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DDL Zan

Legge bavaglio approda in Aula, Forza Italia si ricompatta

Due giorni fa è iniziata la discussione in aula sulle misure di prevenzione e contrasto della violenza e della discriminazione per motivi legati al sesso, al genere, all'orientamento sessuale e all'identità di genere.

Gender Watch 05_08_2020

Sbarca in Aula a Montecitorio il Ddl contro la cosiddetta omotransfobia. È iniziata due giorni fa la discussione generale sulle misure di prevenzione e contrasto della violenza e della discriminazione per motivi legati al sesso, al genere, all'orientamento sessuale e all'identità di genere. Gli interventi dei deputati iscritti a parlare hanno confermato le posizioni già viste in Commissione Giustizia. La proposta di legge che porta il nome di Alessandro Zan è stata difesa convintamente dai dem Verini e Boldrini, così come dalle pentastellate Sportiello e Bilotti. Fratelli d'Italia e Lega hanno ribadito la loro netta contrarietà alla proposta già manifestata in Commissione. Ciro Maschio, esponente del partito di Giorgia Meloni e tra i più vivaci oppositori del Ddl Zan in Commissione Giustizia, l'ha definita "una legge che vuole istituire una sorta di tribunale dell'Inquisizione" e che ha "la volontà di introdurre un reato ideologico e di opinione". Dello stesso tenore gli interventi dei leghisti Pagano, Potenti e Paolini.

La discussione generale di ieri ha reso l'immagine di una Forza Italia più vicina alle posizioni degli alleati di centrodestra rispetto a quanto era sembrato nel corso dell'iter in II Commissione. Nessuno spazio per aperture alla maggioranza negli interventi di Annagrazia Calabria e di Andrea Orsini che hanno sposato in pieno la linea segnata dal presidente Silvio Berlusconi nel comunicato dello scorso 24 luglio. In quell'occasione, il Cavaliere aveva affermato che "la legge Zan sull’omofobia rappresenta un passo indietro sul piano della libertà d’espressione che un movimento liberale come Forza Italia non può condividere né sostenere".

Il discorso pronunciato ieri dal deputato Orsini è sembrato la più lucida elencazione delle argomentazioni di chi si oppone all'approvazione di questo provvedimento. L'esponente di Forza Italia ha affermato che è persino "superfluo precisare che ogni atto di discriminazione è assolutamente e radicalmente inaccettabile" e si è detto convinto che "i diritti siano insiti nella stessa condizione di cittadinanza"; motivo per cui sarebbe "un'aberrazione aggregare le persone in base alle categorie". Da qui, la contestazione ai promotori del Ddl Zan che, secondo Orsini, non tratterebbero i destinatari della tutela prevista da questa legge "come cittadini, ma come categorie da promuovere". Il deputato ha pronunciato il suo secco 'no' a leggi "tagliate su misura", denunciando il pericolo di finire "sull'orlo dello Stato etico" con la sua approvazione. Una minaccia avvertita anche dalla sua collega Calabria per la quale, con il via libera al Ddl contro l'omotransfobia, "c'è il rischio (...) serissimo che si sconfini nel reato di opinione, limitando la libertà di espressione in favore di una sorta di pensiero unico". Tra i parlamentari della maggioranza iscritti a parlare, Lucia Annibali di Italia Viva ha sostenuto la necessità di approvare la legge pur definendolo "un testo perfettibile" e non escludendo che in Aula possano essere recepiti alcuni dei rilievi emersi nei pareri delle altre commissioni.

Stefano Ceccanti, costituzionalista già presidente della Fuci ed eletto con il Partito Democratico, ha citato papa Francesco e la sua Amoris laetitia a supporto del suo favore - seppur con apertura ad eventuali modifiche - all'approvazione di una legge contro l'omotransfobia. (“desideriamo anzitutto ribadire che ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione e, particolarmente, ogni forma di aggressione e di violenza”). Ma essere contrari all'approvazione della proposta di legge che porta il nome di Zan non significa certamente essere promotori di quel "marchio di ingiusta discriminazione" che il pontefice invita ad evitare nella sua esortazione apostolica. D'altra parte, prima ancora di Amoris laetitia, nel Catechismo della Chiesa cattolica è scritto che gli omosessuali "devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza" e che "a loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione". 

Non c'è contraddizione tra la denuncia del potenziale liberticida del testo approdato ieri in Aula e il rispetto dell'insegnamento contenuto nel Catechismo e ribadito da Francesco: lo dimostra la posizione assunta dalla presidenza della Cei che ha lanciato l'allarme sul fatto che "un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide, per cui – più che sanzionare la discriminazione – si finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione, come insegna l’esperienza degli ordinamenti di altre Nazioni al cui interno norme simili sono già state introdotte".