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Infanzia violata

L’incerta sorte di una bambina cristiana rapita in Pakistan

Era riuscita a fuggire e a tornare a casa, ma adesso l’uomo che l’ha rapita, costretta a convertirsi all’islam e a sposarlo accusa i suoi genitori di sequestro di persona

 

Lo scorso marzo in Pakistan Roshani Shakeel, una bambina di 13 anni, cristiana, era stata rapita, costretta a convertirsi all’islam e a sposare il suo rapitore, un musulmano di nome Muazzam Mazher. Fortunatamente a maggio era riuscita a fuggire e a ricongiungersi con la sua famiglia. Ai genitori ha raccontato di aver subito violenze fisiche, di essere stata costretta a firmare dei documenti contro la sua volontà e di aver sentito che il suo rapitore aveva intenzione di venderla. Ma le autorità locali, sembra grazie all’intervento di un imam, avevano accettato, nonostante l’evidenza, la dichiarazione che fosse maggiorenne e che avesse acconsentito al matrimonio riconoscendo come validi i documenti falsi presentati. I suoi rapitori le avevano persino cambiato il nome in Zehra Bibi. Le legge pakistana infatti è chiara in merito. A tutela dei minori proibisce il matrimonio fino al raggiungimento della maggiore età e inoltre prevede che possano convertirsi a un’altra religione solo previo consenso del padre o di chi ne fa le veci. Così non è stato nel caso di Roshani e oltre tutto il 25 ottobre suo padre, Shakeel Masih, è stato fermato dalla polizia e adesso si trova in carcere perché Muazzam Mazher lo accusa a sua volta di aver rapito Roshani e di rifiutare di restituirla alla “sua famiglia”. “La famiglia musulmana si comporta come se fosse una loro proprietà – ha spiegato la mamma di Rohsani raggiunta dall’agenzia di stampa AsiaNews – siamo poveri e non possiamo combattere con loro. Chiedo umilmente alle istituzioni per i diritti umani di alzare la voce per nostra figlie e per la nostra famiglia”. Quella di Roshani è una situazione che si ripete. Sono tante le ragazzine cristiane rapite, costrette a convertirsi all’islam e a sposare i loro rapitori e molte non fanno ritorno a casa perché, come nel caso di Roshani, contro le proteste delle loro famiglie, chi le rapisce mostra documenti e attestati falsi che ne proverebbero la maggiore età e il consenso.