Medico rifiutò aborto, il suo processo serve da "esempio"
Argentina. Il medico Rodriguez Lastra impugnerà al Tribunale Superiore di Giustizia la condanna. Dal 2017 è sotto accusa per essersi rifiutato di far abortire una ragazza. Ha adempiuto i suoi doveri etici, medici e costituzionali, ma il suo caso “deve fare scuola”. La Nuova BQ intervista il suo avvocato: «Con questo processo si vuole dimostrare che oggi l’aborto si è radicato in Argentina e che chi non si adeguerà ne pagherà le conseguenze».
Qualche giorno fa si sottolineava come l’obiezione di coscienza sia attaccata “dall’Europa al Sudamerica”. Uno dei casi portati come esempio del suddetto attacco globale, era quello del medico ginecologo argentino Leandro Rodriguez Lastra, giudicato e condannato in seguito alla denuncia della deputata provinciale Marta Milesi (Rio Negro), che lo accusava di aver impedito un aborto non punibile a una giovane donna incinta, frutto di uno stupro nel 2017, e dell’inosservanza dei suoi doveri di funzionario pubblico.
Come ha fatto notare l’avvocato pro vita Diego José Breide: “Impossibile non pensare a T. S. Eliot quando dice che, in un mondo di fuggiaschi, colui che prende la direzione contraria passerà per “disertore"; quindi, in questo caso, non si sarebbe potuti arrivare a questa istanza di condanna senza fuggire dalla verità, cedendo alla ragione, al pensiero comune, al diritto penale e, senza esitazione, alla Costituzione, sia a quella del Rio Negro, che a quella nazionale e loro (i giudici, il procuratore e l’accusatrice) lo sanno. Così, Leandro, allo stesso modo in cui il “disertore” deve essere orgoglioso, ha adempiuto al vero dovere, sottolineato dai tre imperativi di VITA presenti questa notte (2 aprile 2017) durante il turno alla Ospedale Moguillanski di Cipoletti: l’Imperativo Etico, l’imperativo Medico e l’Imperativo Costituzionale, nonostante questo ragionevole dovere compiuto sia stato causa della sua condanna. Questi giudici e procuratori sono riusciti nella penosa impresa di fare di un bene un male … e del male un paradigma di bene. E a noi cosa resta? Farci carico, insieme a Leandro, della nostra condizione di disertori di questa follia e mantener viva la fame e la sete di giustizia”.
A maggio 2019, il giudice Alvaro Meynet lo ha dichiarato colpevole e in ottobre gli ha inflitto la pena: un anno e due mesi di prigione, pena sospesa, più quattro di inibizione dai pubblici uffici per il reato di inadempienza dei suoi doveri di funzionario pubblico. Il 5 febbraio 2020 ha avuto luogo l’udienza di revisione della condanna e l’11 marzo il Tribunale di Impugnazione della provincia del Rio Negro ha confermato la condanna. Il giudizio si è spaccato in due: i giudici Miguel Angel Cardelia e Maria Rita Cuset Llambi hanno votato per la condanna e il giudice Carlos Mussi per l’assoluzione. La Nuova Bussola Quotidiana ha intervistato Damian Torres, avvocato difensore di Leandro Rodriguez Lastra.
Attualmente, qual è la situazione giudiziaria del Dr. Leandro Rodriguez Lastra?
Siamo di fronte a una nuova impugnazione della sentenza – un ricorso straordinario federale – affinché il Tribunale Superiore della Giustizia della provincia del Rio Negro riveda la decisione presa dai giudici. A seconda dell’esito, l’istanza verrà portata alla Corte Suprema di Giustizia Nazionale che dovrà decidere se la sentenza sarà confermata. In pratica, al momento ci sono due istanze giudiziarie – il Tribunale Supremo della provincia e la Corte Suprema di Giustizia Nazionale. Infine, ci sarà l’istanza della Corte Interamericana dei Diritti Umani.
I giudici Miguel Angel Cardelia e Maria Rita Cuset Llambi hanno votato a favore della condanna del Dr Rodriguez Lastra, mentre il giudice Carlos Mussi ha votato per la sua assoluzione. In cosa consiste la sua decisione?
Il Dr. Mussi si è appellato a due punti centrali che avevano costituito la nostra difesa nel giudizio. Il primo, la salute della madre, che avrebbe così corso un rischio. Quando la giovane, il 2 aprile 2017 arrivò all’ospedale (Moguillanski de Cipoletti), dov’era il Dr. Rodriguez Lastra, aveva la febbre altissima – oltre 39,5° C, 110 battiti al minuto e oltre 17.500 globali bianchi, quindi, con un processo infettivo in atto. Quello che il Dr. Mussi sosteneva col suo voto, allora, era che la prima cosa da fare fosse stabilizzare la madre, valutare che cosa avesse e, a partire da questo, prendere delle decisioni. Non era possibile effettuare un aborto con la madre in tali condizioni. In secondo luogo, il Dr. Mussi ha detto che, considerando l’età gestazionale del feto, oltre 22 settimane e oltre 500 grammi, ossia, un feto in grado di sopravvivere fuori dal grembo materno, andasse protetto il suo diritto alla vita e alla sopravvivenza. Questi, in sostanza, erano gli argomenti che il dottore ha portato a sostegno della sua tesi, secondo cui non c’erano i presupposti per effettuare un aborto. In opposizione a questo voto, quello contrario della maggioranza ha sostenuto che fosse necessario rispettare l’autonomia della donna ed effettuare l’aborto, a prescindere da qualsiasi istanza o età gestazionale, ciò contro cui noi ci opponiamo.
Sembrerebbe, quindi, che l’esito della condanna possa essere rovesciato. Quali saranno i prossimi passi?
È importante sottolineare come il Dr. Mussi fosse l’unico a non aver una posizione politica di militanza, che potesse portare alla soluzione del caso. Noi pensiamo che i giudici che hanno votato a favore della condanna del Dr Leandro Rodriguez Lastra, invece, questa posizione pubblica a favored ella causa pro aborto ce l’avessero. Noi, di fatto, ricusiamo il giudice Maria Rita Cuset Llambì poiché crediamo, anzi, ne siamo sicuri, che lei in realtà non potesse intervenire in quel contesto. Ciò significa che se l’unico giudice a non aver una posizione preconcetta ha votato per l’assoluzione, in altre istanze in cui i giudici non hanno posizioni pubbliche potremmo riuscire a rovesciare l’esito della condanna. I prossimi passi li abbiamo già detti di sopra.
Al di là delle questioni giuridiche sopra riportate, come si spiega che si sia arrivati a questa situazione di condanna di un medico come Leandro Rodriguez Lastra che ha garantito la salute di un bimbo che sta per nascere e di sua madre?
La risposta è semplicissima. Il dimostrare che oggi l’aborto si è radicato, che in Argentina pretende di essere legalizzato e che quanti non si adegueranno a questo ne pagheranno le conseguenze, è una questione di mero indottrinamento e ideologia. È questo ciò a cui questa condanna vuole arrivare. Di fatto, sto scrivendo il libro su questo caso per raccontare tutto l’accaduto, non solo tutta la questione del processo, ma tutto ciò che attorno a questo c’è stato. E c’è di più. La situazione è tale che la giovane madre, subito dopo, voleva riavere il suo bambino, ma non le è stato permesso e nessuno l’ha ascoltata. Quindi, l’unica cosa che interessa è dimostrare che l’aborto deve essere portato a termine e chi non lo fa ne pagherà le conseguenze. È un modo per dimostrarlo non solo ai medici, ma tutta quanta la società. Questa è l’unica spiegazione possibile di questo caso.