L’illusorio Recovery Plan (che non elimina le restrizioni)
I circa 250 miliardi di fondi per l’Italia pagano in buona parte pegno all’ideologia verde e delle nuove tecnologie. Ma intanto milioni di italiani hanno perso o stanno perdendo il lavoro, e nel Recovery Plan non c’è traccia della revoca del coprifuoco e delle altre restrizioni che danneggiano l’economia reale. Ci sono pure eurotasse mascherate.
Il premier ha presentato in Parlamento i progetti per l’utilizzo dei fondi del Recovery Plan. Sono circa 250 miliardi, in parte sotto forma di prestiti, in parte a fondo perduto, che l’Italia riceverà nei prossimi anni per la ricostruzione post-Covid.
I progetti elaborati dal nostro Paese si inseriscono nei due filoni dominanti, quello del green e quello del digitale. Le due nuove ideologie alle quali viene subordinato lo sviluppo degli Stati sono quella ambientalista e quella delle nuove tecnologie, per promuovere il cosiddetto sviluppo sostenibile imperniato su una minore mobilità delle persone e su una fisicità ridotta, sia nelle attività professionali che in quelle ricreative.
Individuare soluzioni a morbido impatto ambientale per salvare il pianeta ridisegnando i percorsi di crescita individuale e collettiva è quanto si prefiggono i progetti finanziabili con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). L’Italia otterrà queste risorse se dimostrerà di essere in grado di fare le riforme urgenti per aggiustare la disastrata macchina statale: fisco, giustizia, sanità, scuola, servizi pubblici, edilizia e infrastrutture, burocrazia, semplificazione amministrativa.
Ma è realistico pensare che un governo basato su una maggioranza così disomogenea e sempre più litigiosa possa fare tutto questo? All’estero si è ormai capito che il vero nome del Recovery Fund è Mario Draghi, nel senso che è lui ad assicurare con il suo prestigio e la sua autorevolezza l’adeguamento dell’Italia agli standard del Recovery Plan. Ma basterà il suo carisma per placare le tensioni sempre più evidenti tra i partner dell’ampio ed eterogeneo schieramento che sostiene l’attuale esecutivo?
Tuttavia, l’incognita più insidiosa per il futuro dell’Italia riguarda le potenziali rivolte sociali. Le finte riaperture decise con l’ultimo decreto non stanno aiutando più di tanto l’economia e il mantenimento del coprifuoco frena non poco la ripresa. La gente costretta ancora a rincasare alle 22 non è libera di seguire uno spettacolo al cinema o al teatro, non è libera di cenare in santa pace al ristorante all’aperto, non è libera di fare una passeggiata per digerire quello che ha mangiato. Una libertà contingentata ormai da oltre un anno, che, salva la parentesi dell’estate scorsa, ha trasformato le vite individuali in prigioni autoreferenziali e dorate per i cosiddetti “garantiti” (dipendenti pubblici, gente benestante o che vive di rendita) e in succursali dell’inferno per lavoratori autonomi, commercianti, partite Iva e persone prive di reddito fisso e costrette a rischiare il contagio per sopravvivere alla crisi economica e per sfuggire all’incombente povertà.
Il coprifuoco, oltre che avere un effetto altamente frenante per le attività di ristoranti, bar, cinema, teatri e altri luoghi di aggregazione, sta avendo un impatto devastante sulle prenotazioni turistiche. Spagna, Grecia e altri Stati europei, che tradizionalmente erano già meta dei vacanzieri italiani durante le estati scorse, lo saranno ancora di più nella stagione estiva ormai alle porte. Gli stessi italiani, dopo un anno e più di restrizioni, preferiscono evadere e andare in località dove già sanno che non saranno costretti a rispettare un coprifuoco e a indossare la mascherina. Invece in Italia è già stata preannunciata la conferma di tutte le norme di distanziamento già imposte l’estate scorsa sulle spiagge e nei luoghi di villeggiatura. Ciò scoraggia anche i potenziali turisti stranieri, che stanno già programmando le loro vacanze altrove. È una grave perdita per Sardegna, Sicilia, Salento, Riviera Romagnola, Calabria, isole della Campania come Ponza, Capri, Ischia e altre incantevoli località italiane di turismo balneare che quest’anno rischiano di piangere sul latte versato.
Ogni giorno di prolungamento del coprifuoco senza l’annuncio di una data per la sua revoca riduce il numero di prenotazioni per resort, alberghi, villaggi, campeggi, b&b italiani da parte di turisti nazionali e stranieri.
Tutto questo non viene certamente affrontato nei progetti del Recovery Plan, che guardano lontano e puntano al recupero dei posti di lavoro persi durante la pandemia e dei punti di Pil persi nel 2020 e nel primo trimestre dell’anno in corso. Nei progetti italiani per il Recovery, a quanto pare, ci sono anche eurotasse mascherate da riforme, ad esempio la rivalutazione dei valori catastali, che è l’anticamera di nuove stangate per i proprietari di abitazioni (patrimoniale sulla casa).
Il problema impellente, però, è che ci sono milioni di italiani che hanno perso il lavoro o lo stanno perdendo e che hanno comunque registrato una preoccupante contrazione dei propri guadagni e non possono più vivere una vita dignitosa per sé e per la propria famiglia. Per questi italiani esasperati dai lockdown e impoveriti dal blocco delle attività il tempo di attesa è esaurito. Non possono di certo aspettare la rivoluzione green o quella digitale, hanno la necessità della sopravvivenza. Anche indebitandosi ulteriormente, lo Stato italiano potrebbe non essere in grado di far fronte a queste nuove povertà. E l’esplosione di disordini di piazza e di proteste massive non è un’ipotesi peregrina.
Ecco perché l’idolatria del vaccino e del Recovery Fund può generare illusioni nell’opinione pubblica e trasmettere l’idea che basterà aspettare per assistere alla rinascita del Paese. Non sarà così se, parallelamente alle azioni di contrasto alla pandemia, non si restituiranno tutte le libertà sottratte ai cittadini e non si rivedranno, quindi, molte delle scelte sbagliate fatte sulla pelle di famiglie e imprese e che certamente continuano a frenare la ripartenza, senza tutelare più efficacemente la salute delle persone.