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La vita è strana ma meravigliosa Vero Alessandra?

Sì, la vita è strana e spesso non se ne trova il senso. É che siamo tante marionette nelle mani di un particolare burattinaio che con noi vuole divertirsi facendoci vivere le cose più impensate? La mia povera fede mi dice che “no”, che il senso c’è. La stessa cosa che mi ha scritto Alessandra sulla mia pagina di Facebook.

Editoriali 06_12_2014
Il Cav della Mangiagalli di Milano

Un bambino di allora di due anni, diceva una volta in cui la sua mamma gli aveva detto di no: «La vita è butta e anche stana!». Questa frase di Tommaso mi torna frequentemente alla memoria, non tanto per il butta ma per lo strana. Sì, la vita è strana e spesso non se ne trova il senso. É che siamo tante marionette nelle mani di un particolare burattinaio che con noi vuole divertirsi facendoci vivere le cose più impensate? La mia povera fede mi dice che “no”, che il senso c’è e che forse noi non lo troviamo così facilmente. Per esperienza personale posso dire che tante cose difficili da capire e accettare, perdere la vista a ventitrè anni, per esempio, senza nessun motivo oftalmico, è sicuramente una cosa brutta.

Sgomento, paura del futuro e sconcerto, trovo che siano le parole più adatte per definire questa situazione. Nella stranezza della vita, però, ci sono anche le cose belle: il Centro di Aiuto alla vita Mangiagalli non sarebbe esistito e nato senza questa malattia che ha depositato sulla mia pelle tutta la fatica delle donne gravide. Per la cronaca sono nati, in questi trent’anni, 17.484 bambini. E, sempre per la stranezza della vita, mi piace molto riportare un messaggio altamente significativo che ho ricevuto sulla mia pagina di Facebook, sperando che a Marina non dispiaccia che parli del suo grande coraggio

«Gentile signora, credo che la Paola Bonzi che sto cercando sia lei. A volte esistono delle coincidenze davvero strane e forse quello strano è “semplicemente" il destino che ci manda dei segnali. Ho scoperto della sua esistenza stamane. Ieri, infatti, entrando in uno di quei mercatini dell' usato, mi sono ritrovata tra le mani un libro " Non sprecare" di Antonio Galdo. L’ho iniziato a leggere nella notte e stamane ho letto il secondo capitolo dove si parla della vita che non si spreca. Dell' aborto, una piaga dell' anima che credo non si rimargini mai, anzi divora la coscienza che nella donna, in quanto portatrice di vita, è una coscienza pro vita. Mi sono molto emozionata nel conoscerla attraverso questo capitolo. Mi sono riconosciuta in alcuni passi: nella paura di una nuova e improvvisa responsabilità di un' altra vita, di un lavoro che non c’era all'epoca e che anche oggi possiamo considerare precario. Un matrimonio mai celebrato».

«Dinnanzi a tutte quelle allucinanti paure, paralizzanti, ho varcato la soglia di un'interruzione di gravidanza in preda a uno stato di terrore. Ricordo che la sala operatoria era in un seminterrato, mentre paradossalmente la maternità era ai piani alti. Come un po’ l'inferno e il paradiso. L’aborto era l'inferno, ovvero la morte. La maternità al piano alto invece era come il Paradiso, la vita, dove le mamme incontravano i loro Angeli. Non desidero entrare nel merito della fede. Io stessa mi definisco una persona in ascolto. Non so, non conosco, ma sento che la vita è un diritto da difendere perché a prescindere da un’Entità superiore, Dio, o dalla Natura, sono convinta che essa debba essere accolta con coraggio. All'epoca della mia gravidanza, quando andando a informarmi per quella famosa interruzione, tutto era a sfavore, particolarmente colui che avevo eletto a soggetto unico del mio Amore. La persona con cui stavo seppur da pochissimo, mi faceva sognare e provare un senso di profondo misticismo per tutte le cose eccezionalmente bellissime che ci capitavano stando insieme».

 «Concludo dicendole che non ho abortito. Non avrei mai potuto, nonostante io abbia dovuto accettare che lui abortisse il nostro amore lasciandomi in gravidanza perché avevo scelto di far nascere quella vita. La mia gravidanza è stata una esperienza terribile, densa di dolore vivo, ricoverata per morbillo al sesto mese (perché ero talmente provata che probabilmente anche il mio corpo era vulnerabile) e poi allettata per gli ultimi 3 mesi. Ho vissuto la mia gravidanza come una profonda deprivazione dell'anima. Avevo fame di quell'amore che all'improvviso lui aveva reciso. Sono rimasta scioccata da quei 9 mesi di dolore e disperazione. Mesi che ho quasi rimosso perché cerco di cancellarli visto il grande dolore che ancora mi provocano. 

Mi fanno malissimo! Ci sarebbero tante cose che vorrei raccontarle, a lei che seppur sconosciuta mi piacerebbe tanto dire. Mia figlia oggi ha 2 anni e 9 mesi. Si chiama Vittoria Vera. Ha due nomi che la descrivono e solo il mio cognome perché lui non c’è per sua scelta nonostante io gli abbia dato tutta la disponibilità di essere presente anche solo per la bambina. E ogni giorno combatto contro un passato, la sua assenza, che è un presente quotidiano».

«Le altre difficoltà ci sono e lei le può immaginare benissimo a tutti i livelli. Sono una donna che non ha scelto tra la vita e la morte perché rifiuto il concetto di scelta, dato che per me esiste solo la via della vita. Per questo sento di aver fatto l'unica cosa da fare in questo caso. Ho seguito ciò in cui credo con tutta me stessa. La sofferenza e la solitudine la provo a tutt’oggi perché ciò che lui mi ha fatto e detto, anche in modo del tutto gratuito, pur dopo la nascita di mia figlia, mi ha lasciato dei solchi profondi nella mia coscienza. Vorrei esprimerle la mia gratitudine perché è grazie a persone come lei che la vita vince a dispetto delle paure, delle difficoltà, della società che un po’ si dimentica di queste realtà, di uomini narcisisti che impongono la morte di quei figli che invece dovrebbero nascere per potersi incantare dinnanzi al miracolo che ogni vita.. Grazie e spero non le dispiaccia se mi permetto di chiederle l'amicizia qui su FB. Alessandra»