Le Olimpiadi sono la vera causa della crisi dei 5 Stelle
I sondaggi danno in calo il Movimento 5 Stelle, dopo la crisi della giunta Raggi a Roma. La vera partita della capitale riguarda le Olimpiadi, che Renzi vorrebbe fare e su cui i grillini si oppongono fermamente. Tutto ciò che sta succedendo in Campidoglio è figlio di questo braccio di ferro.
Non ci sono elezioni politiche alle porte,ma gli istituti demoscopici periodicamente ci propinano sondaggi sulle intenzioni di voto degli italiani. Era prevedibile che queste rilevazioni risentissero della crisi della giunta capitolina. La falsa partenza dell'amministrazione Raggi avrebbe nuociuto gravemente al Movimento Cinque Stelle, facendogli perdere da due a quattro punti percentuali e restituendo al Pd il trono di primo partito.
L'esperienza insegna che è del tutto inutile monitorare costantemente e in modo quasi ossessivo gli umori dell'elettorato,poiché esiste una fascia assai ampia di voto volatile, profondamente condizionabile dagli eventi e quindi assai instabile. Per di più, nell'era della connessione, anche un post o un tweet dell'ultimo minuto possono spostare voti e modificare l'orientamento elettorale degli italiani. E allora bisognerebbe porsi anzitutto un quesito: la concatenazione di passi falsi compiuti dai pentastellati a livello nazionale e in Campidoglio ha fatto crollare il mito della diversità grillina oppure rappresenta solo una temporanea battuta d'arresto degli indici di gradimento nei confronti del Movimento fondato dal comico genovese?Saranno i fatti delle prossime settimane a darci una risposta, ma certamente è prematuro tirare conclusioni che potrebbero essere smentite. Nella capitale stiamo assistendo a una sospensione della vita democratica. I romani hanno tributato quasi il 70% di consensi all'attuale primo cittadino, che però, a quasi tre mesi dal suo insediamento, non ha ancora una giunta al completo e annaspa tra veti correntizi e inerzie decisionali.
Il consiglio comunale di Roma, che raccoglie tutti i consiglieri di maggioranza e di opposizione eletti dai cittadini che ruolo ha in questa vicenda? Ogni quanto si riunisce? Su cosa delibera, visto che da una giunta monca e in balia degli eventi non gli arrivano atti sui quali pronunciarsi e votare? In fondo, a differenza della giunta, fatta di tecnici scelti sulla base dei curricula e, finora, anche in modo infelice, l'assemblea del Campidoglio è espressione della pluralità dei cittadini romani che sono andati alle urne a giugno. Eppure nessuno ne parla, sembra che le sorti della giunta capitolina debbano decidersi nelle segrete stanze grilline o essere affidate a un direttorio, quando invece i cittadini della capitale avrebbero il diritto di vedere riunito il loro consiglio comunale e di essere amministrati dai propri rappresentanti democraticamente eletti. E' quasi un paradosso, visto che i grillini sono nati e stanno avendo successo proprio come baluardo della democrazia e come soggetto antisistema interessato a restituire ai cittadini il potere di scelta e la facoltà di chiedere conto ai propri eletti delle scelte compiute nell'esercizio del loro mandato. Ora, invece, a Roma gli esponenti Cinque Stelle si stanno rendendo protagonisti di una gestione opaca e ondivaga, che mette nell'angolo gli organi rappresentativi come il consiglio comunale e affida alla Rete e a organismi come il direttorio, di dubbia democraticità, le soluzioni a problemi organizzativi destinati a ingigantirsi. Per questo, forse, una parte del popolo della Rete inizia a rumoreggiare e a chiedere spiegazioni e una porzione consistente di elettori sembra essersi raffreddata.
Ma la vera partita nella capitale riguarda le Olimpiadi e i probabili "complotti" anti-Raggi denunciati apertamente da Luigi Di Maio e da parte dello stato maggiore del Movimento partono proprio dalla contesa sul mega-evento sportivo. Attorno a "Roma 2024" ruotano enormi interessi economico-finanziari e industriali, facenti capo a consorterie e lobby consolidate, che in queste ore stanno cercando di indebolire la giunta romana, notoriamente contraria ad ospitare le Olimpiadi. Viceversa, Grillo e i suoi forse strizzano l'occhio a poteri "forti" che hanno mente e corpo fuori dall'Italia e che hanno tutto l'interesse a che i giochi olimpici del 2024 si svolgano in altre citta' europee. Al momento sembra prevalere questa seconda posizione, visto e considerato che il comico ha già dichiarato il suo "no" a "Roma 2024" e che alla Raggi non resterà altro da fare che assecondare i voleri del capo, che peraltro erano e sono anche i suoi. Il premier anche ieri in Puglia ha sottolineato i presunti benefici che deriverebbero all'Italia dalla scelta di ospitare le Olimpiadi del 2024, dall'incremento dell'occupazione alla realizzazione di grandi opere, dalla massiccia promozione turistica allo sviluppo dell'indotto. La posizione anti-Olimpiadi, invece, evidenzia i rischi connessi alla sicurezza e alla corruzione nella gestione di appalti e nella realizzazione del mega-evento. Tutto ciò che sta succedendo in Campidoglio è figlio, quindi, di questo braccio di ferro. Esistono tentativi di boicottaggio nei confronti dell'attuale amministrazione, che trovano tuttavia terreno fertile nell'inesperienza dei grillini e nella loro estraneità agli apparati di potere burocratico e amministrativo che governano da anni la capitale.
Discorso, questo, troppo difficile da far passare sui social. Di qui il calo dei pentastellati nei sondaggi e la contenuta soddisfazione di Renzi, cui, tuttavia, non sarà sfuggito un dato estrapolabile dai sondaggi: l'emorragia (temporanea?) di voti pentastellati non si traduce in un travaso di consensi verso i partiti tradizionali. In termini percentuali, il Pd tornerebbe a sopravanzare il Movimento Cinque Stelle, ma in valore assoluto non si registrano flussi consistenti di voti verso il Pd e le altre forze di centrosinistra. A ciò si aggiunge che, sempre nei sondaggi diffusi ieri, il centrodestra, che pure dovrebbe contendere lo spazio dell'opposizione anti-Renzi ai grillini, perde terreno. Sia Forza Italia che la Lega sono in calo, mentre Fratelli d'Italia e Nuovo Centrodestra salgono lievemente. La gente delusa dal Movimento Cinque Stelle matura, quindi, una scelta di disimpegno e di astensione piuttosto che investire fiducia nei partiti tradizionali. La narrazione renziana non beneficia più di tanto delle defaillance pentastellate. Chi sta al governo risulta comunque penalizzato dai dati allarmanti sulla crescita economica pressoché inesistente e sulla disoccupazione in crescita, oltre che dalla percezione assai diffusa di nuovi aspri e destabilizzanti conflitti sociali (vedi nodo pensioni o proteste degli insegnanti). Prima del referendum costituzionale di fine novembre-inizio dicembre il governo dovrà affrontare anche molteplici prove in politica estera e in economia. Senza dimenticare le laceranti divisioni a sinistra. Sperare solo nelle disgrazie altrui potrebbe quindi risultare fatale al premier e al suo esecutivo. A prescindere da come evolverà la crisi in Campidoglio.