«L’adorazione eucaristica perpetua a Manhattan: un’opera di Dio»
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Inaugurata il 30 luglio la prima cappella di New York per l’adorazione eucaristica perpetua. Un progetto che ha superato vari ostacoli, rivelando la forza della preghiera. La Bussola intervista il suo ideatore, padre Boniface Endorf.
«La città che non dorme mai merita una cappella che non chiude mai». Così padre Boniface Endorf, frate domenicano, racconta il grande progetto della prima cappella per l’adorazione eucaristica perpetua a New York, inaugurata il 30 luglio scorso, all’interno della chiesa di San Giuseppe, una delle più antiche chiese cattoliche della metropoli (in alto e in basso due momenti della celebrazione; foto tratte dalla pagina Facebook della St. Joseph Church). Siamo nel West Village, nel cuore di Manhattan. Il cardinale Timothy Dolan ha celebrato la Messa domenicale e poi ha condotto una processione eucaristica fino alla cappella che ha benedetto alla presenza di circa 500 persone.
«Dio, se vuoi che questo accada, aiutami a raccogliere i soldi, perché sto battendo la testa contro il muro», aveva chiesto il sacerdote domenicano. La risposta non è tardata. «In poco tempo è stata raccolta la metà del denaro necessario. C’è chi ha donato meno di cento dollari e chi ha fatto donazioni di migliaia di dollari. La gente ha davvero risposto alla necessità di una cappella di adorazione perpetua a Manhattan!», ci racconta padre Endorf. Situata accanto alla New York University, si spera possa attirare anche gli universitari che potranno raccogliersi in preghiera a qualsiasi ora del giorno e della notte. «I fedeli si recheranno presso l’ufficio parrocchiale, dove riceveranno una tessera magnetica che consentirà loro di accedere alla cappella, in modo da poter controllare chi è presente e far sentire tutti al sicuro quando entrano nella cappella», spiega padre Boniface.
In un momento in cui le chiese e ogni sorta di istituzione cattolica vengono attaccate con sempre più violenza negli Stati Uniti - dalle proteste del gruppo Black Lives Matter alle reazioni alla sentenza Dobbs del giugno 2022 -, il primo pensiero del sacerdote è stato edificare una cappella capace di custodire il Santissimo in sicurezza, ma che garantisse anche la sicurezza dei fedeli. Padre Endorf non ha dubbi, i frutti spirituali saranno “enormi”. La Nuova Bussola lo ha intervistato.
Padre Endorf, partiamo da una domanda apparentemente banale, eppure decisiva: perché fare adorazione?
Perché siamo stati creati per adorare Dio. Siamo stati fatti per vivere e stare con Dio: Adamo ed Eva, all’inizio, camminavano con Dio nel Giardino dell’Eden. Dio è la fonte di ogni bontà, di tutto ciò che si può desiderare. E guardando Dio non possiamo che proclamare la Sua bontà, cioè “adorarLo”. Adorando troviamo la gioia per cui siamo stati creati. E nessuno può fare a meno della gioia!
Oggi, in diverse piccole comunità nel mondo, come in Italia, c’è un grande ritorno all’adorazione e sopratutto delle cappelle di adorazione perpetua. La crisi di fede dei nostri giorni ci riporterà meglio a Dio?
Sì. Dio ci lascia scegliere nel modo più duro quando vogliamo. Le punizioni di Dio non sono meschini castighi, ma l’esito della libertà di farci fare a modo nostro. Quando il peccato ci separa da Dio, il Signore ci permette di allontanarci e sperimentare il dolore frutto di tale separazione. Lo permette nella speranza che le conseguenze delle nostre decisioni sbagliate ci riporteranno a Lui, come il figliol prodigo. Dio è misericordioso: cerca sempre il nostro ritorno.
Lo stesso accadde nel XVI secolo: lo scisma protestante, che voleva minimizzare il valore dei sacramenti, portò i cattolici in ginocchio da Dio con più fervore. Si diffusero, infatti, le pratiche di adorazione come le Sante Quarantore in onore di Gesù Eucarestia e l’adorazione perpetua.
