Le urne non premiano il governo, ma solo la Lega
Come leggere l'expolit leghista dopo il voto in Trentino? Non è corretto affermare, come invece fa Salvini, che la gente ha premiato il buon governo nazionale, perché in verità ha premiato solo il suo partito e ha penalizzato il suo alleato. Che con Grillo per dare ossigeno all'elettorato si è buttato contro Mattarella.
Nel giorno in cui Matteo Renzi chiude il suo week-end annuale alla Leopolda, rottamando di fatto il Pd e annunciando la costituzione di comitati civici, il suo partito perde anche in Trentino, dove cede lo scettro del comando al centrodestra. La Lega vola e ormai sembra padrona di tutto il nord-est, ma il dato più significativo è che sia in Veneto che in Friuli che ora in Trentino il Carroccio governa in solida alleanza con le altre forze di coalizione, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Il governo nazionale con i Cinque Stelle, quindi, si conferma una coabitazione forzata e anomala, tanto più che i grillini alle elezioni di domenica in Trentino registrano un crollo di consensi rispetto alle politiche di sette mesi fa.
Il nuovo governatore del Trentino è il sottosegretario alla salute del governo Conte, il leghista Maurizio Fugatti, sostenuto da altre otto liste di destra. Conquista il 46% dei voti lasciando l'ex senatore del Pd Giorgio Tonini, sostenuto da altre due liste di sinistra e di centro, al 25%. Fugatti ha ottenuto 124.590 voti, di cui 3.684 solo a lui come candidato presidente.
Bocciato anche il presidente uscente Ugo Rossi, autonomista del Patt. Alle provinciali del 2013, sostenuto anche dal Pd, il centrosinistra autonomista era arrivato al 58%. Ora Rossi, che dopo la rottura con i dem si è presentato da solo con il Patt, è arrivato soltanto al 12%. Il dato più eclatante rimane l’exploit di Matteo Salvini e del suo partito che, nel 2013, era al 6,2% e aveva conquistato un solo seggio, mentre domenica ha più che quadruplicato i consensi (27,09%) e ottiene il super-premio di maggioranza, con 23 consiglieri provinciali, oltre al presidente eletto, sui 35 seggi totali.
Il Pd scende dal 22% al 13,9%.
Il risultato di Trento pesa anche a Bolzano e a livello regionale. In Alto Adige la Lega è ora il terzo partito, il primo degli italiani, e ha ottenuto 4 consiglieri provinciali. La crisi della Sudtiroler Volkspartei, scesa al minimo storico di 15 seggi, impone al partito di raccolta di lingua tedesca di trovare almeno 3-4 voti tra le forze italiane.
Le valutazioni che si possono fare dell’esito delle urne in Trentino sono fondamentalmente tre.
In primo luogo va detto che soffia sempre più forte il vento leghista, tanto che lo stesso Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, nell’esultare per i risultati, ha rilanciato il suo impegno in favore della sicurezza e per la regolazione dei flussi migratori, affermando di sentire sempre più il peso della responsabilità nei confronti di un elettorato in enorme crescita. In secondo luogo si dimostra che la tensione tra Lega e Cinque Stelle, al di là delle rassicuranti dichiarazioni di facciata, è destinata ad inasprirsi, poiché i grillini, ancora una volta in calo in una tornata di elezioni amministrative, sembrano gli unici a pagare il conto delle incertezza di governo a Roma. Dunque non è corretto affermare, come invece fa Salvini, che la gente ha premiato il buon governo nazionale, perché in verità ha premiato solo il suo partito e ha penalizzato il suo alleato.
Infine, bisognerà aspettarsi, nei prossimi giorni, che i governatori delle regioni del nord-est rilancino la battaglia per l’autonomia, magari giocando di sponda con la Lombardia guidata da Attilio Fontana. Ciò alla lunga potrebbe creare imbarazzi con il governo centrale, considerato che Salvini ha da tempo deciso di trasformare il Carroccio in un partito nazionale, anche pagando il prezzo di sacrificare almeno in parte le ragioni del nord. Bisognerà capire quanto ciò risulterà praticabile senza creare frizioni e strappi tra i leghisti del nord e quelli del resto d’Italia.
Sul versante del centrosinistra, Matteo Renzi sembra sempre più un intruso dentro il Pd. Nonostante l’ex Ministro Marco Minniti abbia dato la sua disponibilità a correre per la segreteria, anche con l’appoggio dei renziani, questi ultimi alla Leopolda hanno lasciato intendere di voler combattere una battaglia tutta loro, anche fuori dal partito. La creazione di comitati civici somiglia a una dichiarazione di guerra di Matteo Renzi nei riguardi del mondo dem, con il tentativo disperato di portare via voti dal partito per dar vita a nuove entità politiche. Peccato, però, che l’appuntamento della Leopolda, più che un momento di riflessione politica, si sia rivelato quest’anno un evento di puro spettacolo, con Paolo Bonolis intervistato dal padrone di casa, Matteo Renzi e tanti momenti di pura divagazione, forse pensati ad arte per evitare di affrontare il severo confronto con i fallimenti del renzismo.
Infine una chiosa sulla sortita di Beppe Grillo contro il Capo dello Stato che, secondo il comico, intervenuto alla due giorni grillina al Circo Massimo, avrebbe troppi poteri. Un polverone, secondo molti, sollevato ad arte per dare un po’ di ossigeno ai partiti di governo, sempre più assediati per una manovra che incontra pochissimi consensi e tantissime riserve.