Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Parigi 2024

L’Ultima Cena in salsa queer, una blasfemia da riparare

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La sacrilega scimmiottatura dell’Ultima Cena alla cerimonia d’inaugurazione delle Olimpiadi richiede preghiere e altri atti di riparazione alle offese a Nostro Signore. Il pericolo per le anime e le esortazioni di alcuni prelati.

Attualità 01_08_2024

Dopo la blasfema rivisitazione dell’Ultima Cena alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi, tra le molte voci di protesta c’è chi ha sottolineato giustamente il dovere di riparare le offese al Signore Gesù.

Tra i primi a fare questa sottolineatura è stato il vescovo di Fréjus-Tolone, Dominique Rey. In una dichiarazione rilasciata a Life Site News, monsignor Rey ha lamentato la parodia dell’Ultima Cena con «Cristo travestito da drag queen» e ha aggiunto che i Giochi olimpici «non dovrebbero essere l’occasione per scene blasfeme e offensive. Ne va del clima di pace che dovrebbe regnare durante questo evento. È nostra responsabilità di cristiani esprimere pubblicamente la nostra incomprensione, il nostro malcontento e la nostra sofferenza di fronte a tali espressioni (...). Dobbiamo ricordare nelle nostre preghiere, attraverso atti di riparazione, in particolare attraverso l’Eucaristia e la celebrazione della Messa, fonte e culmine della vita cristiana, tutto ciò che ha offeso la fraternità e la pace che sono così preziose per noi in un mondo frammentato e così segnato dalla violenza». Come dire, è un’utopia credere di poter raggiungere la pace se non si perde occasione per offendere milioni di cristiani e prima ancora Dio, l’unico che può darci la pace autentica.

Di «laicismo ideologico» ha parlato non per nulla il cardinale Gerhard Ludwig Müller, che in risposta a una domanda di Franca Giansoldati, per Il Messaggero, ha confutato l’idea della “svista” organizzativa: «Nella patria della Rivoluzione Francese nulla avviene a caso. E a tal proposito vorrei rammentare le persecuzioni contro i cattolici durante il Terrore. Cosa di cui non si ama affatto parlare. Anche lo storico più sprovveduto sa bene che negli eventi del presente si possono individuare precise radici e archetipi». Del resto, una cerimonia di quattro ore che celebra donne-simbolo della legalizzazione dell’aborto e di altre “conquiste” simili, mentre ignora – per dirne una – la patrona della Francia, santa Giovanna d’Arco, dice chiaramente quale messaggio intende lanciare.

Suonano perciò beffardi i tentativi di dire che non si volesse offendere il cristianesimo e che quella di venerdì 26 luglio non fosse una parodia dell’Ultima Cena. E ciò sia per le ragioni già spiegate su questo quotidiano, sia perché sono stati alcuni degli stessi protagonisti di quella rappresentazione a confermare che il riferimento era proprio il dipinto di Leonardo. Basti vedere quanto dichiarato da una delle drag queen, Piche, al secolo Mike Gautier; e quanto avrebbe scritto su Instagram la DJ e attivista lesbica Barbara Butch, che in un post – poi cancellato ma nel frattempo immortalato in uno screenshot dal giornalista Thomas Stevenson – si sarebbe autodefinita «Gesù Olimpico». Le scuse ufficiali degli organizzatori appaiono quindi, quantomeno, poco credibili, perché il presupposto sarebbe dovuto essere riconoscere l’errore all’origine.

Dunque, a maggior ragione, rimane il dovere di riparare l’offesa a Dio, pregando allo stesso tempo per la conversione di coloro da cui è stato offeso pubblicamente e che così, evidentemente, a prescindere che ci credano o no, hanno fatto il gioco del demonio.

A parlare efficacemente del pericolo che corrono queste anime è padre Thomas G. Weinandy, cappuccino, in un articolo su The Catholic Thing: «In mezzo a tutte le condanne e le affermazioni sull’offensività dello spettacolo, ciò che non è stato detto, nemmeno dai cristiani, è che coloro che hanno progettato, orchestrato e perpetrato una rappresentazione così blasfema, a meno che non si pentano, non moriranno di morte felice. Nel momento stesso della loro morte, si troveranno di fronte proprio a Colui che hanno blasfemamente deriso e umiliato. E contrariamente al cristianesimo sentimentalistico di molti oggi, la Scrittura stessa ci dice che sarà Lui il loro giudice: il Signore Gesù Cristo, santo e risorto». Il quale, certamente, perdona, ma purché gli si chieda di essere perdonati.

Secondo padre Weinandy, la sacrilega rappresentazione si spiega pure con il fatto che Satana non volesse “solo” bestemmiare genericamente Gesù, ma anche, più nello specifico, la Sua presenza reale nell’Eucaristia, istituita appunto nell’Ultima Cena. E questo perché «l’Eucaristia è l’attualizzazione dell’unico sacrificio salvifico di Gesù, sacrificio che ha vinto il peccato e la morte». L’adorazione del Santissimo Sacramento – come indica ancora il sacerdote ricordando l’adorazione eucaristica perpetua che si tiene alla basilica parigina di Montmartre – è allora uno dei mezzi più efficaci per riparare le offese al Sacro Cuore e ottenere che Gesù sparga in abbondanza la Sua misericordia.

C’è anche chi ha invitato a pregare, da qui alla fine delle Olimpiadi, l’Atto di riparazione al Sacratissimo Cuore di Gesù posto in calce all’enciclica di Pio XI, Miserentissimus Redemptor (8 maggio 1928). Insomma, i mezzi per riparare di certo non mancano.



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