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LIBIA

L'Isis alla conquista di Sirte: Jihad alle porte

Lo Stato Islamico dilaga sulla costa della Libia, a due passi dall'Italia. In soli due giorni i miliziani jihadisti sono avanzati di 120 chilometri e hanno conquistano Sirte, città natale di Gheddafi. Combattono sia contro i laici di Haftar, sia contro gli islamici di Alba di Libia. E solo ora l'Italia si sta rendendo conto del pericolo che corre.

Esteri 14_02_2015
Isis

Alì Zeidan, ex premier libico ora residente in Germania, ha previsto che presto lo Stato Islamico controllerà la costa mediterranea libica. Stanno crescendo - diceva Zeidan, riferendosi ai militanti dell'IS - Sono dappertutto". La loro presenza, secondo l'ex premier, si rafforza in alcune delle città principali della Libia, dove reclutano combattenti di gruppi islamici rivali. Zeidan si è quindi detto "preoccupato" che l'IS sia vicino ad attestarsi lungo le coste del Mediterraneo. 

"Se lasciamo così la situazione per un mese o due mesi ancora non credo che potremo più controllarla. Ci sarà una grande guerra nel paese e arriverà anche in Europa". Un quadro forse eccessivamente pessimistico che trova però conferme nella valutazione della rapidità con cui il Califfato di Abu Bakr al-Baghdadi si è imposto in Iraq e Siria conquistando un territorio più vasto della Gran Bretagna.

I jihadisti del resto combattono entrambi gli schieramenti che si affrontano da mesi per il controllo della Libia. Hanno respinto l’offensiva contro Derna, la loro roccaforte in Cirenaica, scatenata dall’esercito guidato dal generale Khalifa Haftar, uomo forte del governo di Abdullah al-Thani riparato a Tobruk con l’appoggio egiziano. 

I jihadisti hanno però affrontato con successo in battaglia intorno a Sirte anche le milizie di Misurata e gli islamisti della Tripolitania legati a gruppi salafiti e Fratelli Musulmani confluiti nel fronte “Alba della Libia” che rispondono al governo insediatosi a Tripoli dove i terroristi dell’IS hanno attaccato anche l’hotel Corinthia, frequentato da esponenti politici e dagli inviati del Qatar che sostengono i Fratelli Musulmani. 

A confermare le previsioni di Zeidan è giunta ieri la notizia della caduta di Sirte, città natale di Gheddafi che resistette a lungo contro i ribelli che rovesciarono il regime nel 2011. A Sirte i jihadisti hanno istituito un quartier generale in un edificio nella zona centrale e assunto il controllo della stazione radiofonica Radio Sirte che infatti trasmette proclami di Abu Bakr al-Baghdadi e del portavoce della formazione, Abu Mohammed al-Adnani. "Radio Sirte, radio Macmadas e Al-Turathiya hanno diffuso un discorso di Baghdadi nel quale ordina alla popolazione di Sirte di sottomettersi", hanno riferito i media locali. Secondo alcuni attivisti, questo discorso è estratto dal 'sermone' con cui Baghdadi annunciava la nascita del califfato alcuni mesi fa, e non è stato scritto specificatamente per la popolazione di Sirte. 

La rapida vittoria conseguita dall’IS a Sirte (due giorni fa i miliziani erano a 120 chilometri dalla città) induce a sospettare la defezione di altre milizie jihadiste: dai qaedisti di Ansar al-Sharia ai combattenti di “Alba della Libia” e del resto anche in Siria molte milizie anti-Assad legate ai Fratelli Musulmani e ai salafiti sono confluite nello Stato Islamico che sembra quindi confermare il suo grande potere attrattivo presso tutta la vasta galassia dei movimenti jihadisti. La crescente minaccia dell’IS in Libia ha indotto l’Egitto ad annunciare il rimpatrio di tutti cittadini dalla Libia. 

La decisione è stata presa dopo la pubblicazione da parte dell'IS  di alcune foto che ritraggono 21 egiziani cristiani copti, rapiti a dicembre e gennaio proprio a Sirte. Le immagini, pubblicate sulla rivista Dabiq appartenente allo Stato Islamico, sono al vaglio degli investigatori per capire se siano reali e a quando risalgano. Vi sono ritratti i prigionieri con le mani legate dietro la schiena mentre marciano in fila indiana guardati a vista da uomini armati interamente vestiti di nero.

Libia, esecuzione di copti

Come gli altri prigionieri del Califfato indossano le tute arancioni, usate dal movimento per ricordare i detenuti del carcere di Guantanamo. Nell'articolo a cui sono state allegate le foto si scrive che le 21 persone sono state rapite per vendicare il destino delle donne musulmane, torturare e uccise dalla Chiesa copta egiziana. Inoltre, si sottolinea che l'espansione del gruppo in Libia permette facilmente di catturare "i crociati copti". Da qui la decisione di evacuare tramite un ponte aereo i cittadini egiziani, la maggior parte dei quali lavora nel paese nel settore delle costruzioni mentre i media del Cairo riportano voci non confermate circa l’esecuzione sommaria dei 21 ostaggi. 

Dopo mesi trascorsi a guardare la nostra ex colonia piombare nel caos e nell’anarchia anche il governo italiano sembra rendersi conto del rapido degenerare della situazione. Oggi la Libia “è fuori controllo e in preda al caos, con il rischio che si trasformi anch'esso in un califfato islamico" ha detto, scoprendo l’acqua calda, il ministro dell'Interno, Angelino Alfano.

"Senza una rapida mobilitazione generale per la Libia - ha aggiunto Alfano - assisteremo ancora ad altre tragedie in mare e correremo il rischio di vedere installato un califfato islamico non in Siria o in Iraq, ma alle nostre porte, ancora più esplicitamente a poche miglia nautiche dalle nostre coste italiane ed europee".

In attesa di eventuali “mobilitazioni generali” per salvare la Libia e gestire l’emergenza immigrazione l'ambasciata italiana a Tripoli ha rinnovato l'invito ai connazionali di lasciare il Paese alla luce di una situazione sul terreno che si fa sempre più critica per l'avanzata jihadista. In pratica, si teme la cattura di altri ostaggi da parte dei tagliagole dello Stato Islamico.