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ABORTO

Le Piccole Sorelle dei Poveri resistono all'Obamacare

Le suore e i datori di lavoro cattolici, non intendono essere obbligati a fornire copertura sanitaria ai dipendenti su aborto e tecniche contraccettive. L'arcivescovo Kurtz fa notare quanto l'Obamacare sia sbilanciata contro i valori cristiani.

Esteri 05_01_2014
"Io voglio che tu paghi l'aborto!"

Con l’avvento del 2014, sono entrati in vigore negli Stati Uniti molti dei provvedimenti contenuti nell’Affordable Care Act, la legge con la quale Obama ha introdotto la rivoluzione del sistema sanitario. Se è vero che il percorso della cosiddetta Obamacare è stato accidentato fin da subito – già nel 2008 l’attuale inquilino della Casa Bianca, parlando della volontà di riformare la sanità, si attirò le critiche dei Vescovi statunitensi e di tutta la galassia pro-life a causa dei contenuti estremamente negativi legati a contraccezione ed aborto – non si può certo dire che col nuovo anno qualcosa sia cambiato. Anzi: a sorpresa, l’ennesimo ostacolo per la piena attuazione dell’Obamacare porta in calce la firma del membro della Corte Suprema Sonia Sotomayor, giudice nominato proprio da Obama e di area liberal. Sotomayor ha infatti bloccato la misura prevista dall’Affordable Care Act che obbliga i datori di lavoro di istituzioni religiose a fornire piani assicurativi sanitari comprensivi dei servizi legati ad aborto e contraccezione. Il giudice lo ha fatto impugnando il ricorso presentato dalle Piccole Sorelle dei Poveri, suore che si occupano di anziani in stato di povertà e bisognosi di aiuto. Il caso della Piccole Sorelle dei Poveri è simile ai moltissimi altri che riguardano tutte quelle istituzioni religiose che non godono delle esenzioni previste dalla riforma sanitaria, in particolar modo quelle che non hanno nella celebrazione del culto il cuore della loro attività (come ad esempio ospedali, università, opere caritatevoli). È evidente che, a prescindere dalle peculiarità delle diverse istituzioni, per ciascuna si configura una inaccettabile violazione della libertà religiosa e di coscienza.

Nuovo anno (e nuovo Presidente della Conferenza episcopale statunitense) ma stesso registro anche per quanto riguarda i rapporti tra Casa Bianca e Vescovi degli Stati Uniti. L’Arcivescovo di Louisville Jospeh Kurtz, che ha sostituito Timothy Dolan alla guida della Usccb, ha inviato una lettera molto dura ad Obama sul tema dell’obbligo di includere pratiche contrarie alla dottrina morale della Chiesa nei pacchetti assicurativi dei dipendenti delle istituzioni religiose. Nella missiva, resa pubblica il 31 dicembre e consultabile sul sito della Conferenza episcopale, garantendo preghiere e benedizioni per il Presidente e il suo agire al servizio della Nazione, si ribadisce ancora una volta che l’Affordable Care Act apre una ferita nella sfera del principio costituzionale americano «First Freedom» («prima di tutto la libertà»). Ma è un passaggio specifico della lettera indirizzata ad Obama a chiarire una volta di più quanto fallace sia l’impostazione della riforma sanitaria.

Vale la pena riportarlo integralmente: «Si consideri, poi, il risultato delle politiche attuali della vostra Amministrazione. Il prossimo anno, nessun datore di lavoro sarà tenuto ad offrire un piano sanitario. I datori di lavoro non devono pagare alcuna sanzione il prossimo anno (e solo 2000 dollari per ciascun dipendente successivamente) per annullare la copertura sanitaria contro il volere dei loro dipendenti, costringendoli a cercarla sul mercato. Ma un datore di lavoro che sceglie, con carità e buona volontà, di fornire e sovvenzionare completamente un piano sanitario eccellente per i dipendenti – ma che esclude la sterilizzazione o qualsiasi altro farmaco o dispositivo contraccettivo –  deve affrontare multe gravose fino a 100 dollari al giorno o 36.500 dollari all'anno per dipendente. Così il governo sembra dire ai dipendenti che staranno meglio senza un piano sanitario fornito dal datore di lavoro che con un piano che non copre contraccettivi. Ciò è difficile da conciliare con una legge il cui scopo è quello di portare ad una copertura sanitaria universale». Ma, allora, cosa sta a cuore davvero ad Obama? Che tutti abbiano accesso ad una adeguata copertura sanitaria o che aumenti la diffusione di contraccezione ed aborto?

La risposta non ha tardato ad arrivare e il copione, ancora una volta, non cambia. Il 3 gennaio era il giorno stabilito dal giudice Sotomayor entro il quale l’Amministrazione Obama avrebbe dovuto decidere come comportarsi a fronte dello stop imposto grazie al ricorso presentato dalle Piccole Sorelle dei Poveri. Puntualmente è stato pubblicato un documento col quale il Dipartimento di giustizia, per bocca del Procuratore generale Donald B. Verrilli, ribadisce quanto ormai è chiaro da tempo: le suore si adeguino (e con loro tutti i datori di lavoro che intendono opporsi ai provvedimenti lesivi della loro libertà di coscienza). Questo in estrema sintesi il contenuto del memorandum con cui Obama e il suo staff chiedono alla Corte Suprema, e con essa ai cittadini tutti, di non intralciare la marcia verso la contraccezione di Stato.

La guerra culturale di Obama, condotta anche grazie a fiumi di una zuccherosa retorica a favore degli ultimi e dei bisognosi, rischia così di mietere vittime proprio tra coloro che dedicano la propria vita a soddisfare – davvero e nel silenzio operoso – le necessità reali della persona.