Le buone pratiche di Orban
Il Presidente ungherese Viktor Orban è molto inviso all’Unione Europea, alla cultura progressista e anche a molti cattolici, come si è visto per la sua recente visita in Italia. Se però si esamina il suo operato politico alla luce dei principi della Dottrina sociale della Chiesa il bilancio risulta positivo.
Il Presidente ungherese Viktor Orban è molto inviso all’Unione Europea, alla cultura progressista e anche a molti cattolici. Le polemiche su di lui si sono manifestate anche in occasione della sua recente visita in Italia. Se però si esamina il suo operato politico alla luce dei principi della Dottrina sociale della Chiesa il bilancio risulta positivo. E non si capisce perché lo si critichi da parte di molti intellettuali e politici cattolici. Do qui una anticipazione. Estraggo dal prossimo “Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel Mondo” dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân, di prossima uscita presso le Edizioni Cantagalli, una parte del capitolo redatto da Paolo Piro sull’Ungheria. Leggetelo e vedete se trovate qualcosa che contrasta con la Dottrina sociale della Chiesa.
*****
Politiche familiari
La nuova Costituzione ungherese all’Articolo L) recita: «L’Ungheria tutela l’istituto del matrimonio quale unione volontaria di vita tra l’uomo e la donna, nonché la famiglia come base della sopravvivenza della Nazione. L’Ungheria sostiene l’impegno ad avere figli. La tutela delle famiglie è regolata da legge organica». L’attuale Primo Ministro ungherese Viktor Orban pare volere incarnare i principi costituzionali e il fatto di essere padre di cinque figli, tutti della stessa moglie, non ha mancato di fargli buona pubblicità. I suoi ultimi anni di governo sono stati improntati a rendere popolare un sentimento pubblico favorevole alla famiglia. La politica è stata prodiga di misure tese ad incentivare la famiglia e promuovere la natalità. L’Ungheria destina il 4,8% del PIL allo sviluppo di politiche a favore della famiglia ed è stata istituita una Segreteria di Stato per la Famiglia e la Gioventù, avendo coscienza dell’invecchiamento della popolazione, diminuita, negli ultimi 35 anni, di 856 mila unità. Il governo magiaro punta su matrimonio e nascite, dal 2015 ha messo in atto una deduzione fiscale per le giovani coppie che contraggono matrimonio, a condizione che si tratti del primo per entrambi gli sposi, come chiaro segnale di incoraggiamento alla stabilità matrimoniale e familiare.
Per l’accesso alle previste sovvenzioni mensili alle famiglie è stata rimossa la formula “dai tre figli in su”. Si tratta, insomma, di vere “politiche familiare” a carattere strutturale, dal momento che l’istituto familiare è promosso in quanto tale e non come famiglia numerosa o bisognosa. Il governo Orban spera di raddoppiare il sussidio alle famiglie con figli, entro il 2019. Lo Stato acquista buoni del Tesoro a 19 anni di durata per ogni nuovo nato, all’esborso dell’erario i genitori possono aggiungerne uno proprio. Queste politiche hanno elevato dal 13% al 15% il numero di mamme fra i 25 ed i 49 anni, con figli minori di 3 anni, un dato al quale si affianca il tasso di impiego femminile al 61,3%. Peraltro, in Ungheria, il Codice del Lavoro prevede la possibilità di lavorare mezza giornata per le lavoratrici con bambini fino a 3 anni di età, fino a 5 anni se si tratta di famiglie numerose. Sono previsti aiuti economici a coloro che stipulano un contratto con persone in situazioni di particolari vulnerabilità, fra le quali madri con bambini piccoli. Un imprenditore che assume una madre è esente da oneri sociali, in questo modo lo status di madre ha un riconoscimento pubblico ed incondizionato. Inoltre con il progetto “The Woman 40” è stata introdotta la pensione di anzianità per le donne che hanno maturato 40 anni di contributi, senza limiti di età.
Altre misure inerenti l’acquisto da parte di giovani coppie di una casa nuova o usata hanno consentito di abbassare del 5% il tasso di rischio di povertà in famiglie con figli e del 7% in quelle con 3 o più figli, nel tentativo di smentire l’idea che i figli portano povertà ed esclusione. La via seguita è stata quella della riduzione delle spese generali, attraverso interventi su bollette di acqua, energia elettrica, raccolta rifiuti, spese per asili infantili e gratuità dei libri di testo fino alla terza elementare. Infine è stato introdotto il Programma Elisabeth per le vacanze sociali. La nuova Costituzione esplicita doveri nelle relazioni tra genitori e figli e di questi verso i genitori anziani, per richiamare alla cura dell’anziano in famiglia. Complessivamente nel 2017 si registra il boom del numero dei matrimoni passati da 35.520 a 50.600, la riduzione del numero dei fallimenti delle coppie, con i divorzi che sono scesi da 23.873 a 18.600. Un dato che ha sorpreso è quello dell’occupazione femminile (15-64 anni) salita dal 50,2% al 61,3%.
Scenari Pro Vita
Il 19 aprile 2011, il Parlamento ungherese ha approvato il testo della nuova Costituzione ungherese, dove all’art. II si legge: «La dignità umana è inviolabile. Ogni uomo ha diritto alla vita ed alla dignità umana, la vita del feto va protetta fin dal concepimento». E all’’art. III «È vietata la sperimentazione medica o scientifica su esseri umani senza il loro consenso informato. È vietata la pratica eugenetica, l’utilizzo del corpo umano e di parti di esso a scopo di lucro, nonché la clonazione umana».
Nel 2016, le posizioni pro-vita assunte dal Paese magiaro sono state stigmatizzate dalla Commissaria UE Viviane Reding (Partito Cristiano Sociale), come una «campagna che va contro i valori europei». In questo modo l’Ungheria è finita anche sotto il mirino dell’ONU per “ostacolo” all’accesso all’aborto con «periodi di attesa non necessari, consulenze ostili e con l’obiezione di coscienza».
Secondo i dati dell’Hungarian Central Statistical Office, nel 2010 il numero di aborti era stato di 40.449, nel 2017 il numero delle piccole vittime è sceso a 28.500. Il numero totale delle nascite è passato da 90.335 a 91.600.
Il 23 dicembre del 2017 il premier Orban ha pubblicato un articolo sul sito del governo ungherese intitolato “Dobbiamo difendere la cultura cristiana” nel quale, fra l’altro, scrive «Il nostro punto di partenza, l’alfa e l’omega della nostra filosofia di vita è il valore della vita, la dignità della persona ricevuta da Dio. Senza ciò non saremmo in grado di apprezzare neanche i diritti dell’uomo e altri simili concetti moderni. E’ per questo che ci chiediamo se questi ultimi siano esportabili nella vita di altre civiltà, costruite su diversi pilastri… le fondamenta della vita europea ora sono sotto attacco».