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L'EDITORIALE

Libri di testo, il problema esiste

Non è certo il Parlamento la sede idonea a discuterne, ma almeno l'iniziativa politica ha avuto il merito di risollevare un nodo culturale decisivo. Ecco alcune proposte.

Editoriali 14_04_2011

Libri di testo per le scuole orientati ideologicamente.  La polemica è tornata di attualità in questi giorni con la proposta di 19 parlamentari del Pdl (prima firmataria Gabriella Carlucci) che hanno presentato un disegno di legge che propone una Commissione parlamentare d’inchiesta sull’imparzialità dei libri di testo. Certamente la via parlamentare non è la più idonea per affrontare la questione, tuttavia l’iniziativa ha almeno il merito di aver risollevato un problema culturale reale che venne alla luce per la prima volta negli anni Novanta, sulla scia della vittoria elettorale del centro-destra nel 1994.

Sembrò allora – era da poco caduto il Muro di Berlino (1989) – che potesse essere rimessa in discussione una egemonia culturale della sinistra, prima comunista poi relativista. Nacque un Osservatorio composto da intellettuali e uomini di cultura che cominciarono a esaminare i diversi libri di testo adottati nelle scuole, mostrandone la dipendenza ideologica; si organizzarono convegni e venne fatto un lavoro importante di schedatura di testi, ma poi l’iniziativa si arenò. Sorsero, ed è la cosa più importante in prospettiva, alcuni (pochi) libri di testo, soprattutto di storia, preoccupati di raccontare la verità, lontani dalle ideologie e ancorati alla realtà. Ma il problema in sostanza è rimasto: i libri di testo che circolano nelle scuole sono sempre quasi totalmente orientati a sinistra.

Si possono fare tante considerazioni al proposito, ma l’unica che vorremmo evitare ai nostri lettori è il grido un po’ scandalizzato di protesta. Esistono tanti libri orientati ideologicamente perché i professori li adottano e i genitori non protestano.

Il primo lavoro da fare è informare sul contenuto di questi libri, cioè fare conoscere la realtà per capire veramente di che cosa si stia parlando. Su La Bussola Quotidiana contiamo di potere avviare un contributo di questo tipo.

In secondo luogo, bisogna ritornare realisticamente al lavoro cominciato e mai concluso negli anni Novanta: analisi, denuncia delle menzogne se ci sono e nella misura in cui ci sono, e poi soprattutto finanziare e così favorire la stesura di nuovi testi, farli conoscere perché possano essere adottati e curarne la distribuzione. Sono i soliti problemi dell’editoria, ma innanzitutto c’è un grande e irrisolto problema culturale: nulla vieta a chi non è ideologicamente orientato a sinistra di scrivere libri diversi, nulla vieta a editori grandi e piccoli di stanziare fondi perché questi libri vedano la luce. Ci sono  molte persone che scriverebbero questi libri se trovassero editori disposti a finanziarli, anche modestamente.

Il principale problema è proprio questo ed è innanzitutto culturale. Lo si capisce dalle parole del direttore editoriale Aaron Buttarelli del marchio Le Monnier - gruppo Mondadori Education, proprietà di Berlusconi - che ha editato il libro La Storia, scritto dal trio Della Peruta-Chittolini-Capra e accusato di partigianeria ideologica di sinistra secondo quanto afferma il Corriere della Sera del 13 aprile.

Buttarelli ha detto testualmente: “Noi garantiamo piena libertà all’autore di esprimere la sua interpretazione anche di epoche recenti, mai nessuna censura. Lo faremmo solo se, per assurdo, ci fosse l’apologia del nazismo”. Sembra incredibile, ma ha detto proprio così. Una casa editrice che non si colloca nell’area culturale della sinistra si preoccupa soltanto di evitare l’apologia del nazismo, che è come fare l’apologia del politicamente corretto o del nulla, se preferite, anche perché nessuno oggi farebbe l’apologia del nazismo. Così possiamo immaginare Le Monnier pubblicare l’apologia o almeno giustificare il Gulag (come si può leggere sul famigerato Camera-Fabietti edito da Zanichelli), oppure tollerare la giustificazione per esempio del genocidio degli Armeni, che non è stato compiuto da nazisti, e altre amenità del genere.

Insomma, il principale problema sta proprio nella testa e nel cuore di chi ha il pane ma non ha fame, ha i mezzi economici ma non si preoccupa di usarli per cercare e raccontare la verità.
Perché se per la sinistra relativista la verità non esiste, per molte case editrici non di sinistra, ricche di mezzi e scarse di idee, il problema della verità non è proprio neppure all’ordine del giorno.