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L'APERITIVO

L'Epifania recuperata grazie ai bancarellari

La festa del 6 gennaio per otto anni, dal 1977 al 1985, venne abolita dal calendario civile. Fu reintrodotta non per iniziativa delle gerarchie, ma dopo la protesta dei titolari delle bancarelle di Piazza Navona...

A TAVOLA 03_01_2011


Nei giorni scorsi abbiamo parlato della perdita dei simboli identitari della fede cattolica. Visto che siamo ormai alla vigilia della festa dell’Epifania vorrei parlare di questa festa che venne prima tolta e poi reintrodotta nel calendario italiano.

Correva l’anno 1977, uno dei terribili anni di piombo, e i sindacati, allora dominati dai comunisti, accettarono la proposta degli industriali di eliminare qualche festa per evitare le troppe interruzioni della catena produttiva e i troppi “ponti” lungo il corso dell’anno. Ovviamente intoccabili erano le feste civili, dal 1° maggio al 25 aprile (per inciso, faccio notare che l’Italia è l’unico Paese al mondo a celebrare con ogni solennità la sconfitta subita in una guerra).

Il sindacato acconsentì di cancellare dal calendario le feste dell’Epifania, dell’Ascensione, del Corpus Domini e dei santi apostoli Pietro e Paolo. Il tutto avvenne per decreto del Presidente della Repubblica, senza opposizione da parte della Chiesa cattolica. I liturgisti, protagonisti di certe devastazioni post-conciliari, avevano infatti l’ossessione di riportare sempre tutto alla domenica, e così accettarono che l’Epifania di fatto sparisse per essere inglobata nella domenica seguente.

Nessuno si curò, ad esempio, del fatto che il mondo orientale più che il Natale festeggia l’Epifania, la manifestazione di Gesù al mondo, e dunque quel ridimensionamento appariva come un atto antiecumenico. Ma otto anni dopo, sempre per decreto presidenziale, l’Epifania tornò ad essere festa anche civile.

Che cosa accadde nel 1985? Proteste o manifestazioni della lobby cattolica? Raccolte di firme o campagne di sensibilizzazione? Iniziative della gerarchia? Nulla di tutto questo. A far tornare la festa furono i bancarellari di Piazza Navona. Il Messaggero, quotidiano romano, per mesi cavalcò la protesta e diede voce ai commercianti titolari delle bancarelle nella piazza simbolo dei festeggiamenti dell’Epifania.

Riuscì a coinvolgere nella protesta anche i commercianti di giocattoli e alla fine, la festa del 6 gennaio tornò a essere anche festa civile. Mi colpisce anche che, mentre si sono fatte scomparire dal calendario feste e ricorrenze cristiane, se ne facciano entrare altre tipicamente pagane, gnostiche, magiche. È il caso di Halloween, che minaccia la festa di Ognissanti e la celebrazione per tutti i defunti. Finora la resistenza è stata lasciata a iniziative singole: un parroco, un’associazione di genitori…

Purtroppo però si festeggia anche in qualche scuola cattolica. Una volta ho parlato di questo con un alto esponente delle gerarchie. Lo invitavo a fare qualcosa per questo, magari un documento ad hoc. Mi rispose che aveva cose più importanti di cui occuparsi. Vale a dire l’ennesimo documento sulla morale o sull’impegno sociale del cattolico. Nel frattempo, cancellano i segni della nostra identità.

(testo raccolto dalla redazione e non rivisto dall’autore)