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GUERRA IN EUROPA

Macron mette il turbo agli aiuti all'Ucraina. Finché tiene

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Istruttori per addestrare gli ucraini, nuovi aerei e armi: promesse di Macron, anche per non restare indietro nel flusso di investimenti negli armamenti. Ma in patria è in crisi nera.

Esteri 13_06_2024
Volodymyr Zelensky ed Emmanuel Macron

Non è ancora chiaro quanto influiranno sugli aiuti militari europei all’Ucraina gli esiti delle elezioni nella Ue dell’8 e 9 giugno, ma certo è innegabile che i governi più “bellicosi” schieratisi al fianco di Kiev e resisi disponibili all’impiego delle proprie armi sul territorio russo hanno subito una sconfitta senza appello. In particolare queste considerazioni sono valide per gli esecutivi di Germania e Francia, non per il governo italiano che invece è riuscito a mostrare un approccio più moderato, innanzitutto negando l’impiego di armi italiane fornite a Kiev contro obiettivi in territorio russo.

L’impatto del voto europeo si aggiunge alla crisi del governo conservatore britannico in vista di nuove elezioni che vedono favoriti i laburisti, mentre in Francia le elezioni di fine giugno determineranno probabilmente anche il destino dei piani di Emmanuel Macron per saldare più stretti legami militari con l’Ucraina fornendo aerei da combattimento e inviando truppe ufficialmente con compiti di addestramento.

Da quanto si era appreso nei giorni scorsi, Parigi avrebbe già sul campo un team di ricognizione per individuare le aree dove inviare inizialmente un numero limitato di personale presso le scuole e centri di addestramento in Ucraina per poi mandarvi diverse centinaia di militari. Il capo di stato maggiore della Difesa di Kiev, generale Aleksander Syrsky, ha confermato a inizio giugno di aver autorizzato il personale francese a visitare i centri di addestramento ucraini.

L’obiettivo di Macron è formare una coalizione europea (ovviamente a guida francese) di istruttori militari da inviare in Ucraina per addestrare le reclute di Kiev (Polonia, Finlandia e Repubbliche Baltiche non hanno escluso di inviare truppe in Ucraina se la situazione militare dovesse aggravarsi) e fornire aerei da combattimento Mirage 2000 a Kiev.

Macron ha affermato che Parigi sta “costruendo una coalizione con altri partner” precisando che l’addestramento dei piloti ucraini avrà luogo sul suolo francese e ha proposto «al presidente Zelensky che i piloti possano essere addestrati quest’estate. Normalmente ci vogliono dai cinque ai sei mesi e quindi, entro la fine dell’anno, l’Ucraina potrà avere i piloti e gli aerei». Inoltre Macron ha affermato l’intenzione di proporre l’addestramento «di una ‘brigata francese’ di 4.500 soldati ucraini» addestrati da consiglieri francesi e armati ed equipaggiati con prodotti francesi.

«Abbiamo già fatto molto con i nostri partner tedeschi e polacchi e con alcuni altri nella formazione dall’inizio del conflitto. In questo modo passiamo a una nuova fase». Circa l’invio di istruttori francesi in Ucraina, Macron ha aggiunto che «il suolo ucraino è sovrano: non si tratta di andare ad addestrarsi nella zona di combattimento». Secondo Macron il fatto che gli istruttori francesi opereranno «nella zona occidentale dell’Ucraina non rappresenterà un atto aggressivo nei confronti della Russia».

Una pretesa certo eccessiva quella di considerare “zona franca” l’Ucraina occidentale dove transitano gli aiuti militari occidentali provenienti dalla Polonia e dove i russi hanno colpito duramente in più occasioni. Mosca ha infatti già fatto sapere che una volta in territorio ucraino i militari francesi costituiranno un «obiettivo legittimo».

La propaganda di Macron punta molto sull’impatto di questa iniziativa, contrastata dalla propaganda russa con un filo di ironia. Alle fermate degli autobus a Mosca, nei pressi dell’ambasciata francese, è stato affisso un poster con l’invito ai soldati francesi ad arrendersi alle truppe russe in Ucraina. Francesi, non ripetete gli errori dei vostri antenati, recita il poster che mostra la fotografia di Edgard Puhaud, comandante della 33a Divisione SS Charlemagne composta da volontari francesi, decimata in Polonia e Prussia Orientale e poi annientata nella battaglia di Berlino del 1945. Chiamate Volga 149.200, si legge ancora sui manifesti. Vale a dire la parola d’ordine e la frequenza radio create dalle forze russe per i soldati ucraini e per i combattenti stranieri in Ucraina che vogliono arrendersi.

L’iniziativa di Macron, a ridosso delle elezioni europee, aveva forse l’obiettivo di far dimenticare la disfatta francese in Africa, con la cacciata dal Sahel, e l’impasse della crisi in Nuova Caledonia ma di certo rientra nel piano più ampio che punta a far assumere a Parigi la leadership militare in Europa. Sul piano politico e industriale Macron non intende lasciare agli anglo-americani o ai tedeschi l’esclusiva delle forniture militari all’Ucraina che anche a guerra finita vedranno le nazioni aderenti a Nato e Ue sostenere la ricostituzione delle forze armate di Kiev su standard occidentali. Per sostenere lo sforzo bellico, Stoltenberg ha chiesto 40 miliardi di euro annui per la difesa ucraina e Macron vuole evitare che questo flusso di denaro alimenti solo le aziende delle altre potenze occidentali.

La prossima consegna all’Ucraina degli F-16 di costruzione statunitense ha, non a caso, fermato la cessione di caccia svedesi JAS-39 Gripen da parte di Stoccolma, ma, a quanto pare, non quella dei vecchi Mirage 2000-5, aggiornati 20 anni or sono ma risalenti agli anni ’80, proprio come gli F-16 di Belgio, Olanda, Norvegia e Danimarca. Secondo la stampa specializzata Parigi potrebbe mettere insieme una mezza dozzina di Mirage 2000 perché altri 18/20 deve mantenerli in servizio in attesa dei nuovi Rafale, ma altri velivoli di questo tipo potrebbe forse fornirli la Grecia che li sta radiando in vista dell’acquisto dalla Francia di ulteriori Rafale.

Nel complesso le forniture francesi permetterebbero a Parigi di posizionarsi tra i fornitori di rilievo dell’Ucraina e verrebbero pagate, almeno in parte, dai fondi della Ue per il sostegno militare a Kiev. La sconfitta elettorale sembra però indicare che i francesi non solo vogliano far pagare a Macron il disastro della sua presidenza in termini economici e di politica estera ma anche la sua politica interventista in Ucraina. Molto dipenderà quindi dagli equilibri che emergeranno dalle elezioni politiche di fine giugno.