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VACANZE DI SPIRITO

Le Dolomiti, per ritrovare il sentiero della vita

Sulle vette frastagliate che salgono al cielo riscopriamo la meraviglia per l'esistenza e tutto ciò di cui l'uomo ha bisogno per vivere.

Attualità 28_07_2011
dolomiti
Fra tutte le montagne, le Dolomiti sono le più belle. Vette frastagliate che salgono al cielo, si dice siano fatte di carbonio e di roccia vulcanica che nei millenni si è sciolta facendole emergere dal fondo del mare. Girando lo sguardo nell’anfiteatro dei monti che avvolge un’immensa radura verde, improvvisamente nasce la percezione di trovarsi al centro del mondo. O forse già al centro della propria anima. Si ritrova l’essenziale da cui nasce la vita: terra, cielo, sole, acqua, e le persone che percorrono i sentieri.

Dentro questo immenso particolare viene ad abitare il mondo intero. Porto in cuore l’eco di alcune espressioni della scrittrice americana Flannery O’Connor; vi si dice di che cosa un uomo ha bisogno per vivere – e uno scrittore per scrivere: un particolare dentro il quale è venuto ad abitare il divino. Uno sperone, un sentiero, una catena di monti, un volto, un amico, una singola vicenda favorevole o nemica, attraverso cui l’universo si apre ed entra l’infinito. Cézanne che dipinge la mela e Van Gogh che dipinge la sedia descrivono il mondo. Occorre un grande rispetto per la realtà, per ciascuna persona e ciascuna cosa. Non si possono strappare i fiori dai prati della montagna o della vita, se non per offrirli all’altare della messa.

La realtà va guardata con gli occhi e con il cuore, come cantano le canzoni di Claudio Chieffo presentate dal figlio Martino in una lieta serata. La montagna va percorsa pian piano, “come si assapora lentamente un buon vino” ci dicono altri amici in una serata di degustazioni vinicole. Come si va su in montagna? Se vuoi salire, vai con gli amici. Un passo dopo l’altro, una svolta dopo l’altra, un tornante dopo l’altro, arrivi dove neanche immaginavi. Il Sassongher incombe compatto alle spalle dell’albergo che ospita a Corvara le famiglie di Comunione e Liberazione di Chioggia. Almeno due altre volte qualche decennio fa, ne avevo raggiunto la vetta partendo dal sentiero più in basso.

Oggi partiamo due-trecento metri più in alto. Mi dico che farò solo alcuni passaggi, accontentandomi di guardare il panorama: il nevaio sempre più esteso della Marmolada e la corona dei monti tutt’intorno. Qualche sentiero scosceso, un ferratina che costringe a piantare i piedi sugli appigli di roccia e a stringere le mani sulla corda; quello che dalla valle appariva un massiccio compatto si frastaglia in spezzoni di roccia che culminano in piccole vette. Arriviamo in cima senza eccessiva fatica.

Il panorama rimbalza nei nomi più belli delle Dolomiti: le Tofane, il Pelmo, il Catinaccio, la serie dei ‘Sassi’. Un’altra sgroppata dolomitica ci attende qualche giorno dopo. Alle falde del Sasso Croce celebriamo la Messa nella grande Chiesa. Siamo come il popolo ebreo di cui parla la lettura, che ai piedi del monte fumante riconosce e accoglie il Signore. Non è questo lo scopo della nostra salita al monte? Lo scopo delle vacanze insieme, lo scopo della vita.