L’Iran intensifica la persecuzione dei cristiani
Nel 2022 sono più che raddoppiati arresti e condanne e ancora non è stata concessa la riapertura definitiva delle chiese chiuse durante la pandemia
Da quando in Iran sono iniziate le manifestazioni di protesta per la morte di Mahsa Amini, deceduta nel settembre del 2022 mentre era sotto custodia della polizia, le autorità hanno intensificato la persecuzione dei cristiani. A documentarlo è il rapporto “Violazioni ai diritti dei cristiani in Iran”, redatto da Article 18, Christian Solidarity Worldwile, Middle East Concern e Open Doors Internationale, giunto nel 2023 alla quinta edizione. Il rapporto è stato diffuso in occasione del 44° anniversario della morte del reverendo Arastoo Sayyah, ucciso il 19 febbraio del 1979: il primo cristiano ucciso a causa della fede nella Repubblica islamica dell’Iran che era stata proclamata solo otto giorni prima. Il documento di 25 pagine contiene i dati della persecuzione per l’anno 2022. 134 cristiani sono stati arrestati per questioni relative alla fede, mentre nel 2021 ne erano stati arrestati 59; almeno 30 cristiani hanno subito condanne al carcere o sono state costrette a lasciare il paese; 61 hanno scontato un periodo di detenzione, rispetto ai 34 del 2021; 17 cristiani a fine 2022 stavano scontando pene fino a 10 anni per “aver agito contro la sicurezza nazionale” o per “propaganda contro il regime”. Due fedeli, ad esempio, sono stati condannati a 10 anni di carcere per aver organizzato una funzione di preghiera in una abitazione privata, in una cosiddetta “chiesa domestica”. Inoltre sono stati registrati 49 casi di torture psicologiche, 98 casi di abusi e 468 persone sono state indagate. Sono tutti numeri per difetto perché si riferiscono ai casi rilevati, ma molte vittime non possono o non usano denunciare le violenze subite. Inoltre le autorità non hanno ancora concesso la riapertura definitiva delle chiese che sono state chiuse a causa della pandemia di Covid-19. Ulteriore limitazione ai cristiani è il divieto per le comunità di fedeli di accogliere nuove persone. Una nota positiva è il rilascio inaspettato dopo cinque anni di carcere di Zaman Fadaie che era stato arrestato e processato nel 2018 insieme ad altre tre persone, membri come lui della Chiesa dell’Iran, con l’accusa di aver agito contro la sicurezza nazionale per aver organizzato delle chiese domestiche. Tutti e quattro erano stati condannati a 10 anni di carcere e due di esilio. Nel 2020 la pena era stata ridotta a sei anni più due di esilio. Oltre a essere stato liberato anche la condanna all’esilio è stata sospesa.