanyahu difendendo lo status quo del monte del tempio/spianata delle moschee. 

Esteri 31_01_2023
Blinken e Netanyahu

«Con grande dolore apprendo le notizie che giungono dalla Terra Santa, in particolare della morte di dieci palestinesi, tra cui una donna, uccisi durante azioni militari israeliane antiterrorismo in Palestina; e di quanto accaduto vicino a Gerusalemme, venerdì sera, quando sette ebrei israeliani sono stati uccisi da un palestinese e tre sono stati feriti all’uscita dalla sinagoga. La spirale di morte che aumenta di giorno in giorno non fa altro che chiudere i pochi spiragli di fiducia che ci sono tra i due popoli. Dall’inizio dell’anno decine di palestinesi sono rimasti uccisi negli scontri a fuoco con l’esercito israeliano. Faccio appello ai due Governi e alla Comunità internazionale, affinché si trovino, subito e senza indugio, altre strade, che comprendano il dialogo e la ricerca sincera della pace». Sono queste le parole pronunciate da papa Francesco, dopo la preghiera dell'Angelus di domenica scorsa.

Ad ascoltarlo in piazza san Pietro c'era anche abuna Ibrahim Shomali, un sacerdote del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini che si trova a Roma per completare i suoi studi in Teologia pastorale. «Ho ascoltato attentamente le parole del Santo Padre e sono grato per quanto ha detto. Solamente lui, con il suo grande peso morale, può far sedere intorno ad un tavolo israeliani e palestinesi per cercare un’intesa e porre fine a questa scia interminabile di morti». Ed aggiunge: «Sono convinto che i cristiani della Terra Santa e dell'intero Medio Oriente potranno vivere in pace, solamente se la Santa Sede farà una mediazione affinché venga applicata la risoluzione dell'Onu, due popoli, due stati».

Nel frattempo, è giunto in Medio Oriente il Segretario di Stato americano Antony Blinken. La sua tre giorni è iniziata incontrando il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. L’Egitto conferma così il suo ruolo tradizionale di mediatore per il Medio Oriente, anche per gli Stati Uniti, nonostante le critiche del presidente Biden in materia di diritti umani. Al Paese nordafricano è stato chiesto di fare pressioni su Hamas affinché cessino le rappresaglie contro gli israeliani. Ieri pomeriggio, invece si è recato in Israele per colloqui con il presidente Isaac Herzog e il primo ministro, Benjamin Netanyahu. Mentre oggi, a Ramallah, avrà un confronto con il Presidente dell'Autorità palestinese Mahmoud Abbas.

Il Segretario di Stato americano arriva in Israele per la prima volta da quando il Governo di estrema destra, del primo ministro Netanyahu, si è insediato alla fine dello scorso anno. Il rappresentante di Biden – che nei giorni scorsi era stato preceduto dal consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan e dal direttore della CIA Willian Burns – ha messo in evidenza che è urgente che le parti adottino provvedimenti per ridurre le tensioni e porre fine al ciclo di violenza che sta provocando troppe vittime innocenti. Nel corso del colloquio con Netanyahu, Blinken ha sottolineato che lo status quo del Monte del Tempio non va modificato e che le tensioni tra israeliani e palestinesi sono aumentate all'inizio di questo mese, dopo che il ministro della Sicurezza nazionale israeliano, l’ultranazionalista Itamar Ben-Gvir, si è recato nella Spianata delle moschee, iniziativa definita dai leader palestinesi e arabi come una "provocazione", in particolare dalla Giordania custode della moschea di Al-Aqsa, il terzo luogo più sacro dell'islam.

Blinken ha anche evidenziato, nel corso del colloquio, «l'importanza che venga trovata una soluzione sulla scorta di due popoli e due stati. Inoltre ha manifestato la contrarietà dell’amministrazione Biden ad un’eventuale espansione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Naturalmente Blinken e Netanyahu hanno affrontato i temi inerenti l’invasione russa in Ucraina, le crisi in Libano e Siria e le tensioni con l’Iran. Al termine del colloquio il Segretario di Stato americano Antony Blinken parla di «interessi e valori condivisi che sono le fondamenta delle relazioni USA-Israele». Mentre il primo ministro israeliano ha affermato che «Stiamo lavorando per rafforzare gli accordi di Abramo e chiudere definitivamente il capitolo del conflitto arabo-israeliano che ci aiuterebbe anche a trovare una soluzione con i nostri vicini palestinesi».

Ma il clima di tensione tra israeliani e palestinesi non accenna a diminuire. Ieri mattina, nella città di Hebron, un palestinese Nassim Abu Fouda, 26 anni è stato ucciso mentre a bordo della sua auto stava transitando davanti alla Tomba dei Patriarchi, un complesso architettonico costruito su alcune grotte sotterranee, luogo di sepoltura dei patriarchi biblici, ma nota ai musulmani come la moschea di Abramo. Anche questo monumento è conteso tra le due parti e nel 1994 è stato teatro di un massacro. Secondo il portavoce dell'esercito israeliano i soldati hanno aperto il fuoco dopo che il giovane aveva tentato di investire un militare.

L'esercito e le truppe speciali israeliane, dopo gli attacchi terroristici a Gerusalemme, hanno intensificato i controlli. «Metteremo in atto tutte le azioni offensive contro coloro che cercano di danneggiare i nostri figli. Chiunque aiuti i terroristi sarà rovinato. Se necessario, demoliremo le loro case. Li priveremo dei loro diritti. Se indispensabile, li espelleremo dalla loro terra», ha detto il ministro della Difesa Yoav Gallant parlando dalla base militare dell'esercito di stanza alla periferia di Beit El, località che domina la città di Ramallah in Cisgiordania.