L'abbraccio mortale di russi e cinesi
Da alcuni giorni medici russi e cinesi sono sbarcati in Italia, come forma di aiuto dei loro governi per combattere il coronavirus. Ma che senso ha questa presenza? Sull'aiuto russo il governo è reticente, su quello cinese si dimenticano molti fattori che dovrebbero far temere una operazione politica poco rassicurante.
Cosa c’è di strano se un paese straniero invia medici e materiale sanitario in Italia per aiutarci a vincere il coronavirus? Nulla, verrebbe da rispondere, anzi vanno solo ringraziati. Eppure non tutto è limpido nella presenza di numeroso personale russo, cinese e cubano. Proprio ieri abbiamo letto sulla Bussola lo strano caso di medici italo-venezuelani in esilio dal loro paese (e molti dei quali già residenti in Italia) che si erano offerti di prestare la loro opera negli ospedali italiani, ma a cui è stato preferito personale cubano. Oggi vogliamo approfondire il caso dei russi e dei cinesi.
Partiamo dai russi. Domenica sera sono sbarcati all’aeroporto di Pratica di Mare nove aerei Ilyuscin con macchinari di vario tipo e 100 ‘esperti’. Esperti di che? Di guerra batteriologica, giurano fonti riservate ben informate, cioè di una materia che non ha nulla a che fare con la situazione italiana. Si tratta di personale militare, incardinato nel ministero della Difesa russo (non in quello della sanità) con il grado di generale, colonnello, maggiore, tenente colonnello, con una vasta esperienza in operazioni di guerra, avendo operato in Africa, in Guinea e altrove dove la guerra batteriologica è profondamente intrecciata con operazioni di intelligence russa.
Abbiamo visto fotografie in cui questi militari vengono riforniti di dettagliate carte geografiche italiane, e poi si avviano coi loro mezzi blindati, senza alcuna scorta italiana, sulle strade che portano al Nord e che, per puro caso passano anche nei pressi di zone interessate a installazioni della Nato.
E anche l’80% delle attrezzature portate dai russi sono, a detta delle stesse fonti qualificate, completamente inutili: si tratterebbe soprattutto di strumenti per la disinfestazione batteriologica di aree geografiche, un laboratorio da campo per la sterilizzazione e la profilassi chimico-batteriologica ecc.
Che senso ha tutto questo? E quali sono esattamente queste forniture? E sono aiuti, cioè a costo zero, o hanno un prezzo? Palazzo Chigi, a cui sono state rivolte queste domande da giornalisti accreditati, ha girato le domande al commissario Arcuri, ma questi ha fatto dichiarare che al momento non è prevista la pubblicazione delle forniture russe, ha solo specificato che si tratta di “un regalo di generosità di Putin all’Italia”. Chiedere che Conte faccia chiarezza sul tutto mi sembra il minimo, per un’opposizione degna di tal nome, almeno per quella opposizione che con Putin o suoi emissari non ha mai parlato di rubli.
Diverso - in parte - il caso dei cinesi. Questi in effetti hanno mandato in Italia due équipe di medici specializzati, e materiale sanitario ad hoc. Si tratta di medici che hanno per primi fatto esperienza di lotta al Covid-19, visto che l’epidemia proprio in Cina è esplosa, e da lì si è diffusa in tutto il mondo. Le nostre perplessità hanno dunque una diversa natura, e riguardano soprattutto l’ingenuità e la sprovvedutezza con cui le autorità nostrane, ma anche stampa e tv, hanno trattato fino ad oggi la materia. Si sente nell’aria e nelle parole e negli scritti di costoro, un profumo di incenso nei confronti degli ‘amici’ cinesi e della loro ‘generosità’.
Ma ci si dimentica, o si finge di dimenticare, una serie di fattori decisivi:
1º l’epidemia è esplosa in Cina secondo modalità che le autorità cinesi si sono finora rifiutate di far conoscere;
2º l’allarme è stato dato al mondo con un ritardo che si calcola di almeno un mese, con conseguenze immaginabili;
3º le vittime cinesi sono certamente molte di più di quelle ufficialmente dichiarate (oggi fonti di stampa parlano di una convocazione di 45.000 cittadini di Wuhan per la consegna di urne cinerarie, a fronte di poco più di 3.500 morti dichiarati);
4º la dittatura cinese non ha risparmiato metodi polizieschi e repressivi nei confronti di propri cittadini, nonchè di giornalisti locali che tentavano di svolgere indagini indipendenti sugli aspetti meno chiari dell’intera vicenda;
5º prosegue nel frattempo senza sosta la repressione di ogni forma di culto religioso, escluso il confucianesimo, particolarmente dura nei confronti dei cattolici.
Non va poi dimenticato l’aspetto propagandistico. Proprio mentre i medici cinesi ci danno una mano nel curare i nostri malati, la stampa di regime ha avviato una poderosa campagna in patria per accreditare l’origine ‘italiana’ del virus, estrapolando e manipolando dichiarazioni di tutt’altro tenore di ricercatori nostri e americani.
Il tutto si inquadra infine nella colossale manovra avviata da tempo dalla Cina per estendere la sua influenza economica, tecnologica, culturale e politica su vaste aree del mondo, chiamata Nuova via della seta e ribattezzata oggi Via della seta della salute, simboleggiata e sintetizzata dall’offensiva per far adottare la tecnologia Huawei nel campo delicatissimo e strategico del 5g. Sottolineo che tutti i paesi occidentali sono stati estremamente prudenti di fronte alle proposte della Via della seta, l’unico governo a buttarsi a capofitto è stato quello italiano su impulso dell’ineffabile ministro degli esteri Di Maio.
Cosa concludere? Sussurrarci a vicenda: “A caval donato non si guarda in bocca”, come suggerisce qualcuno? Io, lo dico con chiarezza, preferisco la saggezza degli antichi: “Timeo Danaos et dona ferentes”quello cinese