L'immigrazione è un fenomeno che si può governare
Frontex, l’agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, ha diffuso i dati definitivi sul numero degli arrivi illegali in Europa nel 2018: un calo drastico degli sbarchi, soprattutto in Italia, dove il numero degli sbarchi è solo un sesto di del dato del 2017. L'immigrazione, dunque, non è affatto un fenomeno "ingovernabile".
Frontex, l’agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, ha diffuso i dati definitivi sul numero degli arrivi illegali in Europa nel 2018: 150.114, oltre il 25% in meno rispetto al 2017. Il calo si deve essenzialmente al crollo degli sbarchi in Italia, attraverso la rotta del Mediterraneo centrale, scesi da 119.400 nel 2017 a 23.276, l’afflusso più basso dal 2012, con una diminuzione delle partenze dalla Libia dell’87% e del 50% dall’Algeria, mentre sono rimaste più o meno costanti quelle dalla Tunisia. Sono inoltre calati del 55% gli ingressi attraverso la rotta dei Balcani occidentali, 5.451, e del 30% quelli dall’Albania, 4.327.
Nel 2018 sono invece cresciuti gli arrivi via terra attraverso i confini europei con Ucraina, Moldavia e Bielorussia, ma si tratta di numeri molto ridotti: 997 ingressi, con un incremento del 33% rispetto al 2017. Piccoli sono anche i numeri degli arrivi dalle Isole Canarie che però hanno registrato la crescita più elevata: 1.487, con un incremento del 273% rispetto al 2017. La pressione maggiore, sia via mare che via terra, si è avuta ai confini europei di Spagna e Grecia. I dati dell’Unhcr, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, lo confermano. Gli ingressi illegali in Spagna nel 2018 sono stati 65.400, di cui 58.600 via mare, quasi tutti lungo la rotta del Mediterraneo occidentale, (dai 28.300 del 2017); in Grecia sono stati 50.500, di cui 32.500 via mare, lungo la rotta del Mediterraneo orientale, (rispetto ai 35.400 del 2017).
I dati del 2018 indicano che il calo degli arrivi illegali in Europa è una tendenza costante a partire dal 2016, grazie soprattutto alla netta riduzione degli ingressi più numerosi, quelli via mare attraverso il Mediterraneo: 1.015.877 nel 2015, 153.842 dei quali in Italia; 363.425 nel 2016, in Italia 181.045 con un incremento di quasi il 18%; 172.324 nel 2017, il 70% in Italia dove sono sbarcati 119.363 emigranti illegali. Parlando alla stampa a Bruxelles, il direttore di Frontex, Fabrice Leggeri, ha commentato con cauto ottimismo il fatto che nel 2018 per il terzo anno consecutivo i numeri degli arrivi siano calati: “Non siamo nel mezzo di una crisi migratoria ai confini esterni – ha detto – ma vediamo che c’è una pressione. Ora non c'è una crisi per gli arrivi irregolari, ma c'è comunque pressione e dobbiamo essere pronti. L’esodo dalla regione di Idlib in Siria potrebbe provocare un'ondata migratoria incontrollabile”.
Non si tratterebbe però, in quel caso, di emigranti illegali, bensì di persone minacciate dai combattimenti, con legittimo diritto di chiedere e ottenere asilo, come nel 2014 e 2015 quando la costituzione del Califfato nei territori in Iraq e Siria conquistati dall’Isis, lo Stato Islamico, ha messo in fuga centinaia di migliaia di persone, una parte delle quali hanno cercato scampo entro i confini dell’Unione Europea. Ma con i profughi potrebbero arrivare anche i jihadisti in fuga: “dobbiamo monitorare attentamente la situazione sia dalla prospettiva delle ondate di migranti che da quella della sicurezza, per essere sicuri che alle nostre frontiere esterne si possano intercettare eventuali arrivi di foreign fighters”.
I primi dati relativi al 2019, per quel che riguarda l’Italia, provano per ora un ulteriore, netto calo degli arrivi. Al 18 febbraio gli sbarchi erano 227, mentre nello stesso periodo del 2018 erano stati ben 4.856: una diminuzione quindi del 96%. Nel frattempo sono arrivati 5.634 immigrati illegali in Spagna e 3.864 in Grecia. Per la sua posizione geografica è soprattutto quest’ultimo paese a dover mantenere alta l’attenzione per evitare problemi di sicurezza. Nel 2018 i paesi da cui sono arrivati più emigranti illegali in Grecia sono stati infatti Afghanistan, Siria, Iraq e Repubblica democratica del Congo. I palestinesi sono stati la quinta nazionalità più numerosa: ne sono arrivati 1.600, benché già titolari come tutti i palestinesi dello status di rifugiato, assistiti e protetti dall’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente, creata nel 1949. Quanto alla Spagna, è stato il primo paese a dimostrare che l’emigrazione illegale può essere contenuta con opportune politiche di dissuasione. Nel 2015 gli arrivi via terra e via mare erano stati solo 16.300 e l’anno successivo, mentre in Italia aumentavano del 18%, erano scesi a 14.100, grazie a un efficace monitoraggio dei mari, alla cooperazione con Marocco, Senegal e Mauritania per impedire le partenze, a una ferma politica di rimpatri e all’inasprimento delle pene per gli scafisti.
Tanti sono i commenti in queste ore al rapporto di Frontex. Mancano per il momento quelli di chi da anni sostiene che i flussi migratori illegali sono comunque inarrestabili e anzi sono destinati ad aumentare perché in Africa milioni di disperati sono inesorabilmente in cammino verso l’Europa; e quelli di chi è altrettanto convinto che nulla possa fermare i flussi migratori perché sono il risultato di complotti orditi da per riempire l’Europa di musulmani o crearvi un meticciato inerte oppure per far spazio in Africa a centinaia di milioni di cinesi.