La verità taciuta sulla “pillola anticoncezionale”
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La pillola anticoncezionale provoca aborti precoci che sfuggono a qualsiasi statistica. Le ricerche di Pincus, il padre della pillola, si orientarono da subito a impedire non solo l’ovulazione ma anche l’annidamento dell’embrione. Tacere questo, su cui c’è una corposa documentazione, non è un buon servizio alla verità, né alla donna.
Nel dibattito che si è acceso intorno alla recente disposizione dell’Aifa di erogare gratis la pillola contraccettiva alle donne fertili di ogni fascia d’età, sono entrate sagge considerazioni di tipo economico, educativo e medico sui numerosi effetti avversi, ma è stata tralasciata quella più importante perché riguarda proprio la verità della cosa in sé, da molti ignorata perché sottaciuta o censurata: la pillola contraccettiva provoca una serie impressionante di aborti precoci, di cripto-aborti che evidentemente sfuggono a qualsiasi conteggio e statistica.
E qui occorre brevemente richiamare la vicenda della pillola Pincus, la cosiddetta pillola anticoncezionale, anovulatoria, figlia del dottor Pincus e dell’eugenista neomalthusiana Margaret Sanger, saldamente votata al controllo delle nascite, fondatrice della Planned Parenthood, che ha sponsorizzato la ricerca di “un contraccettivo semplice, sicuro e a buon mercato che potesse essere usato nei quartieri poveri dove imperava la miseria, nelle foreste dell’Africa, tra le persone più ignoranti”, come diceva lei. La pillola Pincus, approntata nel 1956, testata sulle donne povere dei più poveri Paesi del Centro America, agisce principalmente a livello di ovulazione, bloccandola.
C’è tuttavia una corposa documentazione, che possiamo trovare negli interessantissimi testi di padre Michel Schooyans (come Terrorismo dal volto umano, Cantagalli), filosofo e teologo morto un anno fa, già docente all’Università cattolica di Lovanio, già membro della Pontificia accademia delle scienze e della Pontificia accademia della vita, che ci racconta come le ricerche di Pincus si siano orientate da subito, oltre che a bloccare l’ovulazione, ad impedire anche l’annidamento dell’embrione nell’utero materno. Le sue ricerche erano infatti unicamente ispirate dalla preoccupazione dell’efficacia: impedire il proseguimento della gravidanza in caso di fuga ovulatoria e di eventuale fecondazione dell’ovocita giunto a maturazione. Poteva essere diversamente? Mettiamoci nei panni della multinazionale farmaceutica che investe miliardi in una campagna di produzione e di promozione di una pillola contraccettiva. Può correre il rischio di un fallimento? Che nasca un bambino? Che nascano un po’ di bambini a donne che prendono la pillola contraccettiva? Sarebbe il disastro: ricorsi, processi, indennizzi, crollo delle vendite.
Era assolutamente indispensabile che in caso di fuga ovulatoria e di concepimento, la pillola impedisse il prosieguo della gravidanza. E allora la pillola deve agire anche in un altro modo: nella peristalsi tubarica, rallentando cioè i movimenti della tuba per allungare il tempo che l’embrione appena concepito impiega a percorrerla per arrivare nell’utero e per impiantarvisi. Deve agire nel frattempo modificando l’endometrio per renderlo inospitale e impedire l’annidamento. Manovre, queste, chiaramente abortive, dirette a procurare la morte di un nuovo individuo della specie umana. La pillola estro-progestinica nasce dunque come pillola contraccettiva e abortiva (vedi anche Maria Luisa Di Pietro, Roberta Minacori, Sull’abortività della pillola estroprogestinica e di altri “contraccettivi”, Medicina e Morale, n.5, 1996; Angelo Francesco Filardo, La fecondità umana, Centro Amore e vita - Foligno). E da allora le ricerche saranno sempre più sofisticate per garantire proprio questo risultato: l’eliminazione dell’embrione eventualmente concepito. L’efficacia prima di tutto. Ad ogni prezzo.
Tacere questo aspetto non rende certamente un servizio alla verità, né alla donna. La pillola contraccettiva, segno e strumento della rivoluzione sessuale e della liberazione della donna dal peso di maternità non desiderate, diventa paradossalmente il segno della totale alienazione della donna che, imbottita di ormoni, perde il controllo della sua femminilità, fino ad ignorare se abbia ovulato, concepito, abortito. Anche con questa realtà il femminismo, che ultimamente ha dovuto registrare alcuni ripensamenti in tema di gender e utero in affitto, dovrà alla fine fare i conti.