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2 novembre

Leone XIV al Verano: la speranza futura non è illusione

Per la Commemorazione dei fedeli defunti il Papa ha celebrato la Messa nel cimitero monumentale romano, esortando a vivere la memoria di chi ci ha preceduto guardando avanti «verso il porto sicuro che Dio ci ha promesso».

Borgo Pio 03_11_2025
Foto Vatican Media/LaPresse

Una memoria viva che guarda al futuro e questo futuro non è un'illusione perché fondato sulla Pasqua di Cristo: è uno dei messaggi chiave dell'omelia di Leone XIV che nel pomeriggio di ieri, 2 novembre, si è recato al Cimitero monumentale del Verano celebrandovi la Messa della Commemorazione dei fedeli defunti.

Il Papa ha evocato innanzitutto il ricordo che passa attraverso le «immagini che ci riportano a quanto abbiamo vissuto con loro» e «perfino i profumi delle nostre case ci parlano di coloro che abbiamo amato e non sono più tra noi, e tengono acceso il loro ricordo». Che però non è confinato nel passato, poiché alla luce della «fede cristiana, fondata sulla Pasqua di Cristo» lo si vive «anche e soprattutto come una speranza futura. Non è tanto un volgersi indietro, ma piuttosto un guardare avanti, verso la mèta del nostro cammino, verso il porto sicuro che Dio ci ha promesso, verso la festa senza fine che ci attende».

Questa speranza futura «non è un’illusione che serve a placare il dolore per la separazione dalle persone amate, né un semplice ottimismo umano. È la speranza fondata sulla risurrezione di Gesù, che ha sconfitto la morte e ha aperto anche per noi il passaggio verso la pienezza della vita» dove ci attende «un incontro d'amore». L'amore nel quale Dio ci ha creati e redenti e vuole farci vivere sin da ora: «Proprio per questo, noi camminiamo verso la méta e la anticipiamo, in un legame invincibile con coloro che ci hanno preceduto, solo quando viviamo nell’amore e pratichiamo l’amore gli uni verso gli altri, in particolare verso i più fragili e i più poveri» attraverso le opere di misericordia descritte in Mt 25,35-36.

«La carità vince la morte» perché oltrepassa la separazione tra vivi e defunti: «se camminiamo nella carità, la nostra vita diventa una preghiera che si eleva e ci unisce ai defunti, ci avvicina a loro, nell’attesa di incontrarli nuovamente nella gioia dell’eternità». «Mentre il dolore dell’assenza di chi non è più tra di noi rimane impresso nel nostro cuore», il Papa invita a guardare a Cristo che ha sconfitto per sempre la morte «aprendo un passaggio di vita eterna – cioè facendo Pasqua – nel tunnel della morte, perché, uniti a Lui, anche poi possiamo entrarvi e attraversarlo».