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CROAZIA

Le lesbiche accusano un'insegnante cattolica

Un ragazzo non presente alle lezioni sostiene che la donna abbia  affermato «l'omosessualità è una malattia».

Attualità 04_03_2011
Lesbiche

Accade nella “cattolica” Croazia, a tre mesi esatti dalla visita pastorale di papa Benedetto XVI, che per la prima volta nella storia del sistema giudiziario di questo Paese un’associazione di lesbiche, chiamata “Kontra”, ha presentato una denuncia per una presunta violazione della cosiddetta “Legge contro la discriminazione”.

L’imputata si chiama Jelena Mudrovcic, insegnante di catechismo cattolico presso la scuola elementare “Bartol Kaši?” di Zagabria (va ricordato che in Croazia la materia di insegnamento religioso, curata e organizzata dalle varie confessioni religiose, si chiama appunto “Catechismo”, e per i cattolici la mancata frequenza di tali lezioni determina automaticamente l’esclusione dai sacramenti dell'iniziazione cristiana). La denuncia contro l'insegnante è motivata dal fatto che essa nel 2009 avrebbe affermato, durante una lezione di Catechismo, che “l'omosessualità è una malattia“. In seguito un alunno, che del resto non frequentava le lezioni di catechismo, e che quindi non era presente in aula al momento del fatto, ha riferito il tutto a sua madre, la quale a sua volta si è rivolta all'associazione “Kontra” che con una denuncia contro l'insegnante ha avviato il procedimento sulla base della Legge contro la discriminazione.

La situazione è assai delicata, in quando le associazioni omosessuali in Croazia, seppur rappresentanti di una tendenza fortemente minoritaria, sono molto rumorose nella difesa dei loro “diritti”, e a quanto pare, ci riescono molto bene. Su loro iniziativa il Parlamento croato ha approvato questa legge, nella quale tra l’altro è presente, al posto del principio giuridico che l'imputato è innocente fino a prova contraria, l’affermazione che esso deve dimostrare la propria innocenza, così che il peso della dimostrazione della prova non ricade sull'accusa, ma sulla difesa. Assurda è la situazione che l'insegnante debba dimostrare la propria innocenza di fronte ad accuse avanzate da un testimone non presente in aula al momento del fatto che le viene contestato, e ancor di più che l'associazione di lesbiche abbia diritto ad addurre la deposizione di propri testimoni.

L'insegnante si difende negando di avere pronunciato l'affermazione oggetto della denuncia, e sottolinea di avere svolto la propria esposizione sulla questione dell'omosessualità sulla base dei contenuti del programma per insegnanti di catechismo approvato dal Ministero della scienza e dell'istruzione. Il fatto più grave tuttavia è che essa è stata lasciata sola nell'affrontare questa lotta, poiché le istituzioni ecclesiali preposte all'organizzazione della lezione di religione sono rimaste in silenzio e non hanno mosso un dito in sua difesa.