L'ex capo della Gendarmeria vaticana si racconta
Dal servizio ai Pontefici alla guida delle Misericordie: c'è un fil rouge per Domenico Giani intervistato da Giuseppe Rusconi.
Per anni lo abbiamo visto accanto ai Pontefici, in qualità di comandante della Gendarmeria vaticana. Adesso Domenico Giani è a capo delle Misericordie d'Italia. Ma c'è un fil rouge, spiega nell'intervista concessa a Giuseppe Rusconi su RossoPorpora: «Già da comandante della Gendarmeria ho sempre tenuto in grande considerazione due aspetti del mio lavoro. Il primo riguardava il servizio al Papa, con la tutela della sua sicurezza … un servizio esteso all’intero Stato della Città del Vaticano. Il secondo - che mai ho trascurato anche in quegli anni molto impegnativi – del servizio della carità».
Un servizio poco noto, che negli anni ha permesso «molte iniziative umanitarie in Messico, in Africa, in Siria, anche in Italia. Siamo intervenuti in tante situazioni di bisogno aderendo a richieste di sacerdoti, di missionari, di Congregazioni. Questo della carità è un aspetto di cui da sempre mi faccio portatore e testimone, poiché la carità - come dice il Vangelo - apre le porte del Paradiso operando per gli ultimi, per i fragili».
Inevitabile qualche domanda sul servizio ventennale presso la Santa Sede, di cui 13 da comandante. Classe 1961, Giani si definisce «giovane della "generazione GPII"» e considera «una grazia» averlo «conosciuto negli ultimi sei anni del suo viaggio terreno». Di Benedetto XVI racconta «una vicinanza affettiva molto intima, come tutta la mia famiglia, che anch’essa ha avuto la grazia di una relazione strettissima con papa Benedetto…». E si dice ancora «fortemente legato» a Francesco, che considera come «un padre» (anche perché il Pontefice «è nato tre giorni dopo il mio babbo, scomparso da alcuni anni…»).
E il ruolo attuale? «È secondo me una continuazione – e non a un livello inferiore – del servizio prestato in Vaticano dal 1999 al 2019», dice l'aretino Giani sottolineando il radicamento delle Misericordie nella sua regione, dove «c’è l’usanza che i neonati si iscrivono prima alle Misericordie, poi all’anagrafe comunale… In Toscana le Misericordie sono molto radicate, abbiamo più Misericordie che Comuni… ».