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ARGENTINA

Massoni per amore e per la patria. C'è un vescovo in Loggia

In Argentina un vescovo fa gli auguri alla loggia massonica locale e si felicita per "il suo ideale di amore, servizio all’umanità e fraternità universale, per forgiare una nazione, la cui identità sia la passione per verità e il compromesso per il bene comune”. E' il vescovo "di Loggia": cattolico coi cattolici e profano con chi non è credente. 

Ecclesia 24_09_2018
Il vescovo di Lomas de Zamora

Il 17 settembre scorso la Loggia massonica Giuseppe Mazzini n° 118, situata a Lomas de Zamora (nella Provincia di Buenos Aires), ha pubblicato sulla sua pagina Facebook la lettera che monsignor Jorge Ruben Lugones, vescovo titolare della diocesi, ha scritto all’istituzione massonica l’11 settembre scorso, felicitandosi per il 126esimo anniversario della sua fondazione.

In questa lettera, monsignor Lugones, porta il suo saluto alla “rispettabile loggia, per augurare ai suoi membri che continuano lavorando e sviluppando il suo ideale di amore, servizio all’umanità e fraternità universale, per forgiare una nazione” - in sintonia con le intenzioni della Conferenza episcopale Argentina espresse nella Preghiera per la Patria – “la cui identità sia la passione per verità e il compromesso per il bene comune”.

Dopo poche ore il vescovo di Lomas de Zamora Ha diffuso una nota intitolata Dichiarazione su una lettera a una istituzione nella quale informava che la lettera di saluto era una risposta a un invito della Loggia datata al 25 agosto “con saluto e parole di incoraggiamento per contribuire al bene comune”.

Però, significativamente, questa lettera di risposta non fa la minima menzione al vertice della Chiesa: nostro signore Gesù Cristo. E senza che nulla nel contenuto e nel tono dello scritto permetta di supporre che monsignor Lugones sia realmente un vescovo della Chiesa cattolica e perdipiù un sacerdote gesuita.

Come vescovo cattolico monsignor Lugones è successore degli Apostoli, pastore per essere maestro di dottrina, sacerdote del culto sacro e ministro per governare (Codice di diritto canonico numero 371,1), però nessuna di queste caratteristiche traspare nel testo della lettera inviata alla Loggia.

Sarà forse questo un riflesso dei nuovi tempi che imperano nella massima istituzione della Chiesa di Gesù Cristo e pretendono di essere politicamente corretti e parlare molto di misericordia di Dio, però poco e niente di Gesù Cristo?

Tanto più che monsignor Lugones è membro della Compagnia di Gesù, Istituzione e Congregazione che sant'Ignazio di Loyola fondò nel secolo XVI per la salvezza e la perfezione dei propri membri con l'aiuto della grazia divina e di tutti i vicini alla compagnia. I suoi membri come soldati di nostro signore Gesù Cristo sono a disposizione totale e assoluta del suo vicario in terra per le cose che concernono il culto divino e per il bene della religione cristiana.

Molti fedeli laici non capiscono a che titolo il prelato cattolico abbia inviato questa nota perché non ha in essa il minimo riflesso della sua condizione sacerdotale di gesuita nel suo ufficio episcopale.  Per le azioni che si stanno rivelando in questi ultimi anni sembrerebbe che la maggior parte della gerarchia vaticana e molti vescovi simpatizzanti con quest'ultima tendano a non essere Lumen Gentium, ma un clone o una copia ibrida di quelli con i quali si entra in contatto: cattolici con i cattolici, ma profani con coloro che sono lontani dalla chiesa del Signore. E cattolici entro un certo limite perché tutti quelli che promuovono azioni eroiche in difesa della fede sono direttamente ignorati o sviliti.

Tuttavia, è evidente, nel sentire dei cattolici argentini che si sono impegnati nella battaglia a fondo contro l'intento liberale-progressista di legalizzare l'aborto in Argentina, il silenzio tombale con il quale gran parte della gerarchia ecclesiastica argentina e vaticana li ha ricompensati.

Per cattolici impegnati con l'evangelizzazione seria delle strutture sociali politiche c'è il silenzio, ma per le situazioni totalmente aliene o contrarie all'ideale cristiano o esplicitamente non religiose invece un dialogo cordiale educato, come lo è quello con la “rispettabile” Loggia Giuseppe Mazzini numero 118 la quale si definisce ufficialmente come una società filantropica filosofica e progressista e fa parte della Grande Loggia dell'Argentina dei liberi massoni.

È una delle più antiche istituzioni massoniche del paese fondata il 25 agosto 1892 e posta sotto la protezione dell'illustre politico e intellettuale italiano, uno degli artefici dell’unificazione dell'Italia nel 1870 insieme a Camillo Benso Conte di Cavour e Giuseppe Garibaldi.

A detta di una delle sue massime autorità, Martin Sarubbi, l'istituzione è definita come una società iniziatica filantropica e progressista, che si avvicina alla conoscenza in forma graduale. Una delle sue maggiori preoccupazioni è il benessere di tutti i suoi uomini, discute sovente sopra i grandi temi della filosofia per trovare risposta alle 3 grandi domande che da sempre si fa l'uomo: Chi sono? Da dove vengo? E dove vado? E si propone di essere sempre all'avanguardia della conoscenza (cf. InfoLomas, http://infolomas.com.ar/?p=5247).

Come tutte le società massoniche i suoi statuti e le sue costituzioni rivendicano il credere in un unico Dio che viene chiamato “Grande architetto dell'universo”, come principio generatore e “simbolo Superiore della sua aspirazione e costruzione etica”.

Sebbene non proibisca ne imponga ai suoi membri nessuna convinzione pratica religiosa rifiuta di essere una setta, un partito politico o una religione, realtà nei confronti delle quali ha adottato la politica di rifiutare dai suoi tempi le discussioni della politica partitica o di religione.

Però nel fondo la massoneria di cui questa loggia fa parte forma una religione dell'uomo: il suo obiettivo e fare di “un buon uomo un uomo migliore”, nell'ambito della “libertà, dell'uguaglianza e della fraternità come principi guida”.

“Sant'Ignazio di Loyola e Giuseppe Mazzini un solo cuore” o “Per i cattolici fedeli niente, per i lontani dalla chiesa di Cristo saluti cordiali” sembra essere il motto episcopale di questo sacerdote gesuita e pastore del gregge. Come se per evitare di offendere il grande architetto dell'universo i cattolici dovessero nascondere nostro Signore Gesù Cristo il Redentore dell'uomo e il Redentore del mondo.

A quanto sembra, quelli che pretendono di far parte di una Chiesa più aperta e vicina a tutti, una Chiesa solidale e samaritana dimenticano che lo stesso Signore Gesù Cristo ci ha annunciato e promesso che: “Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca” (Ap 3, 15-16).