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IL CASO

L'Unione Europea ha un problema di radici

Monti dice che la discussione sulle radici cristiane dell'Europa va accantonata. Ma l'Ungheria dimostra che proprio questo è il nodo.

Editoriali 27_01_2012
Mario Monti

Nell’approvare la mozione unica sull’Europa, il 25 gennaio il Senato ha votato sì all’emendamento proposto dal leghista Calderoli che inserisce un richiamo esplicito alle radici giudaico-cristiane. A sostegno dell’emendamento Lega, Pdl e Terzo polo, contrari Pd e Italia dei Valori. Si tratta di un fatto politicamente rilevante sia per la proposta in sé sia per la maggioranza parlamentare che l’ha sostenuta. Ma quello su cui vorremmo soffermarci è invece l’intervento su questo tema svolto dal premier Mario Monti durante il dibattito.

Il presidente del Consiglio in realtà si è mostrato più preoccupato del potenziale effetto divisivo in Parlamento che poteva avere l’emendamento di Calderoli che non della giustezza o meno del contenuto, sul quale ha detto di non voler prendere posizione. Poi però ha detto: «Che ci sia o che non ci sia un esplicito riconoscimento a certe radici culturali nella costruzione europea (e ciascuno di noi, me compreso, può avere una preferenza affinché vi sia), è importante vedere che, nel modo in cui è costruita, nel modo in cui le scelte politiche sono avvenute nel corso dei decenni, in grande misura la costruzione europea, l’Unione europea incarna valori etici che molto più spesso sono stati assenti nelle politiche degli Stati nazionali». E a titolo di esempio Monti ha citato: i princìpi di giustizia distributiva, la parità di trattamento fra Stati grandi e piccoli, l’equità intergenerazionale, la disciplina delle politiche di bilancio.


Registriamo con soddisfazione che anche Monti preferirebbe che nei Trattati costitutivi dell’Unione Europea ci fosse il riferimento alle radici cristiane – anche se ha avuto timore di nominarle – però il resto del discorso lascia alquanto perplessi. Perché sostanzialmente pare dire: fa niente se non si parla esplicitamente di radici cristiane, perché comunque queste sono presenti nei valori etici su cui la Ue si fonda. Tali valori, come si può notare, sono essenzialmente legati all’economia.
Le cose sono due: o il presidente Monti crede che il patrimonio cristiano si riduca ad alcuni valori etici condivisi oppure che le radici cristiane siano un eventuale  abbellimento di un’architettura comunque già compiuta in sé.

Ma in un caso e nell’altro, Monti si sbaglia. Perché fare riferimento alle radici cristiane è sì il riconoscimento di una innegabile storia della nostra civiltà, ma soprattutto significa porre quel patrimonio culturale a fondamento della futura casa europea. E il fondamento non sta tanto in quei princìpi citati da Monti quanto nella massima valorizzazione della dignità della persona, della sua sacralità e della sua inviolabilità, in quanto “immagine e somiglianza di Dio”.  Ecco allora che quel  fondamento si concretizza nella garanzia della libertà religiosa, nella difesa della sacralità e indisponibilità della vita, nella promozione della famiglia naturale (fondata sul matrimonio tra uomo e donna), nella garanzia della libertà di educazione.

Come si può comprendere non si tratta di problemi accessorii o di optional la cui presenza non cambia comunque la sostanza ; è invece il nodo su cui si gioca il futuro dell’Europa.
La Giornata della Memoria che oggi viene celebrata dovrebbe ricordarci che cos’è uno Stato o un’Europa che nega le sue radici cristiane, anzi le odia. E purtroppo l’Unione Europea pare essersi messa sulla stessa strada. Quando il premier Monti esprime soddisfazione per i valori etici incarnati dalla Ue, dovrebbe pensare bene a cosa sta succedendo all’Ungheria, finita nel mirino di Bruxelles e oggetto di una campagna denigratoria proprio per aver approvato una Costituzione che riconosce le radici cristiane del paese, difende la vita fin dal concepimento e la specificità della famiglia naturale. In nome di non meglio precisati valori europei tutti i grandi poteri sono schierati minacciosi contro un piccolo paese che chiede solo di entrare nell’Unione Europea restando se stesso.

Con buona pace di Monti il futuro dell’Europa dipende molto più dall’esito di questo braccio di ferro che non dai pareggi di bilancio.