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IMMIGRAZIONE

Londra e Parigi si "accorgono" di un problema europeo

Solo in questa settimana, con lo scoppio dei disordini dei clandestini a Calais, Londra e Parigi iniziano a parlare dell'immigrazione africana come di un problema europeo e non locale. Grecia e Italia sono le porte di ingresso, Francia e Gran Bretagna le destinazioni. Che fare?

Esteri 04_08_2015
Disordini a Calais

Ci sono diversi aspetti paradossali nella richiesta di aiuto all’Unione Europea presentata da Londra e Parigi per far fronte ai flussi di immigrati clandestini attraverso il tunnel che corre sotto il Canale della Manica. Fa sorridere che le due potenze europee chiedano aiuto per un’emergenza che coinvolge qualche migliaio di clandestini, quando i franco-britannici hanno a lungo negato solidarietà all’Italia e alla Grecia che affrontano emergenze migratorie di dimensioni ben più ampie. In Italia sono entrati 180 mila clandestini l’anno scorso, oltre 90 mila quest’anno e altrettanti sono sbarcati in Grecia.

Si tratta però di un sorriso amaro perché mentre a Gran Bretagna e Francia va riconosciuto il tentativo di fronteggiare l’emergenza colpendo l’illegalità, l’Italia continua ad accogliere chiunque e ha mobilitato persino le forze armate nazionali e flotte europee per incentivare l’immigrazione clandestina e arricchire i trafficanti legati ai terroristi islamici. Un barcone soccorso ieri con 360 persone a bordo ha fruttato mezzo milione di euro ai trafficanti secondo fonti della Questura di Ragusa.

L’emergenza immigrati a Calais non è una questione che riguarda solo la "Francia e la Gran Bretagna, ma è una priorità a livello europeo e internazionale" hanno detto i ministri degli Interni britannico, Theresa May, e francese, Bernard Cazeneuve. Chiedendo a tutti i paesi membri dell'Ue, e a "Italia e Grecia", di cooperare per affrontare "il problema alla radice".

Non è un mistero che i clandestini che cercano di oltrepassare il tunnel della Manica siano arrivati in Europa attraverso Italia e Grecia, soprattutto dal nostro Paese dove consentiamo e incoraggiamo il transito a chiunque neghi di fornire le proprie generalità dichiarando di voler raggiungere Paesi del Nord Europa. Certo non si può dare torto a Londra e Parigi anche ricordando che la prima promise che non avrebbe accolto sul suo suolo nessuno dei clandestini sbarcati sulle coste europee del Mediterraneo e la seconda bloccò centinaia di clandestini alla frontiera di Ventimiglia.

Fa quindi sorridere che solo ora che il problema è arrivato a Calais si accorgano che il problema dell'immigrazione è globale e deve essere affrontato da tutta l'Ue. L’espandersi dell’emergenza immigrazione attraverso tutta l’Europa potrebbe offrire l’opportunità per mettere a punto una politica comune tesa a ripristinare la legalità e a respingere al mittente i flussi migratori imponendo che le richieste di asilo vengano presentate in Paesi extraeuropei.

Mettendo da parte buonismi ideologici o interessati al business dell’assistenza ai clandestini, questa è l’unica soluzione che i Paesi europei possono attuare per evitare il dilagare di rivolte sociali, criminalità e jihadismo. Le soluzioni paventate dai ministri franco-britannici non sono purtroppo incoraggianti. Nel documento comune suggeriscono che la soluzione di lungo termine al problema sarebbe quella di convincere quanti vogliono raggiungere l'Europa in cerca di una vita migliore che "le nostre strade non sono pavimentate d'oro" incrementando gli aiuti economici ai Paesi di provenienza ei clandestini.

Soluzioni politicamente corrette ma, anche per questo, del tutto inutili. Le nostre strade saranno sempre considerate “lastricate d’oro” per chi viene da Paesi più poveri (cioè il 99 per cento del resto del mondo) e saranno sempre considerate tali finché continueremo a mobilitare flotte per portare in Europa clandestini che pagano il pizzo a mafie e terroristi, finché assicureremo loro vitto e alloggio in hotel e persino telefonini e wi-fi, finché pagheremo sussidi a extracomunitari nullafacenti o quasi, assegni famigliari per i (numerosissimi) parenti a carico rimasti in Africa e persino pensioni per anziani che non hanno mai lavorato un solo giorno in Italia o in Europa.

L’idea poi di “aiutare i migranti a casa loro” è vecchia quanto la decolonizzazione ma, ancora una volta mettendo da parte il linguaggio politicamente corretto, sarebbe praticabile solo ricolonizzando il Terzo Mondo dominato da decenni da regimi che governano sulla pelle delle loro popolazioni facendo prosperare solo tribù ed etnie che esprimono le leadership. Questa è la brutale realtà, piaccia o non piaccia, e i ministri delle due ex maggiori potenze coloniali dovrebbero saperlo bene. In un panorama sconfortante per la credibilità e la sovranità dell’Europa.

Qualche segnale positivo non manca. In Gran Bretagna chi affitta case a immigrati clandestini sarà tenuto a sfrattarli e se non li denuncerà alle autorità e continuerà ad affittare loro una casa rischierà una condanna penale e fino a cinque anni di carcere. Le nuove norme sono state annunciate dal ministro degli Enti locali britannico, Greg Clark che, di fronte alle critiche delle associazioni umanitarie, ha difeso il disegno di legge dicendo che "si tratta solo di applicare al mercato della casa le regole che già valgono nel mercato del lavoro". Del resto in Gran Bretagna il quotidiano Daily Mail ha gridato allo scandalo per le “centinaia di migranti illegali arrivati da Calais ospitati in hotel a spese dei contribuenti con tre pasti caldi al giorno e sussidi da 35 sterline a settimana". Il quotidiano protesta “contro alberghi e spa di lusso trasformate in campi profughi" per clandestini che "vengono accolti in hotel con piscina e palestre anche prima che richiedano l'asilo". Situazioni che anche in Italia hanno già provocato rivolte e proteste.

La Chiesa d'Inghilterra critica invece David Cameron per la sua "retorica che non aiuta" sul tema dell'immigrazione e accusa anche altri responsabili politici del Regno Unito  di aver "dimenticato la propria umanità" ha detto il vescovo di Dover, Trevor Willmott  all’Observer. Eppure in Europa si moltiplicano le reazioni a un’immigrazione selvaggia e spesso neppure riconoscente per l’aiuto e l’accoglienza ricevuti. A Bruxelles e a Praga hanno suscitato polemiche le parole pronunciate dal presidente ceco Milos Zeman" che in un'intervista al tabloid Blesk, citata dall'agenzia Apa, ha affermato che ai migranti vanno dette "tre frasi". La prima è "nessuno vi ha invitati". La seconda è "dato che siete già qui, dovete rispettare le nostre regole, come noi quando siamo a casa vostra". La terza è "se non vi piace, andatevene". Le dichiarazioni fanno seguito a recenti disordini in un campo per immigrati clandestini in cui gli “ospiti” hanno distrutto finestre e altro mobilio.

Zeman condivide l’iniziativa ungherese di realizzare una barriera ai confini con la Serbia contro gli immigrati clandestini, aggiungendo che anche gli Stati Uniti hanno costruito una barriera al confine con il Messico con la differenza che "i messicani si integrano negli Usa molto meglio dei profughi dei paesi islamici da noi". Il presidente Zeman aveva di recente attaccato il governo ceco per la lentezza nel varare aiuti finanziari alle scuole d’infanzia destinando invece molti soldi all'assistenza degli immigrati.