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ARGENTINA

L'aborto rifiutato rientra dalla finestra del codice penale

L'annuncio del Governo smorza l'entusiasmo popolare che ieri ha visto la bocciatura del progetto di legge sull'aborto. Macri è pronto a portare la revisione dell'articolo sull'aborto nel progetto di riforma del codice penale. Niente carcere per le donne in molte casistiche. E così si prepara lo sdoganamento anche al Congresso. 

Vita e bioetica 10_08_2018
Il Senato Argentino

Rifiutato dalla porta, rientrerà dalla finestra. Così sarà anche in Argentina dove il voto di ieri in Senato che ha bocciato il progetto di depenalizzazione dell’aborto non consente facili trionfalismi. Certo, il voto di ieri sancisce l’affermazione di una reazione popolare che si è opposta così al progetto di aborto voluto da potenze plutocratiche neanche tanto nascoste. Ma la partita non è finita con i 38 voti contrari su 71 del Congresso nazionale.

E non è finita neppure per quella velata minaccia che sa di vendetta che entro quest’anno il progetto non potrà più essere approvato e forse neppure l’anno prossimo visto che ci sono le elezioni alle porte. No, il progetto di aborto va avanti e cercherà di entrare nell’ordinamento giudiziario argentino da un altro ingresso. Quale? Semplice. I giornali non hanno fatto in tempo ad annunciare il de profundis per il popolo dal fazzoletto verde, sconfitto da quello con il fazzoletto azzurro che al motto di Salvemos las dos vidas ha di fatto orientato la maggioranza dei senatori a rifiutare l’uccisione di un feto nel grembo materno, che un’altra strategia era già pronta. Quale? La revisione del codice penale.

Prima della fine del mese di agosto infatti il Congresso aprirà nuovamente il dibattito sull'aborto. Il 21 agosto, precisamente. L'esecutivo ha inviato al Senato il progetto di riforma del codice penale, che, tra i suoi più di 500 articoli, si propone anche di dare facoltà a un giudice di esentare le donne dall’incriminazione del reato di aborto. Per le solite condizioni, ad esempio la gravidanza da abusi sessuali. Ecco il cavallo di Troia che il presidente Mauricio Macri, ambiguo quanto pilatesco in questi mesi, ha offerto per placare le ire delle donne militanti, di Sinistra e Radicali, che sotto la casa Rosada hanno manifestato con rabbia il voto del Senato. Qui la partita è più semplice perché l’aborto è solo uno dei tanti articoli in revisione e perché quando si entra nel tecnico e si esce dai principi, diventa tutto più semplice.

La Commissione in Senato è già pronta e probabilmente per depenalizzare l’aborto non si dovrà aspettare il marzo prossimo, quando la Costituzione consente di riprendere in mano il progetto di legge bocciato ieri. Ecco perché anche ieri ci si è affrettati a dire che il capitolo riferito all’aborto terrà conto di tutti diritti in campo: quello alla vita e quello alla libera disponibilità del corpo della donna. Si manterrebbe ancora l’aborto come delitto, ma con più eccezioni al codice attuale rispetto ad oggi.

In buona sostanza, se si approvasse questo articolo le donne non verrebbero arrestate dopo l’aborto. Un dato di sicura presa per un’affermazione poi, nelle Camere, volta ad adeguarsi definitivamente per sdoganarlo come diritto. E’ solo questione di tempo.