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L’annuncio

Le Sentinelle in piazza contro il suicidio assistito

Riprendono le veglie silenziose delle Sentinelle in Piedi, che da lunedì 13 ottobre manifesteranno in diverse piazze italiane per opporsi alla legalizzazione del suicidio assistito.

Attualità 11_10_2025

Riceviamo e pubblichiamo di seguito il comunicato con cui le Sentinelle in Piedi annunciano il loro ritorno in piazza, per dire no al disegno di legge che intende legalizzare il suicidio assistito.

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In vista della calendarizzazione del ddl sul cosiddetto “fine vita” si riattiva dalla Capitale la rete che aveva mobilitato decine di piazze contro i testi Scalfarotto e Zan. Che non sono mai diventati legge.

Le Sentinelle tornano ad alzarsi in piedi: parte lunedì la nuova ondata di mobilitazioni contro la legge sul “suicidio assistito” che il Parlamento si prepara a discutere.

Dieci le piazze che veglieranno nelle prossime settimane:

  • Roma, lunedì 13 ottobre in piazza Vidoni, ore 18.00

  • Genova, giovedì 16 ottobre in via Galata (Angolo San Vincenzo), ore 18.00

  • Busto Arsizio (VA), sabato 18 ottobre in Piazza Santa Maria, ore 16.00

  • Fossano (CN), sabato 18 ottobre in Piazza Manfredi, ore 17.00

  • Brescia, sabato 25 ottobre in Piazza Vittoria, ore 16.00

  • Piacenza, sabato 25 ottobre in piazza Cavalli, ore 16.00

  • Imperia, domenica 26 ottobre piazza Bixio, spianata Oneglia, ore 16.30

  • Cremona, domenica 26 ottobre in Piazza Duomo, ore 17.00

  • Milano, domenica 26 ottobre, Piazza Duomo (lato Palazzo Reale), ore 17.00

  • Trieste, sabato 8 novembre, Piazza Unità, ore 16.30

Presto arriveranno le date di Arezzo, Rimini, Bologna, Verona, Padova, Caltanissetta, Cesena, Napoli e tante altre.

Il testo sul cosiddetto “fine vita”, ossia sul suicidio assistito, introdurrà nel nostro ordinamento giuridico la “non punibilità” per chi agevola il suicidio di un’altra persona. In questo modo si darebbe esecuzione a quanto chiesto più volte e con insistenza dalla Corte Costituzionale che nel 2019, con la sentenza 242, ha già depenalizzato questa pratica nel caso in cui la persona che chiede la morte sia affetta da patologia irreversibile, abbia sofferenze ritenute intollerabili, sia tenuta in vita da “trattamenti di sostegno vitale” e sia pienamente cosciente, purché tali condizioni siano verificate. Le Sentinelle ribadiscono che a queste persone lo Stato non debba offrire la possibilità di morire, bensì cure e assistenza.

Le Sentinelle in Piedi ricordano inoltre che il Parlamento è sovrano ed è l’unico organo deputato a legiferare. Per quanto la Consulta possa pressare, il legislatore è libero di non legiferare, soprattutto perché non c’è alcun vuoto normativo.

Inoltre nei paesi che hanno già adottato legislazioni simili anche i depressi chiedono la morte, nonché le persone affette da patologie curabili ma che non hanno i mezzi economici per affrontar le terapie. Approvare questa legge sarebbe un cambio di paradigma perché ammetterebbe che la vita, in determinati casi, non è più inviolabile.

Non è forse questa la più grande forma di discriminazione?

È vero che tutto ciò già avviene, nel nostro Paese, con la soppressione in grembo dei nascituri non voluti ma questa legge sarebbe un ulteriore passo verso il suicidio della nostra società.

Con l’inganno dell’autodeterminazione si rischia di varare una legge il cui danno principale sarà incidere sulla mentalità facendo passare come “libertà” la morte provocata. Anzi, come un atto altruistico nei confronti di chi soffre, quando è vero esattamente il contrario.

Qualcuno pensa di poter frenare la deriva già in atto o ribaltare il piano inclinato proponendo una legge che consenta il suicidio assistito solo in casi eccezionali, ma la storia ci ha già mostrato che una volta fatto il forellino nella diga, è impossibile arginare la marea montante. E qui c’è in gioco il nostro futuro.

Per questo le Sentinelle si alzano ancora una volta in piedi.

Vegliamo in silenzio, in risposta al rumore del mondo.

Leggendo un libro, per non piegarci agli slogan vuoti che vorrebbero convincerci che scegliere di morire è una libertà e consentirlo per legge un gesto d’amore e di civiltà.

In piazza perché vogliamo dare visibilità pubblica al popolo che non considera un ammalato un peso, anche quando la sua patologia è inguaribile, e non considera in nessun caso buona la soppressione di una vita umana.

Ad un metro di distanza l’uno dall’altro, perché ciascuno è responsabile di un metro quadrato, un pezzettino di realtà, e soprattutto è in rete con tutti gli altri, unico vero antidoto al dolore vissuto in solitudine.

La vita è inviolabile sempre, anche quando faticosa ed è preziosa anche nella sofferenza.

Il cuore dell’uomo è troppo grande per cedere alle menzogne del potere.