Maria che scioglie i nodi, storia di una devozione
Noto è il contributo che papa Francesco ha dato nel diffondere la devozione a Maria che scioglie i nodi. Meno nota è l’origine del relativo dipinto, che si lega alla storia di un matrimonio, salvato quattro secoli orsono dalla Madonna per mezzo di un santo sacerdote. Una vicenda che ricorda che con la preghiera non c’è nodo, spirituale e anche materiale, che non possa essere sciolto.
«Per tua grazia, per tua intercessione, con il tuo esempio liberaci da ogni male, Signora nostra, e sciogli i nodi che impediscono di unirci a Dio…» [1].
Lunedì 31 maggio, giorno di chiusura del mese speciale di preghiera per chiedere a Dio la fine della pandemia, nei Giardini Vaticani si è recitato il Rosario davanti a una copia del dipinto di Maria che scioglie i nodi. È noto che molto ha fatto papa Francesco per diffondere questa devozione, fin dai tempi in cui era un semplice sacerdote. Tutto iniziò nel 1986, durante un soggiorno di studio in Germania, quando ammirò per la prima volta il quadro originale di Maria Knotenlöserin (vedi foto), custodito nella chiesa di San Pietro ad Augusta (Augsburg), tenuta dai gesuiti. Meno nota è l’origine del dipinto, che si lega alla storia di un matrimonio salvato dalla Madonna.
È un matrimonio che risale a quattro secoli fa, anno 1612, quando il nobile Wolfgang Langenmantel (†1637) sposò Sophia Rentz (†1649). Appena tre anni dopo, a causa di una serie di incomprensioni e diverbi che ne avevano minato il legame, i due sposi si trovavano in piena crisi e meditavano di separarsi. Ma prima di risolversi in tal senso, Wolfgang si recò a Ingolstadt, a una settantina di chilometri da Augusta, per consigliarsi con padre Jakob Rem (†1618), un gesuita morto in odore di santità, a cui si deve l’invocazione Mater ter admirabilis (“Madre tre volte ammirabile”). Il buon sacerdote affidò la difficile situazione matrimoniale a Maria Santissima e iniziò a pregare insieme a Wolfgang per custodire il sacramento. Il 28 settembre 1615, nell’ultimo dei loro quattro incontri ad hoc, lo sposo consegnò a padre Rem il nastro nuziale.
Ai tempi, durante la celebrazione del matrimonio, era usuale legare le mani degli sposi con un nastro bianco, segno del vincolo indissolubile. Dopo ogni litigio con il marito, Sophia faceva un nodo al nastro, cosicché quello consegnato a padre Rem risultava pieno di nodi.
Ebbene, quel 28 settembre, un sabato, il sacerdote gesuita, in preghiera davanti a un’icona della Beata Vergine [2], sollevò il nastro nuziale e disse: «Con questo atto religioso innalzo il vincolo del matrimonio, sciolgo tutti i nodi e lo appiano». Miracolosamente i nodi si sciolsero e il nastro riacquistò il suo candore. Tra Wolfgang e Sophia ritornò la pace e il matrimonio fu salvo.
Alcuni decenni dopo la loro morte, un nipote di Wolfgang e Sophia, Hieronymus Ambrosius von Langenmantel (1641-1718), canonico nella chiesa di San Pietro ad Augusta, commissionò un dipinto che raccontasse il soccorso celeste al matrimonio dei propri nonni. L’opera fu eseguita, nel 1687, dal pittore tedesco Johann Georg Melchior Schmidtner, che dipinse Maria nell’atto di sciogliere i nodi di un nastro tenuto ai suoi lati da due angeli: uno alla sua sinistra, che la guarda porgendole i grovigli; e l’altro alla sua destra, con lo sguardo verso l’osservatore, a cui mostra il nastro perfettamente sciolto dalla Madre di Dio. La Vergine è raffigurata secondo la gloriosa descrizione congiunta della Genesi (Gn 3,15), quindi nell’atto di schiacciare la testa al serpente, e dell’Apocalisse (Ap 12,1). Nel riquadro inferiore si vede l’Arcangelo Raffaele che guida per mano Wolfgang - figura del Tobia dell’omonimo libro biblico - verso il convento gesuita, luogo di salvezza per il suo matrimonio.
Oggi che il matrimonio e la famiglia sono al centro dello «scontro finale» tra Dio e Satana, come già rivelava suor Lucia di Fatima in una lettera al futuro cardinale Carlo Caffarra, la diffusione di questa devozione risulta provvidenziale. E ricorda che gli sposi, per adempiere la loro vocazione, devono mettere Dio al centro della loro vita coniugale, con la preghiera quotidiana. Ma l’aiuto di Maria che scioglie i nodi non riguarda ‘solo’ il matrimonio. Alla devozione è associata una bella novena (il cui testo è facilmente reperibile), che prevede tra l’altro la recita del Santo Rosario: la sua efficacia si estende naturalmente a tutti gli ambiti della nostra vita terrena, a dispetto delle false concezioni diffuse dallo scientismo dei nostri giorni (di cui il martellamento sul vaccino anti-Covid per tutti, e a tutti i costi, è una declinazione), che è la caricatura di una buona scienza.
Le situazioni da consegnare nelle mani della Madre celeste sono dunque sia di ordine materiale (lavoro, malattia, virus, ecc.) sia soprattutto spirituale, essendo la liberazione dal peccato e, quindi, la salvezza eterna il primo fine dell’uomo. In definitiva non c’è nodo che Maria, con la grazia che le è partecipata dalla Santissima Trinità, non possa sciogliere. Basta armarsi del rosario, vivere secondo la volontà divina e fidarsi delle parole di Gesù, Signore della storia: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto».
[1] Dalla preghiera a Maria che scioglie i nodi con l’imprimatur dell’allora arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio.
[2] Verso il 1570 san Francesco Borgia, preposito generale della Compagnia di Gesù, aveva donato al Collegio gesuita di Ingolstadt una copia dell’icona Salus Populi Romani, il cui modello originale è custodito nella basilica di Santa Maria Maggiore. All’interno dello stesso Collegio, un paio di decenni più tardi, padre Rem dedicò un altare ponendovi sopra la stessa immagine della Vergine e fondando contestualmente il Colloquium Marianum.