Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Tommaso a cura di Ermes Dovico

PAPA IN ECUADOR

Lo Stato ha un debito sociale verso la famiglia

Ecuador, il Papa rimarca la bellezza e la centralità della famiglia nella società e lo fa spiegando il miracolo della trasformazione dell'acqua in vino. Il miracolo di Cana ci insegna infatti che «il vino migliore è quello che sta per essere bevuto, la realtà più amabile, profonda e bella per la famiglia deve ancora arrivare».

Ecclesia 07_07_2015
L'arrivo del Papa in Ecuador

Nel secondo giorno della sua visita pastorale in Ecuador, il 6 luglio 2015, dopo avere visitato il Santuario della Divina Misericordia a Guayaquil, e prima di salutare i fedeli della capitale Quito di fronte alla cattedrale, Papa Francesco ha celebrato la Messa di fronte a un milione di persone nel  Parco de Los Samanes, sempre a Guayaquil. L'omelia ha avuto al centro la famiglia e il vero «debito sociale» che lo Stato ha nei suoi confronti, e - in vista del prossimo Sinodo - il Pontefice ha invitato ad andare oltre le statistiche che ci presentano la famiglia come una sorta di specie invia di estinzione e credere che il miracolo di una rinascita della famiglia è possibile.

Partendo dal vino che mancava alle nozze di Cana, il Papa ha rilevato che oggi anche in tante famiglie «non c’è più questo vino! Quante donne sole e rattristate si domandano quando l’amore se n’è andato, quando l'amore è scivolato via dalla loro vita! Quanti anziani si sentono lasciati fuori dalle feste delle loro famiglie, abbandonati in un angolo e ormai senza il nutrimento dell’amore quotidiano dei loro figli, dei loro nipoti e pronipoti!». E la mancanza del vino, cioè dell'amore nelle famiglie, «può essere anche la conseguenza della mancanza di lavoro, delle malattie, delle situazioni problematiche che le nostre famiglie in tutto il mondo attraversano».

Alle nozze di Cana è decisivo l'intervento di Maria. Lo sarà sempre nella storia della Chiesa. «Lei ci insegna a porre le nostre famiglie nelle mani di Dio; ci insegna a pregare, alimentando la speranza che ci indica che le nostre preoccupazioni sono anche le preoccupazioni di Dio. E pregare ci fa sempre uscire dal recinto delle nostre preoccupazioni, ci fa andare oltre quello che ci fa soffrire, quello che ci agita o ci manca, e ci aiuta a metterci nei panni degli altri, a metterci nelle loro scarpe». La famiglia è la prima scuola, dove «il pregare ci ricorda anche che c’è un ‘noi’, che esiste un prossimo vicino, evidente, che vive sotto lo stesso tetto, che condivide con noi la vita e ha delle necessità».

Giotto, Nozze di Cana (particolare)

Maria ci insegna pure che «il servizio è il criterio del vero amore. E questo si impara specialmente nella famiglia, dove ci facciamo servitori per amore gli uni degli altri». Francesco ha riproposto tante volte le tre semplici parole della buona educazione e le rilancia anche in Ecuador: permesso, scusa, grazie. «La famiglia – ha aggiunto il Pontefice - è l’ospedale più vicino, quando uno è malato è lì che lo curano ... la famiglia è la prima scuola dei bambini, il punto di riferimento imprescindibile per i giovani, è il miglior asilo per gli anziani».

L'appello a riconoscere il ruolo centrale della famiglia è anche politico. «La famiglia costituisce la grande ricchezza sociale, che altre istituzioni non possono sostituire, che dev’essere aiutata e potenziata, per non perdere mai il giusto senso dei servizi che la società presta ai cittadini. In effetti, questi servizi che la società presta ai cittadini non sono una forma di elemosina, ma un autentico ‘debito sociale’ nei confronti dell’istituzione familiare, che è la base e che tanto apporta al bene comune».

Il Papa ha invitato pure a pregare perché il Sinodo possa proporre «soluzioni e aiuti concreti» per le soluzioni difficili, perché «persino quello che a noi sembra impuro» Dio «facendolo passare attraverso la sua 'ora' – lo possa trasformare in miracolo. La famiglia oggi ha bisogno di questo miracolo!». Cana ci insegna infatti che «il vino migliore è quello che sta per essere bevuto, la realtà più amabile, profonda e bella per la famiglia deve ancora arrivare». Il vino migliore «è nella speranza, sta per venire per ogni persona che ha il coraggio di amare. E nella famiglia si deve avere il coraggio di amare, si deve avere il coraggio di amare! E il vino migliore sta per venire anche se tutte le possibili variabili e le statistiche dicono il contrario. Il vino migliore sta per venire per quelli che oggi vedono crollare tutto».

Dio – ha concluso Francesco – «si avvicina sempre alle periferie di coloro che sono rimasti senza vino, di quelli che hanno da bere solo lo scoraggiamento». Con Maria il miracolo di «recuperare la gioia della famiglia» può sempre accadere.