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PADRE MUSCAT

Malta, prete "omofobo" sotto accusa da Stato e Chiesa

Commentando un efferato delitto, padre Davide Muscat commenta che, dal punto di vista della dottrina, la pratica omosessuale è peggio della possessione. Questa considerazione può costargli un anno di carcere e 23 mila euro di multa, oltre alla sospensione che potrebbe essergli imposta da mons. Scicluna. 

Ecclesia 24_01_2022
Malta

Per comprendere cosa potrebbe capitare ad alcuni preti nell’ipotesi in cui si introducesse anche in Italia una legge contro la cosiddetta “omofobia” – tipo DDL Zan – basta dare un’occhiata a quello che capita nei dintorni della penisola. Non occorre andare molto lontano. È sufficiente attraversare il mare e arrivare fino all’isola di Malta, dove l’anno scorso è stata approvata la modifica del codice penale secondo lo spirito voluto dal nostro onorevole Zan e i suoi seguaci. Proprio a Malta, in questi giorni, contro il sacerdote cattolico Padre Davide Muscat si è scatenato un triplice attacco da parte di ministri ed eurodeputati del governo socialista di Robert Abela, dell’associazione LGBT “Malta Gay Rights Movement”, e dell’Arcivescovo liberal-progressista maltese monsignor Charles Scicluna.

La vicenda nasce da un fatto di cronaca nera. Lo scorso 1 gennaio una giovane polacca di 29 anni, identificata con il nome di Paulina Dembska, è stata stuprata ed uccisa in un giardino pubblico nella città di Sliema. Le indagini degli inquirenti hanno portato all’arresto del presunto assassino, un uomo maltese di 20 anni, tale Abner George Aquilina, catturato subito dopo una sua intrusione in una chiesa durante una messa. Infatti, pochi istanti dopo il ritrovamento del corpo senza vita della Dembska, nelle prime ore del mattino, Aquilina ha assalito la chiesa parrocchiale di Balluta, rovesciando banchi ed il leggio, prima di essere cacciato dai fedeli presenti ed arrestato dalla polizia. Dai primi accertamenti, sembra che il presunto assassino avesse avuto una lunga storia di tossicodipendenza, di prostituzione con uomini, e di molestie sessuali su giovani donne. Sull’uomo giravano persino voci e fondati sospetti circa una sua possessione diabolica, avvalorati dal fatto che si fosse fatto tatuare l’immagine del demonio sul petto e il numero 666 sulla gamba, e da alcune sue dichiarazioni rilasciate alla polizia, come quella di essere al servizio e agli ordini delle «frequenze del demonio». Aquilina è stato comunque sottoposto ad una perizia psichiatrica per accertare il suo stato mentale.

Lo sdegno per questo assassinio a Malta ha subito suscitato scalpore sui social locali, tanto che anche Padre Davide Muscat, conosciuto per le sue posizioni fedeli al Magistero della Chiesa, è intervenuto sul caso, rispondendo ad un attivista LGBT. In un commento su Facebook, padre Muscat ha parlato della possibilità che il sospetto di omicidio Abner Aquilina fosse gay, bisessuale o posseduto dal diavolo e, dopo aver ribadito la necessità comunque di aiutarlo in modo serio e professionale, lo stesso sacerdote ha affermato che praticare l’omosessualità era peggio che essere posseduti. Un’osservazione, peraltro, teologicamente corretta, in quanto la pratica di atti omosessuali nasce da una decisione frutto del libero arbitrio, mentre la possessione diabolica è una condizione oggettiva del tutto involontaria.

Le dichiarazioni di Padre Muscat hanno scatenato la reazione furiosa del governo socialista, del movimento gay e perfino dell’ arcivescovo dell’isola mons. Charles Scicluna. Due ministri hanno denunciato il sacerdote per aver diffuso discorsi di odio “omofobico”, chiedendone l’arresto. Lo stesso hanno fatto esponenti del movimento LGBT maltese, mentre l’arcivescovo Scicluna ha pubblicamente condannato il prete dicendo che discorsi simili sono del tutto inaccettabili, e ordinandogli di cancellare i commenti dalla propria pagina Facebook. Mons. Scicluna ha perfino minacciato di sospendere Padre Muscat dall’esercizio del suo ministero pubblico. È ben noto, del resto, l’orientamento liberal-progressista dell’arcivescovo maltese, come è altrettanto nota la sua vicinanza ai dirigenti delle organizzazioni omosessuali dell’isola, i quali lo considerano un grande amico.

Padre Davide Muscat è stato convocato al commissariato di polizia, dove ha appreso di essere stato formalmente denunciato. Il prossimo 28 gennaio verrà processato. Evidentemente per questi reati la giustizia maltese è celerrima. L’accusa è quella di aver violato l’art. 82A del codice penale, modificato proprio lo scorso anno, il quale sancisce che «chiunque utilizzi parole o assuma comportamenti minacciosi, offensivi o ingiuriosi, o diffonda materiale scritto o stampato dal contenuto minaccioso, offensivo o ingiurioso, o comunque fomenti violenza o odio razziale o religioso contro un’altra persona o gruppo per motivi di genere, identità di genere, orientamento sessuale, razza, colore, lingua, origine etnica, religione o convinzioni personali o opinioni politiche o di altro tipo, o per cui tale violenza o odio razziale o religioso è probabile venga fomentato, tenendo conto di tutte le circostanze, è punito con la reclusione da sei a diciotto mesi». Inoltre, l’accusa di uso improprio di apparecchiature di comunicazione elettronica e potrebbe costargli anche una multa fino a 23mila euro.

Nel mondo cattolico qualche voce si è levata in difesa del sacerdote finito nei guai per l’accusa di omofobia, ma l’arcivescovo Scicluna resta inflessibile. O Padre Muscat chiede scusa e cancella i commenti, o sarà sospeso. La diocesi di Malta non può permettersi di avere un prete “omofobo” tra le sue fila. Noi, invece, sosteniamo pubblicamente con convinzione Padre David Muscat contro il vergognoso attacco di cui è rimasto vittima. E, da credenti, continuiamo a pregare per lui.