Lotta alla povertà, prioritaria secondo gli europei
L’ultima indagine Eurobarometro mostra che quasi la metà dei cittadini intervistati (48%) ritiene che la lotta contro la povertà e le disuguaglianze sociali dovrebbe essere in cima all’agenda dell’Ue. E i dogmi ambientalisti? Interessano al 32%. Intanto il Parlamento europeo ha perso giorni di tempo per approvare l’ennesima risoluzione pro aborto.
Ridurre la povertà, la disuguaglianza sociale e rilanciare l’educazione, non più le follie climatiche, sono diventate le principali priorità politiche per i cittadini dell’Ue dopo un anno di Covid-19. Questo ci mostra l’annuale indagine Eurobarometro del Parlamento europeo, condotta tra novembre e dicembre 2020 e pubblicata in questi giorni.
E il Parlamento europeo che fa? Perde un’altra settimana per discutere e approvare l’ennesimo documento pro aborto. Attenzione, dunque, come scriveva Stefano Fontana, il Governo Draghi non dovrebbe concentrarsi sui dogmi ambientalisti, le agende digitali fantasmagoriche e le follie ideologiche e migrazioniste europee a buon mercato. Piuttosto è indispensabile promuovere con determinazione politiche famigliari e demografiche (cuore di ogni politica di coesione e di lotta all’ineguaglianza), politiche fiscali e riforme della giustizia (che favoriscano lo sviluppo delle imprese, la creazione di partite Iva e la crescita di start-up) e investimenti per una definitiva ed esigibile libertà di scelta educativa e sana competizione di qualità (parità scolastica e giustizia fiscale famigliare che consenta veramente la scelta delle famiglie).
Dalla ricerca europea emerge che quasi la metà dei cittadini intervistati (48%) ritiene che “la lotta contro la povertà e le diseguaglianze sociali” dovrebbe essere in cima all’agenda del Parlamento europeo e delle istituzioni comunitarie, con un aumento del 17% rispetto al sondaggio dello scorso anno. Tutto ciò è in linea con le previsioni di dicembre scorso della Banca Mondiale che valutavano l’impatto della pandemia sulla povertà nel mondo: “Di fronte alla pandemia di Covid-19 (coronavirus), è probabile che molti dei nuovi poveri vivano in contesti urbani congestionati e lavorino nei settori più colpiti dai blocchi e dalle restrizioni alla mobilità; molti sono impegnati in servizi informali e non raggiunti dalle reti di sicurezza sociale esistenti… le politiche anti povertà [saranno] cruciali”.
La crescita delle disuguaglianze in tutto il mondo a causa della pandemia è stata recentemente registrata anche da un rapporto di Oxfam, nel quale gli economisti di 77 Paesi su 79 hanno condiviso la preoccupazione per una crescita delle diseguaglianze economiche, sociali e di opportunità per i cittadini delle proprie nazioni. Gli esperti di Oxfam hanno anche rilevato come il “Grande Reset”, cominciato sin dall’inizio di questo secolo, abbia visto crescere solo la ricchezza dei più ricchi. La diseguaglianza e lo sfilacciamento delle coesione sociale sono esplose con la pandemia, prima della quale già “miliardi di persone stavano vivendo al limite e non avevano alcuna risorsa o supporto per superare la tempesta economica e sociale che ha essa creato”.
Tornando agli europei, l’Eurobarometro ci dice che i cittadini oltre a chiedere maggiore impegno contro la povertà e le diseguaglianze (cioè investimenti per la coesione sociale, politiche famigliari ed educazione), chiedono alle istituzioni europee più impegno nella lotta contro il terrorismo e il crimine organizzato (35%) e un migliore accesso all’istruzione di qualità (33%). l dogmi ambientalisti, con le loro imposizioni pervasive nella vita di persone, comunità e imprese? Interessano il 32% delle priorità degli intervistati. Solo il 10% degli europei chiede al Parlamento e alle istituzioni di occuparsi di “Agenda Digitale”, mentre il 20% circa vorrebbe più interesse sulle energie rinnovabili e la stessa percentuale chiede più impegno per la piena occupazione (lavoro).
Un intervistato su due “ha un’immagine abbastanza positiva o molto positiva dell’Ue”, con un aumento di 10 punti rispetto al 2019, e solo il 14% dice che è negativa. Lo storico piano di stimolo “Next Generation EU” ha giocato un ruolo cruciale “nel miglioramento dell’immagine del blocco… [ma] le aspettative del mondo post-Covid sono piuttosto cupe”. Il 71% degli europei è a favore dell’Ue, ma nemmeno tre intervistati su dieci dicono di essere “a favore dell’Ue come è stata realizzata finora”, rispetto al 44% che rimane “piuttosto a favore, ma non nel modo in cui l’Ue è stata realizzata finora”, mentre il 22% degli intervistati si dice piuttosto scettico nei confronti delle istituzioni europee.
In undici Stati membri un’alta percentuale di intervistati dice che l’Ue sta andando nella “direzione sbagliata”: Finlandia (60%), Spagna (59%), Grecia (56%), Francia (54%), Repubblica Ceca (53%), Svezia (51%), Croazia (51%), Italia (50%), Slovacchia (47%), Cipro (45%) e Austria (45%).
Sono da evitare gli errori del Parlamento europeo che nei giorni scorsi, pur avendo ben chiare le priorità dei cittadini, si è dedicato all’approvazione dell’ennesima Risoluzione (25° Anniversario della Dichiarazione e Programma di Azione di Pechino) a favore della diffusione dell’aborto in Europa e nel mondo intero (criticando la Polonia e quei Paesi che vogliono tutelare la vita del concepito e della madre). Draghi e il nuovo Governo dovranno stare attenti ad evitare cortocircuiti dogmatici verdi, digitali, migrazionisti ed Lgbt al Paese. Anteporre invece i bisogni reali dei cittadini italiani alle follie europee è una priorità di metodo irrinunciabile.