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OCCHIO ALLA TV

L'eredità, un buon esempio

Fra i molti quiz televisivi in cui si vincono tanti soldi soltanto a colpi di… fortuna, vanno segnalate le parziali eccezioni che ai concorrenti chiedono almeno un pizzico di quella che un tempo si chiamava “cultura generale”, oltre a un po’ di fantasia. “L’eredità”...

Occhio alla Tv 31_05_2011

Fra i molti quiz televisivi in cui si vincono tanti soldi soltanto a colpi di… fortuna, vanno segnalate le parziali eccezioni che ai concorrenti chiedono almeno un pizzico di quella che un tempo si chiamava “cultura generale”, oltre a un po’ di fantasia. “L’eredità” (RaiUno, dal lunedì al venerdì ore 18.50) è uno di questi. In onda dal luglio 2002, il programma è stato dapprima affidato ad Amadeus e dall’edizione 2005/2006 è saldamente nelle mani di Carlo Conti, che nello scorso novembre ha tagliato il traguardo delle 1.000 puntate di conduzione.

Il meccanismo è semplice e prevede una successione di giochi in cui 6 concorrenti sono chiamati a sfidarsi, avendo a disposizione una dote iniziale di 10.000 euro ciascuno: “Vero o falso”, “I fantastici quattro”, “La scossa”, “Cos’è”, “Il duello” e “La ghigliottina”. La tensione e la curiosità, insieme alla cifra in palio, crescono di gioco in gioco, fino alla prova finale: qui il concorrente superstite deve indovinare una serie di indizi giusti – se sbaglia il montepremi accumulato si dimezza – e quando ha completato la serie di 5, deve indovinare la parola che si ricollega a ciascun indizio. Se la trova, vince l’eredità rimasta, che si è implementata anche grazie agli errori degli altri.

Le risposte alle domande dei giochi spaziano dalla storia alla geografia, dal costume allo sport e sono in larga parte alla portata di tutti. Anche la prova finale lascia al pubblico la possibilità di provare a indovinare la risposta esatta e questo fa sì che gli spettatori da casa si sentano attivamente partecipi.