Man mano che l’Occidente si allontana da Dio, ne vediamo i risultati: la cecità, l’incoerenza, la banalità e la tristezza della cultura secolarizzata. L’umanità soffre l’alienazione da Dio così come quella degli uni dagli altri. Ma l’adorazione dà loro la possibilità di tornare alla presenza di Dio, dona uno scopo a coloro che si perdono nell’insensatezza della cultura secolarizzata. Perché ci consente di comprendere che non siamo un “incidente” del cosmo, non veniamo dal nulla né siamo diretti verso il nulla, ma figli amati di Dio: creati nell’amore e chiamati a tornare nella nostra vera patria, il Cielo. La vita è piena di significato e bellezza se si ha il coraggio della fede. Anche se l’Occidente è in crisi spirituale, la salvezza di Dio ha già vinto e ogni evento può solo muoversi in quella direzione, sebbene non tutti lo guardano attraverso la fede.
Nella città che non dorme mai, la prima cappella di adorazione perpetua. Come stanno rispondendo le persone a questo gioco di antitesi tra caos e silenzio?
C’è grande entusiasmo e centinaia di persone si sono iscritte nelle prime due settimane per l’adorazione perpetua. Il caos di New York City è lo sforzo dell’umanità di riuscire a raggiungere i propri sogni e trovare la felicità. La cappella per l’adorazione, allora, può rappresentare il faro dove le persone possono trovare il senso alle ambizioni che le muovono e capire verso dove dovrebbero realmente correre. Le nostre vite qui sulla Terra sono un pellegrinaggio, e la cappella è un luogo dove possiamo tutti fermarci per assicurarci di essere sulla strada giusta mentre attraversiamo il corso della vita verso la destinazione finale: il Paradiso.
Quanto tempo ci è voluto per realizzare la cappella?
Ci sono voluti quasi cinque anni dall’idea iniziale fino all’apertura. È stata opera di Dio perché molte volte il progetto sembrava destinato a fallire, ma Dio è intervenuto per mantenerlo vivo. Era sostenuto dalla preghiera e dallo Spirito Santo più di ogni altra cosa. Abbiamo anche attraversato gli anni del Covid che hanno rallentato ogni cosa fino quasi ad un punto morto. Ogni volta che il progetto sembrava irrimediabilmente bloccato, Dio rispondeva alle nostre preghiere e succedeva qualcosa che faceva avanzare di nuovo ogni cosa. Costruire la cappella è stata per me la chiara esemplificazione del fatto che la preghiera funziona!
I più giovani frequentano l’adorazione?
Sì! Più della metà della nostra parrocchia ha meno di 40 anni. I giovani, stando alla mia esperienza, sono i più zelanti. La cultura cattolica è quasi del tutto scomparsa nel momento storico in cui stanno crescendo questi giovani, pertanto nessuno più di tutti loro ha dovuto fare la scelta di credere: nessuna forza culturale li ha tenuti nella Chiesa. Sono veramente dediti e desiderosi di vivere con serietà la fede. La Chiesa in Occidente diventerà più piccola, ma anche più seria ed energica. Sarà più simile alla Chiesa dei primi tempi.
Ora che Gesù può diventare “cuore pulsante” di New York, come pensate di educare giovani e vecchi ai momenti di adorazione personale e silenziosa?
Dobbiamo tutti imparare a pregare e ascoltare Dio. Trasmettere la fede non è semplicemente trasmettere delle idee, ma un intero stile di vita, che prevede imparare a sperimentare la Sua presenza specialmente nei sacramenti. È su questo che ci concentreremo.
Quali sono i frutti dell’adorazione perpetua?
Sono davvero tanti, ma uno fondamentale per il mondo di oggi è aiutare le persone a sperimentare la reale presenza di Dio. Il mondo è così secolarizzato, specialmente a New York City, che Cristo è sparito dall’orizzonte. La cappella dell’adorazione perpetua mostra esattamente il contrario: la Sua presenza viva e reale. E che chiunque, in ogni momento, può andarGli incontro. Il frutto della grazia è la santità: prego che Dio salvi molte anime attraverso questa cappella e formi molti santi per aiutare a condividere la misericordia di Dio nel mondo.
Adorazione eucaristica. Riscoprire la Presenza
Sono ormai un centinaio in tutt'Italia le parrocchie che hanno avviato un percorso di adorazione perpetua. La Nuova Bussola ha incontrato tre missionari che preparano le comunità ad essere fedeli al dettato di Gesù: "Non cessate mai di pregare". E ha scoperto che non è una pratica per vecchi. Anzi...