Marò, il Tribunale del Mare se ne lava le mani
La Corte di Amburgo leva all'India la giurisdizione del caso Enrica Lexie, in cui sono implicati i marò Latorre e Girone. Per questo l'Italia canta vittoria. Ma i due militari italiani resteranno in India. Latorre, in convalescenza nel nostro paese, sarà anche costretto a tornarci. Il tutto in vista del processo nella costituenda corte arbitrale dell'Aja: altri due o tre anni di attesa.
Hanno dovuto scrivere 27 pagine in giuridichese stretto i 21 giudici del Tribunale internazionale per il diritto del mare di Amburgo (Itlos) per emettere una sentenza che non decide nulla, lascia tutto nelle mani della Corte arbitrale dell’Aja e di fatto respinge la richiesta italiana di autorizzare il rientro in patria di Salvatore Girone, attualmente in India, e la permanenza in Italia di Massimiliano Latorre, attualmente in convalescenza a casa dopo il malore accusato in India. L'Italia aveva anche chiesto che l'India interrompere qualsiasi giurisdizione sul caso in attesa delle decisione dell’arbitrato internazionale. Una richiesta che in Italia tutti davano per scontato venisse accettata.
Il presidente del tribunale, il russo Vladimir Golitsyn, ha letto una ordinanza in due punti votati entrambi da 15 giudici contro 6, in cui si prescrive che, “essendo pendente una decisione da parte del tribunale arbitrale, Italia e India dovranno entrambe sospendere tutti i procedimenti giudiziari e dovranno astenersi dall'iniziarne dei nuovi che potrebbero aggravare o estendere la disputa sottoposta al tribunale arbitrale o che potrebbero mettere a repentaglio o pregiudicare l'adozione di qualsiasi decisione che il tribunale arbitrale dovesse adottare". Inoltre il Tribunale del Mare ritiene "non appropriato prescrivere misure provvisorie nei confronti della situazione dei due Marines perché queste entrerebbero nel merito del caso”. Contestualmente "Italia e India dovranno presentare al Tribunale "una rapporto di ottemperanza con le misure previste" entro il 24 settembre.
Il verdetto del Tribunale di Amburgo non cambia quindi la situazione dei due Fucilieri: Salvatore Girone dovrà restare in India, mentre Massimiliano Latorre non può contare sulla permanenza in Italia al termine del periodo concessagli dall'India per ragioni di salute. Si tratta quindi di una pesante sconfitta per l’Italia e di un punto importante a favore dell’India che non mancherà di farlo pesare in campo mediatico e propagandistico, specie tenuto conto che il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha dichiarato che “Latorre resterà in Italia”.
Delhi però ha visto respingere la sua richiesta di mantenere la giurisdizione del caso, contestando la competenza della Corte arbitrale chiamata in causa da Roma, ed è contraddittorio al limite del ridicolo che, mentre toglie il caso alla Corte Suprema di Delhi, il Tribunale di Amburgo lasci nelle sue mani i due militari italiani. L’ambasciatore Francesco Azzarello, che guida la delegazione di esperti giuristi italiani ad Amburgo ha espresso soddisfazione perché il Tribunale del Mare ha detto stop alla giurisdizione indiana sul caso. “Il Tribunale ha riconosciuto la piena legittimazione e competenza della Corte arbitrale sulla vicenda. La misura oggi prescritta tutela in parte i diritti italiani sul caso dell'Enrica Lexie” ha dichiarato Azzarello. Il Tribunale di Amburgo invece non ha voluto assumersi responsabilità sulla libertà dei due militari che pure sarebbe stato facile far liberare, in quanto militari in servizio e quindi protetti dall’immunità funzionale vigente in tutto il mondo per chi veste l’uniforme le cui azioni ricadono sullo Stato di appartenenza.
La Corte di Amburgo in pratica se n’è lavata le mani con uno scaricabarile sulla Corte arbitrale dell’Aja. Lo stesso Azzarello ha detto che “siamo delusi che il Tribunale non abbia adottato nessuna misura sulla situazione di Latorre e Girone, ritenendo che della questione debba occuparsi la costituenda Corte arbitrale. Per tale ragione, l'Italia sta valutando di rinnovare le richieste relative alla condizione dei Fucilieri davanti alla Corte arbitrale, non appena essa sarà costituita.”
Il giudice ad hoc nel Tribunale del mare scelto dall'Italia, Francesco Francioni, ha infatti concordato con la decisione presa da Amburgo che ordina a Roma e New Delhi di sospendere ogni iniziativa giuridica ma ha dichiarato che "il tribunale avrebbe dovuto includere anche la temporanea revoca delle restrizioni alla libertà" dei due marò. A tre anni e mezzo dai fatti del 15 febbraio 2012 pare evidente che la vicenda ha assunto un peso politico che sembra aver intimidito i giudici di Amburgo. Le decisioni prese, ma soprattutto quelle non prese, inducono a ritenere che l’India sia in grado di influenzare il tribunale internazionale più dell’Italia. Lo dimostra il fatto che le gravi violazioni commesse da Delhi non sono state neppure tenute in considerazione dalla Corte di Amburgo.
Eppure l’India presenta nei documenti ufficiali Latorre e Girone come colpevoli senza essere mai riuscita a processarli e dopo ver fatto scomparire tutte le prove che avrebbero avuto un peso processuale, dal peschereccio Saint Anthony, fatto affondare, all’autopsia sui due pescatori uccisi che rivelava la presenza di proiettili di calibro non utilizzato dai militari italiani. Tutti elementi che sarebbe auspicabile l’Italia utilizzasse nel dibattimento all’Aja, anche se il tribunale arbitrale potrebbe emettere una sentenza solo tra due o tre anni. Ci certo troppi per Salvatore Girone condannato a restare “recluso” nell’ambasciata italiana a Delhi e forse troppi anche per Massimiliano Latorre, soprattutto se al termine della convalescenza venisse costretto (per la seconda volta) a tornare in India, nonostante le promesse di Roma.