L’umanesimo europeo, un universale divenuto ideologia
L’universale sulla via del crepuscolo, a cui accenna il titolo del nuovo libro di Chantal Delsol, è quello proposto in passato dall’Europa e dall’Occidente illuministi e liberali, secondo quell’idea di modernità che vorrebbe cancellare la cristianità.

Il nuovo libro di Chantal Delsol, Il crepuscolo dell’universale (Cantagalli), parla dell’attualità con una notevole capacità di cogliere un significato filosofico nei processi di geopolitica attualmente in corso. Si sente spesso dire oggi che niente è come prima. La storia procede con i fatti, ma anche con le idee. E le due dimensioni si intrecciano.
L’universale sulla via del crepuscolo, a cui accenna il titolo, è quello proposto in passato dall’Europa e dall’Occidente illuministi e liberali. Si tratta dell’umanesimo europeo, un universale che si è trasformato in ideologia. Questo ideale della modernità concepita come totale emancipazione degli individui e come liberazione da ogni limite che la possa frenare, compresi quelli che derivano dalle proprie radici, ha trovato una simbolica rappresentazione quando Jacques Chirac, insieme a Belgio e Svezia, ha imposto di non accogliere nella Costituzione europea allora in progetto il riferimento alle radici cristiane. Si trattava della cancellazione della cristianità come memoria, anzi della cancellazione della memoria stessa. Giustamente l’autrice segnala che le istituzioni europee (espressione asettica per indicare l’Unione Europa, che non viene mai nominata direttamente) hanno deciso di non fondarsi su qualcosa di precedente e originario, ossia di non fondarsi. Il loro universalismo per andare bene per tutti deve essere assolutamente astratto ed eventuali fonti fondatrici obbligherebbero a “selezionare”, “scegliere” e “addirittura rifiutare”.
In contemporanea a questo crepuscolo dell’universale occidentale, la Delsol segnala come la Russia tenti di «modernizzarsi senza occidentalizzarsi» e come la Cina «possa modernizzarsi economicamente in assenza di una politica di libertà» e la via confuciana pensi di poter essere una via alternativa sia ai diritti dell’uomo che al mandarinato: «Ci viene insegnato che il mandarinato cinese è meno corrotto dei nostri governi e che, grazie a un sistema consultivo a livello di linguaggi, la democrazia è praticamente più viva in Cina che da noi». Poi, secondo l’autrice, ci sono i popoli dell’Europa centrale che guardano ad una modernità diversa, ad un «modernismo antimoderno» come scriveva Kundera, dato che ormai «il mondo della post-cristianità è diventato una tragedia senza senso».
Secondo Chantal Delsol tutto questo prelude a un inserimento delle identità particolari, ad un dispiegamento dentro di esse di un’etica comune, mentre l’universalismo occidentale è contrario all’appartenenza. Così dicendo, ella torna alla relazione personalistica e cita Buber, Lévinas e Ricoeur. Auspica «modernità plurali» e afferma: «Un’Europa fondata sul personalismo, anziché sull’individualismo, sarebbe sfuggita a questo brutto momento».
L’analisi è buona, la proposta di soluzione piuttosto debole e confusa.
Stefano Fontana