L'incendio doloso che cancella la storia
Alcuni manifestanti hanno appiccato il fuoco alla biblioteca del Cairo che raccoglieva il più grande patrimonio librario del paese, distruggendolo.
Dopo la distruzione della biblioteca di Alessandria con molta probabilità su ordine del secondo califfo Omar, l’Egitto assiste a un altro rogo che porta via con sé parte della storia d’Egitto degli ultimi due secoli. L’Institut d’Egypte al Cairo è andato in fiamme. Più di duecentomila volumi compromessi. Il fatto grave è che l’incendio è doloso. Due giorni fa alcuni manifestanti hanno raggiunto l’Institut, situato tra via Kasr al-Aini e via Shaykh Rihan, ovvero tra il Parlamento e piazza Tahrir, e hanno appiccato il fuoco allo storico immobile. Così facendo hanno distrutto un patrimonio culturale immenso, ma soprattutto hanno distrutto una porzione di memoria del proprio paese.
Fondato da Napoleone Bonaparte, il 22 agosto 1798, ovvero poco meno di due mesi dopo lo sbarco, con lo scopo di studiare il paese in via di colonizzazione. Nel 22 novembre 1799 i responsabili dell’Istituto decisero di raccogliere tutti gli studi eseguiti sul territorio egiziano durante la spedizione napoleonica e pubblicarli. Fu, dunque, tra le mura della sua sede che nacque la celebre Description de l'Égypte, il cui originale era custodita nella biblioteca dell’Institut. Nel 1859 fu soggetto a nuovi cambiamenti e a un cambio di nome, Institut Égyptien. Rinato sotto gli auspici del Viceré d'Egitto Sa’id Pasha, l'Institut annoverò tra i suoi nuovi esponenti nomi di spicco, tra i quali l’egittologo Gaston Maspero. Se il Ministro della Cultura egiziano, Shaker Abd al-Hamid ha dichiarato che si tratta di una “catastrofe per la scienza” e che formerà un “comitato di specialisti per provvedere al restauro dei libri e dei manoscritti non appena le condizioni di sicurezza lo consentiranno”, mi domando quanti egiziani, ma soprattutto quante delle persone che hanno lanciato le bombe molotov conoscono il significato e l’importanza di quella istituzione e della conquista napoleonica non solo per l’Egitto, ma per l’intero mondo arabo. Quanti egiziani sanno che proprio l’arrivo delle truppe francesi ha risvegliato dal torpore, dall’immobilismo le menti arabe dando vita al periodo noto come la “Rinascita”? Lo scorso aprile, Abdel Moneim Said scriveva sul settimanale al-Ahram Weekly quanto segue: “Non voglio rivisitare l’intera storia dell’Egitto, ma la storia moderna ha assistito al dibattito tra rivoluzione e riforma. Con molta probabilità la nascita dello stato moderno in Egitto risale alla rivoluzione del popolo egiziano contro l’occupazione francese, movimento che è continuato sino a quando Muhammad Ali fu nominato viceré d’Egitto Questa rivoluzione fu interamente egiziana, guidata da al-Azhar e da un gruppo di menti illuminate che chiedevano la fine della dominazione ottomana.” E’ evidente che il momento negativo dell’occupazione unito all’introduzione di una nuova cultura ha scosso dall’interno un paese che ha metabolizzato l’apporto straniero dando vita a una vera rinascita culturale. Purtroppo la rivoluzione cui stiamo assistendo è ben lungi dall’avere quelle caratteristiche e dall’ottenere quei risultati.
Purtroppo le nuove generazioni egiziane hanno perso e continuano a perdere la memoria storica. Lo scorso aprile il Ministero dell’Educazione egiziano ha nominato un comitato scientifico con lo scopo di riformare i libri di testo di storia al fine di epurarli dalle eccessive lodi nei confronti del regime Mubarak, per introdurre un capitolo sulla rivoluzione del Loto e per inserire parti di storia del paese cancellate in precedenza. Si tratta di un’iniziativa pregevole e necessaria, ma solo se effettuata in nome della verità e della memoria storica al di là di ogni ideologia. I libri di testo dovrebbero ricordare sia il passato faraonico, sia la storia dei copti, sia la verità circa la conquista islamica d’Egitto, sia tutti i passaggi storici che hanno portato all’Egitto di oggi, comprese la fondazione dell’Università islamica di al-Azhar da parte della dinastia sciita fatimide e la colonizzazione nei suoi aspetti positivi e negativi. Particolare attenzione andrebbe rivolta ai libri di testo di letteratura affinché il patrimonio letterario arabo non venga cancellato a favore di quello prettamente islamico. Non si dimentichi che nel 2003 l’ex Ministro della Cultura Farouk Hosni aveva ordinato la messa al rogo delle opere del celebre poeta arabo Abu Nuwas perché esaltava i rapporti omosessuali e il vino, dimenticando il fatto che costui aveva scritto con il sostegno del califfo abbaside che regnava in nome dell’islam e che rispettava il poeta in nome della sua arte mirabile.
La distruzione dell’Institut d’Egypte e i risultati della seconda tornata elettorale egiziana confermano da un lato la totale mancanza di conoscenza e rispetto della storia del proprio paese e dall’altro il predominio dei movimenti legati all’estremismo islamico che in un futuro governo punteranno a gestire il Ministero dell’Educazione e che, con nuove censure in nome dell’ideologia e dell’islamicamente corretto, uccideranno le generazioni a venire che cresceranno con una memoria monca che prima o poi si ritorcerà contro chi, anche in Occidente, l’ha favorita.