L'EDITORIALE
Ma adesso le vere priorità
Quello che ci interessa è che ci sia un governo che risponda ai bisogni più urgenti del Paese, a cominciare da educazione, famiglia e bioetica.
Editoriali
14_12_2010
Il governo Berlusconi ha così ottenuto la fiducia dal Parlamento e potrà dunque continuare il percorso intrapreso dopo le elezioni politiche del 2008. La Camera ha respinto la sfiducia con soli 3 voti di vantaggio (314 contro 311), dopo aver incassato anche i più prevedibili "sì" al Senato (162 voti a favore contro 135). Comunque sia, è evidente che a partire da domani, l’esecutivo per poter governare dovrà consolidare la sua risicata maggioranza aprendo un confronto con le forze moderate rimaste fino ad oggi all’opposizione.
Quello che ci interessa, e che interessa – crediamo – anche al Paese, è la fine dei personalismi, degli scontri all’ultimo sangue, dell’escalation delle polemiche, giunte a un tale livello da far passare certi talk show della Tv più trash come documentari da educande. Quello che interessa è che l’attività del governo possa riprendere rispondendo ai bisogni concreti e reali delle persone. E sono tanti.
C’è necessità di un fisco che sia finalmente attento al ruolo insostituibile della famiglia. C’è bisogno di risorse per non far sì che riforme pur necessarie del sistema universitario e scolastico finiscano per penalizzare un settore già disastrato, trasformandoci in un Paese che invece di investire sui giovani, sull’educazione, sulla formazione e sulla ricerca, penalizza proprio la sua principale risorsa. Ma c'è soprattutto bisogno di promuovere un'effettiva parità scolastica, per dare alle famiglie la reale possibilità di scegliere la scuola per i loro figli, come ha ben spiegato il vescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi nell’intervista che La Bussola ha pubblicato ieri. C’è necessità di una nuova legge elettorale, che permetta ai cittadini di tornare a scegliere i propri rappresentanti, e non soltanto di approvare quelli nominati dai partiti, talvolta con criteri che definire alquanto dubbi è un eufemismo. C’è necessità, soprattutto, di politiche sociali più incisive per permettere alle famiglie meno abbienti e a chi ha perso il lavoro a causa della crisi, di rimettersi in carreggiata.
C’è bisogno, insomma, di un governo che governi e di una maggioranza che lo sostenga. Un governo che ridefinisca le sue priorità, senza cedere a quelle istanze, prima rappresentate da esponenti dell’area di centrosinistra, ora anche direttamente da Futuro e Libertà di Gianfranco Fini, che vedono come necessario passaggio per la modernizzazione del Paese l’introduzione di forme camuffate di eutanasia o il riconoscimento giuridico di unioni diverse da quella di un uomo e una donna fondate sul matrimonio. Un esecutivo, insomma, che affronti l'agenda delle questioni etiche e bioetiche sulla base di una concezione che rispetti la dignità inviolabile di ogni essere umano.
Anche per questo sarebbe interessante un maggiore e diretto coinvolgimento dell’Udc di Pierferdinando Casini nel governo, come nelle ultime settimane sia la Segreteria di Stato vaticana che i vertici della Conferenza episcopale hanno auspicato. Ma le vie della politica non sono infinite e i prossimi giorni saranno decisivi per capire che cosa accadrà.
Da parte nostra, ci sembra importante, al di là delle formule politiche («in dubiis libertas»), rilanciare l’unità dei cattolici in politica («in necessariis unitas) – a qualunque schieramento appartengano – attorno a quei principi «non negoziabili», efficacemente richiamati dal vescovo Crepaldi nella già citata intervista di ieri.
Quello che ci interessa, e che interessa – crediamo – anche al Paese, è la fine dei personalismi, degli scontri all’ultimo sangue, dell’escalation delle polemiche, giunte a un tale livello da far passare certi talk show della Tv più trash come documentari da educande. Quello che interessa è che l’attività del governo possa riprendere rispondendo ai bisogni concreti e reali delle persone. E sono tanti.
C’è necessità di un fisco che sia finalmente attento al ruolo insostituibile della famiglia. C’è bisogno di risorse per non far sì che riforme pur necessarie del sistema universitario e scolastico finiscano per penalizzare un settore già disastrato, trasformandoci in un Paese che invece di investire sui giovani, sull’educazione, sulla formazione e sulla ricerca, penalizza proprio la sua principale risorsa. Ma c'è soprattutto bisogno di promuovere un'effettiva parità scolastica, per dare alle famiglie la reale possibilità di scegliere la scuola per i loro figli, come ha ben spiegato il vescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi nell’intervista che La Bussola ha pubblicato ieri. C’è necessità di una nuova legge elettorale, che permetta ai cittadini di tornare a scegliere i propri rappresentanti, e non soltanto di approvare quelli nominati dai partiti, talvolta con criteri che definire alquanto dubbi è un eufemismo. C’è necessità, soprattutto, di politiche sociali più incisive per permettere alle famiglie meno abbienti e a chi ha perso il lavoro a causa della crisi, di rimettersi in carreggiata.
C’è bisogno, insomma, di un governo che governi e di una maggioranza che lo sostenga. Un governo che ridefinisca le sue priorità, senza cedere a quelle istanze, prima rappresentate da esponenti dell’area di centrosinistra, ora anche direttamente da Futuro e Libertà di Gianfranco Fini, che vedono come necessario passaggio per la modernizzazione del Paese l’introduzione di forme camuffate di eutanasia o il riconoscimento giuridico di unioni diverse da quella di un uomo e una donna fondate sul matrimonio. Un esecutivo, insomma, che affronti l'agenda delle questioni etiche e bioetiche sulla base di una concezione che rispetti la dignità inviolabile di ogni essere umano.
Anche per questo sarebbe interessante un maggiore e diretto coinvolgimento dell’Udc di Pierferdinando Casini nel governo, come nelle ultime settimane sia la Segreteria di Stato vaticana che i vertici della Conferenza episcopale hanno auspicato. Ma le vie della politica non sono infinite e i prossimi giorni saranno decisivi per capire che cosa accadrà.
Da parte nostra, ci sembra importante, al di là delle formule politiche («in dubiis libertas»), rilanciare l’unità dei cattolici in politica («in necessariis unitas) – a qualunque schieramento appartengano – attorno a quei principi «non negoziabili», efficacemente richiamati dal vescovo Crepaldi nella già citata intervista di ieri.