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dipendenza ideologica

L’egemonia culturale della sinistra si espande a destra

Il via libera al suicidio assistito in due regioni a guida leghista (Veneto e Friuli) prova che la cultura "liberal" e "neoborghese" va ben al di là dei confini partitici.

Dottrina sociale 12_08_2023

Dopo il Veneto, anche la regione Friuli Venezia Giulia dà il via libera ad un caso di suicidio assistito. Come si sa, in ambedue le regioni c’è un governo politico a guida leghista: i due governatori, Zaia a Venezia e a Fedriga Trieste, sono esponenti non di secondo piano della Lega.

Qualche tempo fa si è tenuto un dibattito con la partecipazione di diversi intellettuali per capire se si possa parlare ancora di “egemonia culturale” della sinistra nel nostro Paese. Marcello Veneziani aveva addirittura parlato di una sub-cultura della sinistra: la riesumazione del fascismo, l’asservimento alle politiche dem americane, le tematiche legate ai sessi. Le ultime elezioni politiche, secondo qualcuno, avrebbero confermato la fine di questa egemonia. Il governo di Giorgia Meloni avrebbe manifestato l’esistenza di una cultura “di destra” che ora avrebbe rialzato il capo. Ma, ecco il problema: se l’egemonia culturale della sinistra è morta, come mai avviene che a Venezia e a Trieste, vengono attuate riforme sicuramente improntate a quel tipo di cultura?

Il suicidio assistito è la punta di diamante della cultura liberal e neoborghese, votata a quell’immanentismo radicale che Gramsci prospettava come esito della rivoluzione comunista una volta sbarazzatasi della rivoluzione. Quanto accaduto di recente nelle due regioni del nord-est testimonia non solo che l’egemonia culturale della sinistra è ancora presente ed efficace ma che ha conquistato ampiamente anche la cosiddetta “destra”.

Quella cultura è più radicata e più ampia della sinistra politica e, quindi, continua a “governare” l’Italia anche quando i partiti della sinistra stanno in panchina. Non credo si possano definire “destra” gli attuali partiti al governo. Anche la Lega – partito dei due governatori in questione – non può essere definita tale, tuttavia alcuni suoi presupposti ideali delle origini – la terra, l’identità, le radici della storia, la famiglia come base dell’economia, il municipalismo e il regionalismo, l’opposizione al globalismo, … – si contrapponevano all’egemonia culturale del comunismo italiano. Rispetto a questi elementi, ora le decisioni di Zaia e Fedriga sono in evidente contraddizione.

Intendiamoci, i due non sono nuovi a queste sorprese, come hanno dimostrato con le loro politiche á la Speranza attuate durante il Covid, ma il tema del suicidio assistito, e per Zaia anche quello del transgenderismo, sono molto più significativi ed emblematici di una dipendenza culturale.

L'egemonia culturale della sinistra è più ampia dei partiti della sinistra, essa arruola ancora i militanti della società civile e anche i dirigenti dei partiti della sedicente “destra”. Questo avviene perché l’egemonia culturale della sinistra è solo un aspetto dell’egemonia culturale della modernità, che se si è espressa nel Gramscismo e nel Togliattismo, si è manifestata anche in altri percorsi. È questa egemonia culturale della modernità politica che continua ad essere presente ed efficace, nonostante la crisi politica della sinistra.