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EDITORIALE

Mafia a Roma, il festival dell'ipocrisia

Che i comportamenti abituali delle amministrazioni locali romane fossero caratterizzati da un profondo radicamento di corruzione e malaffare non lo sapeva solo chi non voleva saperlo, a cominciare da magistrati e giornalisti. Un sistema di cui hanno beneficiato destra, centro e sinistra. Come dimostra la vicenda della "Cooperativa 29 giugno".

Editoriali 09_12_2014
Salvatore Buzzi e Ignazio Marino

Mafia a Roma; la cupola degli appalti; politica e malavita; le tariffe dei politici: sono solo alcuni dei titoli comparsi sulla stampa in relazione alla nota inchiesta della magistratura sul malcostume e la corruzione a Roma, che ha recentemente portato a 37 arresti e oltre 100 avvisi di garanzia. La questione è nota, e non ci tornerò sopra, ma ritengo che alcune considerazioni in argomento vadano fatte.

Primo: che i comportamenti abituali delle amministrazioni locali romane fossero caratterizzati da un profondo radicamento di corruzione e malaffare non lo sapeva solo chi non voleva saperlo, a partire dalla Procura della Repubblica e dai Procuratori che l’hanno guidata negli ultimi – almeno – trenta o quarant’anni. I giornalisti che ne hanno scritto solo in occasione di specifiche e orientate situazioni evidentemente avevano occhi e orecchi foderati da spesse fette di (presumibilmente squisito) prosciutto.

Secondo: la "Cooperativa 29 giugno", presieduta dal Buzzi che era in contatto ed è stato fotografato con Marino, Poletti, Alemanno e via andando avanti con un lungo elenco di personaggi, almeno da una quindicina di anni è una delle principali casseforti del PCI romano e dei suoi eredi, per conto dei quali raccoglie appalti senza gara e distribuisce quattrini senza ricevuta. Sia chiaro, non in esclusiva: dalle sue casse sono partiti soldi per quasi tutti, come dimostrano le informazioni ritrovate nella contabilità nera sequestrata.

Terzo: la rappresentazione mediatica che è stata data è che il rapporto con la malavita fosse un’invenzione ed un’esclusiva di Alemanno. Non è vero, questa è solo una prova dell’appecoronamento del sistema dell’informazione agli interessi della sinistra. La "29 giugno" ha cominciato a strutturare le sue attività sotto Rutelli (Gentiloni ne sa qualcosa?) e ha industrializzato le sue malefatte con Veltroni. Alemanno ha la colpa – gravissima, sia chiaro, e imperdonabile – di non aver modificato le consuetudini trovate al suo insediamento; in ciò è stato aiutato (condizionato?) dalla corte dei miracoli di ladri incapaci che lo circondava e della quale non ha saputo liberarsi.

Quarto: deve essere chiaro anche che il sistema ha sempre funzionato erga omnes: destra e centro ne hanno tratto illecito vantaggio come la sinistra: un vantaggio minore, ma almeno ugualmente illecito. Con l’aggravante che farsi complici del malaffare di chi amministra dall’opposizione è anche una castroneria dal punto di vista politico.

Quinto: non è stato Buzzi ad inventare questo sistema di corruzione generalizzato e industrializzato. Il sistema a Roma è sempre esistito, ed ha sempre avuto nel Comune il suo epicentro: ricordo che quando fu approvato un nuovo Piano Regolatore ci fu una grande distribuzione di tangenti tra tutti i consiglieri comunali, che solo pochi onesti rifiutarono, attirandosi tra l’altro la nomea di imbecilli. La consapevolezza dell’esistenza di una situazione di illegalità diffusa, tra l’altro, impedì per lungo tempo che politici provenienti da Roma assumessero cariche di massimo rilievo a livello nazionale.

Sesto: ritengo si possa legittimamente ritenere che il “sistema Buzzi” non valga solo per i campi profughi e la manutenzione del verde: credo che, se vogliono, i magistrati potranno scoprire quante e quali articolazioni il sistema abbia nei diversi settori: urbanistica, opere pubbliche, sistema delle autorizzazioni, eccetera. Ma vorranno, i magistrati, o, dopo qualche sfuriata, riprenderanno, secondo tradizione, a dormire?

Settimo: Marino è un gran bugiardo, come dimostrano la storia delle multe e ora le dichiarazioni di non aver mai conosciuto Buzzi; questo gentiluomo, dunque, avrebbe fatto al candidato PD cospicue donazioni solo perché lo aveva simpatico. Peccato che le fotografie pubblicate dimostrino che il Sindaco ha dichiarato il falso.

Considerazione finale: quanto si è appurato stare succedendo a Roma non deve far strabiliare nessuno. Il sistema corruttivo che comprende tutti coloro che abbiano un posto nella catena di comando delle attività di gestione della cosa pubblica è comune e diffuso nella larga maggioranza delle amministrazioni italiane. Tra le cause di questa situazione sono la scarsità di senso civico e la lontananza storicamente certa e attualmente più sentita tra i cittadini e i centri di decisione. Ma nel fare queste considerazioni non posso trascurare un’ultima osservazione: se il nostro Paese non stesse attraversando una fase di diffusa débacle del senso delle regole, queste cose non avverrebbero; credo che da questa situazione si possa uscire solo attraverso un processo di rieducazione imperniato sulls tolleranza zero. Se fosse un italiano medio e vivesse in Italia oggi, difficilmente Immanuel Kant potrebbe ripetere di aver prova dell’esistenza di Dio dalla Sua voce che gli parlava nell’anima: semplicemente, non riuscirebbe ad ascoltarla. La voce di Mammona, oggi e qui, suona molto più forte.