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OMOFOBIA

L'onorevole Pagano ricorda all'onorevole Gigli che...

«In un clima di pesante isolamento, avrei davvero gradito che l’amico Gigli “esprimesse la sua opinione contraria". Non certamente in nome della comune fede cattolica, ma perché si è consumata una grave ingiustizia».

Famiglia 22_08_2013
Gigli

Gentile Direttore,
intervengo nel dibattito sull'omofobia da voi ospitato perché, sia pur indirettamente, mi sono sentito chiamato in causa dall'On. Gian Luigi Gigli, nella sua del 16.08.2013.


In quella lettera, l'On. Gigli, scrive che «la decisione di far slittare al voto in Aula la discussione sugli emendamenti fu assunta nottetempo dai Capi Gruppo in Commissione Giustizia, su richiesta della Presidente Ferranti, malgrado il voto contrario della Lega. Non vedo cosa avrei potuto fare io, ospite della Commissione, oltre ad esprimere la mia opinione contraria».


In quell’occasione, in un clima di pesante isolamento, avrei davvero gradito che l’amico Gigli “esprimesse la sua opinione contraria”, e che lo facesse magari anche qualche altro parlamentare: non certamente in nome della comune fede cattolica, ma perché si è consumata in quella sede una grave ingiustizia, e perché, da testimone diretto, affermo che le cose potevano andare diversamente, se altri quel giorno avessero sostenuto il mio diritto a discutere gli emendamenti. Bastava aderire alle tesi della Lega, segnatamente dell'On. Nicola Molteni, che in contrapposizione alle posizioni assolutamente fuori regolamento del Presidente On. Ferranti sosteneva che tutti gli emendamenti presentati dovevano essere discussi e votati.


In quell'occasione, infatti, la Presidente Ferranti propose una cosa molto grave e cioè lo stralcio di 5 emendamenti per ogni gruppo, per discutere e votare solo quelli; con il risultato che gli oltre 300 emendamenti presentati in Commissione Giustizia dal sottoscritto e da altri furono tutti cestinati. A parte la grave violazione regolamentare che pregiudicò il diritto costituzionale del parlamentare ad esprimere le proprie tesi, la conseguenza macroscopica fu che la discussione sugli emendamenti si ridusse appunto a poche decine di emendamenti, che in gran parte (sempre grazie all’accordo tra i capigruppo) non furono nemmeno votati. In questo modo la discussione sul testo di legge fu strozzata, e il dibattito si concluse in poche ore, senza la possibilità di avere un’eco adeguata fuori dal parlamento, sui mezzi di comunicazione e in genere nel Paese. Tutto questo per mandare il testo in aula a gran velocità: e ricordo che anche in aula la discussione generale si è effettuata di notte, evitando ancora una volta una vera, ampia discussione.
Ricorderà l'On. Gigli che in Commissione il sottoscritto rimase isolato, appoggiato solo dall'On. Eugenia Roccella e dall'On. Nicola Molteni.


Sul tema dell’omofobia in molti gruppi, tra cui Scelta Civica, il Pdl e lo stesso Pd, esistono spaccature o perlomeno posizioni tra loro contrastanti. In commissione giustizia il Pdl ha scontato appunto una forte differenza di giudizio sul testo all’interno del gruppo; tengo però a precisare che se almeno alcuni deputati di Scelta Civica si fossero opposti alla proposta della Ferranti, la discussione sarebbe avvenuta su tutti gli emendamenti presentati, e certamente la Commissione Giustizia non avrebbe licenziato il provvedimento in quella famosa nottata del 22 Luglio. Invece, ricordo che fu proprio l’on. Binetti a esprimersi a favore dello stralcio dei 5 emendamenti a nome del suo gruppo, e non ricordo, purtroppo, nessun intervento di altri deputati, oltre quelli che ho citato, in sostegno alle mie proposte, neppure un intervento che, come giustamente nota Gigli, esprimesse almeno un’opinione contraria.


L'augurio è che quella posizione che causò l'isolamento mio, dell'On. Roccella e dell'On Molteni non si ripresenti anche a settembre in occasione del voto in aula.


Con amicizia,
Alessandro Pagano (deputato Pdl)