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VENEZUELA

L'Onu boccia Maduro: nessuna trasparenza nel voto

Secondo l’Onu, il Consiglio Nazionale Elettorale del Venezuela di Maduro non ha rispettato nessun criterio di trasparenza e obiettività nel valutare i risultati delle elezioni. Sul piano internazionale prosegue la mediazione per una transizione democratica ma la presenza di Brasile, Messico e Colombia non deve fare illudere. 

Esteri 16_08_2024

Il Segretariato Generale delle Nazioni Unite ha comunicato le sue valutazioni sull’andamento del voto in Venezuela il 12 agosto, secondo l’ONU il Consiglio Nazionale Elettorale del Venezuela (CNE) di Nicolás Maduro, non ha rispettato nessun criterio di trasparenza e obiettività nel valutare i risultati delle elezioni del 28 luglio. Inoltre, l'assenza di risultati dettagliati «ha avuto un impatto negativo sulla fiducia di gran parte dell'elettorato venezuelano nel risultato annunciato dal CNE», hanno detto gli esperti delle Nazioni Unite, secondo i quali, il «piccolo campione» di verbali pubblicati dall'opposizione presentava invece tutte le caratteristiche corrispondenti ai protocolli dei risultati originali.

Ciò suggerirebbe che, secondo gli esperti, sarebbero ben disponibili i verbali originali delle votazioni, nonostante il blocco delle informazioni elettroniche, bruscamente interrotte poche ore dopo la chiusura dei seggi elettorali, senza alcuna spiegazione o informazione fornita ai candidati o al panel delle Nazioni Unite. Nella notte del 28 luglio, il CNE aveva dichiarato vincitore Nicolás Maduro con 5.150.092 voti (51,2%), seguito dall'alfiere dell'opposizione Edmundo González Urrutia con 4.445.978 voti (44,2%), tuttavia, non ha ancora pubblicato i risultati disaggregati che confermano la vittoria del dittatore caraibico, un silenzio che è stato messo in discussione da numerosi paesi e organizzazioni, compreso il “Centro Cater”, che ha partecipato come unico osservatore internazionale credibile alle elezioni. Al culmine del ridicolo, la Corte Suprema chavista aveva dichiarato Edmundo González Urrutia colpevole di oltraggio, per non essersi presentato in tribunale con la prova delle frodi e aveva assicurato che le decisioni che saranno prese sulle elezioni in Venezuela saranno «inappellabili». Il colpo di Stato di Maduro ha sinora provocato 25 morti, 192 feriti e più di 2.400 arrestati, tra cui 100 bambini ed adolescenti.

La conferma sul numero di vittime, feriti e incarcerati è stato confermato con orgoglio dal Procuratore Generale venezuelano Tarek William Saab durante una riunione della “cupola chavista”, nella quale ha incolpato l’opposizione di «un'escalation mai vista prima. Hanno cercato di imporre la rivoluzione colorata…per rovesciare un governo legittimamente eletto con tragici risultati di violenza e morte». In questo incontro con le alte autorità delle istituzioni statali, Maduro ha ribadito la richiesta «alla giustizia di maggiore velocità, efficienza e pugno di ferro di fronte al crimine» per incarcerare gli autori intellettuali e i finanziatori delle proteste post-elettorali. In questo senso, nelle prossime settimane il parlamento chavista dovrebbe approvare definitivamente nuove leggi contro i nemici del paese: fascismo, social network e ONG, cioè tutti coloro che facilitano l’opposizione al regime tirannico socialcomunista al potere. Maduro ed i suoi carnefici vogliono in particolare censurare le reti social e i mass media, dopo il blocco di “X” decretato dal regime, ora lo stesso divieto colpirà “TikTok”. I social media sono accusati da Maduro e dai gerarchi Diosdado Cabello e Jorge Rodríguez di fomentare la guerra civile, la violenza fascista e l’odio popolare. Inquietante similitudini con le minacce di censura della Commissione europea e dei Laburisti inglesi verso “X”. Diversamente, le opposizioni hanno chiesto ai cittadini di documentare i crimini commessi dal regime e prepararsi all’ennesima organizzazione di centinaia di manifestazioni il prossimo 17 agosto.

A fronte delle continue repressioni del regime, la Corte penale internazionale (CPI) ha assicurato di monitorare le accuse di violenza in Venezuela ed il procuratore capo Karim Khan ha dichiarato nei giorni scorsi di di aver contattato la dittatura chavista «al più alto livello» per chiedere il rispetto dello stato di diritto e che tutte le persone siano protette dai crimini contro l'umanità in atto nel paese, su tali crimini contro gli oppositori la CPI ha in corso una indagine dal 2017.

Sul piano delle possibili trattative internazionali per una transizione pacifica, si deve rilevare che nonostante la smentita dei giorni scorsi di un possibile accordo e salvacondotto degli Usa nei confronti di Maduro e della sua cricca, i governi occidentali stanno cercando di perseguire le vie diplomatiche che siano efficaci nel sostenere la «democrazia in Venezuela», come ha ribadito martedì 13 agosto il ministro degli Esteri socialista e spagnolo José Manuel Albares. Una illusione grave, pari a quella di immaginare che i regimi socialisti di Brasile, Messico e Colombia possano facilitare una transizione pacifica e rispettosa della volontà popolare: canis canem non est.