March for Life, il David pro-life contro il Golia abortista
Nonostante il freddo polare di queste settimane, circa 350mila giovani hanno marciato a Washington contro l'aborto. Le testimonianze di Frank Pavone (Priests for Life), Jeanne Monahan (March for Life) e Virginia Coda Nunziante (Marcia per la Vita)
Nemmeno il freddo polare che in queste settimane si sta abbattendo sugli Stati Uniti né le abbondanti nevicate che hanno imbiancato la costa orientale sono bastati a frenare l’entusiasmo del popolo della vita americano. Nella mattinata di mercoledì più di 350.000 giovani e giovanissimi hanno sfidato i dieci gradi sotto zero e si sono riversati nelle strade di Washington DC per l’annuale March for Life e chiedere a gran voce la cancellazione della Roe vs. Wade, la sentenza della Corte suprema che nel 1973 ha legalizzato l’aborto negli USA. Da allora i bambini abortiti sono stati più di 56 milioni: a oggi gli aborti negli USA sono circa 1,2 milioni all’anno.
March for Life è la più grande manifestazione per i diritti umani al mondo e porta ogni anno studenti di centinaia di università e scuole superiori d’America a macinare centinaia di chilometri e a viaggiare per ore per poter essere presenti a questo grande evento. Per loro l’impegno pro life continua tutti i giorni negli innumerevoli gruppi pro vita molto spesso legati alle parrocchie, che promuovono iniziative concrete per combattere l’aborto nelle varie comunità locali.
Anche Papa Francesco, come aveva già fatto in occasione della Marcia per la Vita di Roma, ha voluto dare il suo appoggio alla manifestazione inviando un tweet dal suo account @Pontifex: “Mi unisco alla Marcia per la Vita di Washington con le mie preghiere. Possa Dio aiutarci a rispettare ogni vita, soprattutto quella più vulnerabile”.
A testimoniare il ruolo prominente svolto dai cattolici nel movimento pro life americano sta inoltre la presenza nella Marcia di 3 cardinali, numerosi vescovi e centinaia di sacerdoti, religiosi e religiose che hanno marciato alla testa dei loro fedeli in un corteo che tra canti, slogan, danze e bandiere si è concluso di fronte al palazzo della Corte suprema. Presente anche il nunzio apostolico negli Stati Uniti, monsignor Carlo Maria Viganò.
Tra i sacerdoti c’era anche fr. Frank Pavone, Presidente di Priests for Life, una vita dedicata alla lotta all’aborto e personalità di spicco del mondo pro life americano.
Una delle campagne portate avanti dalla sua associazione Priests for Life si chiama “Silent no more” e si occupa di fornire aiuto alle donne devastate a causa dell’aborto, portandole poi a condividere la loro storia, in modo da mettere sotto gli occhi di tutti concretamente il dramma dell’aborto e aiutare madri in difficoltà a non compiere questa scelta e a chiedere aiuto.
«Sempre più donne che hanno abortito sono disponibili a parlare della loro esperienza: noi suggeriamo sempre a tutti quelli impegnati nella lotta all’aborto di andare sul nostro sito “silent no more” e di usare i racconti di queste donne come uno strumento educativo che mostri la realtà dell’aborto e i segni devastanti che lascia sulle donne».
Frank Pavone è molto apprezzato anche per le sue conferenze che sono un grande esempio della passione e dell’entusiasmo che caratterizza il movimento pro life americano a tutti i livelli. «Personalmente vorrei essere ricordato come uno dei massimi oppositori dell’aborto. È ciò che dà senso alla mia vita, non mi stancherò mai di questo: sappiamo che noi siamo dalla parte giusta della storia e della giustizia, dalla parte di Dio. Guardando al passato noi onoriamo tutte quelle persone che si sono battute per ciò che era giusto, anche se al tempo avevano tutti contro: anche noi oggi che ci battiamo per la vita e contro l’aborto sappiamo che siamo dalla parte giusta e che la storia ci darà ragione anche se molti degli uomini del nostro tempo non lo fanno».
Anche la presidente della March for Life, Jeanne Monahan, mostra lo stesso entusiasmo: «La lotta all’aborto è certamente una lotta contro un nemico più grande di noi. Ma proprio nel ciclo delle letture del giorno della Marcia è narrata la storia di Davide e Golia- spiega la presidente - Il piccolo Davide non era ricco come Golia, era più giovane, meno allenato e usava semplici strumenti e eppure ha abbattuto un gigante. Ognuno di noi deve usare gli strumenti di cui dispone, le sue piccole risorse per fare il possibile in questa lotta per la vita e poi Dio farà il resto: è una battaglia che combattiamo per il Signore».
Da vari anni partecipa alla marcia di Washington anche Virginia Coda Nunziante, presidente della Marcia per la Vita italiana che l’anno scorso ha portato più di 40.000 persone a sfilare per Roma. «Quello che mi colpisce venendo qui è proprio l’entusiasmo e la grande partecipazione dei giovani: questo significa che nel corso di questi 40 anni la marcia ha fatto un lavoro fondamentale che ha portato alla formazione di innumerevoli gruppi pro life nelle università e nelle scuole e di una mentalità pro life che si è diffusa sempre più nel tempo - spiega la presidente - È quello che vorremmo ottenere anche noi con la marcia di Roma: fare in modo che la realtà pro life italiana cresca e manifesti in piazza, ma riesca anche a cambiare le leggi».
In rappresentanza del popolo della vita italiano era presente una delegazione dell’associazione “Voglio vivere”, che porta avanti da più di 13 anni un’intensa attività che si concentra su petizioni a favore della vita, progetti e pubblicazioni di formazione sulla realtà dell’aborto e la diffusione della devozione a Santa Gianna Beretta Molla.
Coda Nunziante ha poi anticipato una delle novità della Marcia di quest’anno, che si terrà sempre a Roma nella giornata di domenica 4 maggio. «Quest’anno la Marcia diventerà internazionale. Il giorno precedente al corteo ci sarà un evento che riunirà numerosi leader pro life mondiali. Abbiamo già avuto conferme dagli Usa, da delegazioni australiane, neozelandesi, oltre a quelle provenienti da tutta Europa. Tutti verranno a Roma per incontrarsi e pensare a possibili strategie condivise».