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PATRIMONIALE /2

«Ma è un atto di carità verso i giovani»

Il terzopolista Pezzotta: «Tassare i più abbienti è giusto e in linea con la Dottrina sociale della Chiesa».

Attualità 02_02_2011
Savino Pezzotta

Savino Pezzotta, già leader della Cisl, sindacato bianco in cui ha passato una vita, poi fondatore del movimento La Rosa Bianca, che oggi è confluito nel Partito della Nazione in vista di quel Terzo Polo di cui sono state gettate le basi a Todi lo scorso week-end, è deputato indipendente dell’Udc. Cattolico a tutto tondo, ma dotato di piena autonomia di pensiero e di giudizio, non ritiene affatto l’idea della patrimoniale in contraddizione con la dottrina sociale della Chiesa. Anzi, tutt’altro.

Pezzotta, cosa ne pensa della proposta lanciata da Berlusconi sul Corriere della Sera di un piano bipartisan per la crescita?
La proposta di Berlusconi arriva fuori tempo massimo. Se ha qualcosa di proporre in tema di libertà e diritti economici venga in Parlamento, depositi una proposta compiuta, e la valuteremo. Così, siamo solo ai tatticismi, e poco credibili. Inoltre, Berlusconi fa un elenco di problemi ma non dice come affrontarli. Quanto costano le sue idee? Bisogna che tutti cerchino di uscire dalla propaganda, a cominciare dal premier.

L’ex premier Giuliano Amato e il banchiere cattolico Pellegrino Capaldo hanno lanciato, sempre sul Corsera, l’idea di una tassa sui grandi patrimoni. Concorda?
La proposta Amato-Capaldo è interessante, ma va approfondita. Una cosa è certa. Si chiede sempre ai lavoratori di fare dei sacrifici. E i ceti abbienti, invece, cosa fanno? Si parla tanto di responsabilità, ma al momento di mettere mano al portafogli ci si rivolge sempre ai soliti! Per uscire dalla crisi i ceti ricchi, quelli con i guadagni più alti, devono mettere a disposizione più degli altri. L’idea della patrimoniale serve anche come richiamo etico-morale affinché sia chiaro che, per uscire dalla crisi, serve la collaborazione di tutti. E’ una proposta di equità, richiama lo stesso concetto di equità. Un’altra idea potrebbe essere una ‘tassa di scopo’ sui patrimoni più grandi oppure sulle transazioni finanziarie da destinare al contrasto della povertà. Mi ha molto colpito il fatto che, a Davos, il vero problema dibattuto non è stata la Cina e il suo espansionismo commerciale, ma l’aumento della povertà e delle diseguaglianze che generano e alimentano fattori d’instabilità e di crisi. I grandi della Terra se lo chiedono e noi, invece, cosa facciamo?

C’è chi dice che la patrimoniale sarebbe un’idea contraria alla dottrina sociale della Chiesa.
E perché mai? Anzi, è vero il contrario. E poi, cosa vuol dire? Che l’aumento dei poveri e delle diseguaglianze si concilia, invece, con la dottrina sociale della Chiesa? La patrimoniale sarebbe invece un atto di solidarietà verso le nuove generazioni. Inoltre, la dottrina sociale della Chiesa è dichiaratamente solidarista e in essa si dice che la proprietà privata – istituto che la dottrina sociale della Chiesa difende - deve avere un fine sociale. E la patrimoniale ce l’ha, la sua finalità sociale.