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CHIESA

Le avanguardie del Sinodo tornano all'attacco

Passate le feste, tornano i novatori. Visto che il periodo fra i due sinodi sulla famiglia è il più importante per il dibattito interno alla Chiesa, i cardinali Marx, Kasper e Maradiaga tornano a parlare a 360 gradi dell'"aggiornamento" della dottrina ai tempi moderni, sulla comunione ai divorziati risposati, prima di tutto.

Ecclesia 26_01_2015
Sinodo 2014

Lo schema è lo stesso di un anno fa: passate le feste di Natale, iniziato l’anno, il fronte novatore che auspica cambiamenti sulla pastorale familiare fin qui seguita dalla chiesa cattolica, fa sentire la sua forza.

In contemporanea e con alcuni dei suoi più illustri (e agguerriti) esponenti. La differenza è che stavolta la posta in palio è ben più grossa, visto che dopo l’assise del prossimo ottobre verrà il momento di tirare le somme. E a farlo sarà il Papa, nessun altro. Dopotutto, il segretario generale del Sinodo, il cardinale Lorenzo Baldisseri, lo diceva qualche giorno fa ad Avvenire: “Riteniamo che questo periodo tra i due Sinodi sia il più importante”. Un anno fa era stato il cardinale Walter Kasper ad aprire le danze, con la sua relazione dal taglio teologico presentata al Collegio cardinalizio riunito in concistoro. Nessuna risposta, ma solo tante domande, aveva precisato il porporato tedesco, benché l’orientamento delle sue tesi fosse assai chiaro, e non solo perché sul tema Kasper aveva già avuto modo di dire la sua vent’anni prima.

Questa volta, a mettere il carico da novanta sul tavolo c’ha pensato il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga e presidente della conferenza episcopale tedesca. In un’ampia intervista concessa ad America, la rivista della Compagnia di Gesù edita negli Stati Uniti, ha allargato il problema: non si tratta solo di decidere se dare la comunione ai divorziati risposati, ma è necessario “un sacco di lavoro in campo teologico”. Per chiarire meglio il concetto, Marx spiega che è “la teologia del matrimonio” quella che deve essere messa sotto la lente dei padri sinodali: “Sono stupito che alcuni possano dire che tutto è chiaro su questo argomento. Le cose non sono chiare. Non è che la dottrina della chiesa debba essere determinata dai tempi moderni, ma è una questione di aggiornamento, per usare un’espressione che la gente può comprendere”. Bisogna, quindi, “adattare la nostra dottrina al Vangelo, alla teologia, così da trovare in modo nuovo il senso di ciò che ha detto Gesù, il significato della tradizione della chiesa e della teologia, e così via. C’è molto da fare”. Il resto, a giudizio dell’arcivescovo di Monaco, viene dopo. D’altronde, le sue posizioni sono chiare: lo scorso settembre annunciò che si sarebbe presentato al Sinodo con un documento sottoscritto dalla maggioranza dei vescovi connazionali in cui si esprimeva sostegno pieno alle tesi espresse dal cardinale Walter Kasper – che qualche giorno fa ha ricevuto dall’Università San Raffaele di Milano una laurea ad honorem in Scienze filosofiche, e l’occasione è stata propizia per tenere una lectio magistralis sul valore della misericordia, suo grande cavallo di battaglia.

Proprio sul punto più controverso, quello del riaccostamento alla comunione dei divorziati risposati, Marx suggerisce di partire dal documento della conferenza episcopale tedesca da poco pubblicato, in cui viene confermato di fatto il sostegno alle tesi novatrici. “L’eucaristia e la riconciliazione sono necessari per le persone. Noi diciamo ad alcuni ‘non sarai mai riconciliato fino alla morte’. Questo è impossibile da credere quando si ha a che fare con le situazioni concrete. Nello spirito della Evangelii Gaudium, dobbiamo vedere come l’eucaristia è la medicina per le persone. Dobbiamo trovare il modo perché le persone ricevano l’eucaristia. Non si tratta di trovare modi per tenerle fuori! Dobbiamo trovare modi per accoglierle. Dobbiamo usare la nostra immaginazione e chiederci se possiamo fare qualcosa. L’attenzione deve focalizzarsi su come accogliere le persone”. 

Più che d’accordo con Marx è il cardinale honduregno Oscar Rodríguez Maradiaga che, tra un discorso sulla riforma della curia – lui punterebbe a unificare la Segnatura, il Pontificio consiglio per i Testi legislativi e la Penitenzieria, il che equivarrebbe a mettere insieme la Cassazione, il Ministero della Giustizia e i confessori – e il futuro della chiesa in America latina, ha cercato di sviare l’attenzione dal punto dolente, quello dell’ostia a chi per la Chiesa cattolica non è in regola. Maradiaga, che esattamente un anno fa se la prendeva con le tesi del prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, Gerhard Ludwig Müller, accusato di essere un “teologo tedesco nella cui mentalità c’è solo il vero e il falso”, nega ogni contrasto nel Sinodo di ottobre. Intervenuto per una conferenza alla Santa Clara University, in California, dà la colpa ai media, colpevoli a suo dire di aver visto e raccontato un’assemblea che mai – nella realtà – è avvenuta. Nessuno scontro, nessuna levata di scudi contro la proposta del cardinale Baldisseri di non divulgare le relazioni dei circoli minori.

Addirittura, a giudizio di Maradiaga, anche i tre capitoli controversi su cui tanto aveva lavorato il segretario Bruno Forte, compreso quello sull’apertura alle coppie omosessuali, non sarebbero mai stati bocciati: “C’è una grande confusione nella stampa, visto che tre o quattro proposizioni non hanno ottenuto i due terzi di sì nelle votazioni. Ma sono state approvate. Non con quella maggioranza, ma sono state approvate”. Come dire, insomma, che anche se sono state bocciate ai sensi del regolamento, della prassi e delle norme, in realtà hanno ottenuto il via libera e quindi meritano approfondimento, come ha sottolineato Baldisseri, che ha parlato di “scelte pastorali coraggiose in particolare nella cura delle famiglie ferite”.