La Vergine volò sul frassino per scacciare il serpente
Un viale delimitato da cipressi conduce al santuario della Madonna del Frassino, eretto nel 1514 in quel di Peschiera del Garda, tra le colline del Benaco. Attorno ad essa si sviluppò, in seguito, un convento di Frati Minori Francescani che provvidero ad ampliare ed abbellire il piccolo tempietto.
Un viale delimitato da cipressi conduce al santuario della Madonna del Frassino, eretto nel 1514 in quel di Peschiera del Garda, tra le colline del Benaco. Si racconta che nel 1510 un contadino intento nel suo lavoro fosse aggredito da una serpe. L’uomo, allora, invocò in suo soccorso la Vergine Maria che gli apparve tra le fronde di un frassino, nelle spoglie di una piccola statuetta con il Bambino tra le braccia. Esultante, il contadino La portò a casa e La mise sottochiave. Ella, però, scomparve e di nuovo fu trovata tra i rami dell’albero. Fu deciso, così, di costruire in quel luogo una cappella per custodire la miracolosa effigie. Attorno ad essa si sviluppò, in seguito, un convento di Frati Minori Francescani che provvidero ad ampliare ed abbellire il piccolo tempietto. Per tre secoli, fino alle soppressioni napoleoniche, i religiosi furono i guardiani del santuario che fu a loro restituito solo alla fine dell’Ottocento affinché lo riportassero all’originario splendore dopo un periodo di abbandono e decadenza.
Un portico a tre arcate a tutto sesto precede l’ingresso al luogo sacro. A fianco e sopra il portale Domenico Muttoni, nel corso del Seicento, affrescò la storia dell’apparizione. Il ciclo del maestro, cui spettano anche gli affreschi dei chiostri con scene della vita di sant’Antonio da Padova e di san Francesco, sono stati recentemente restaurati in occasione del cinquecentenario della fondazione del santuario. Su commissione dei Francescani, in sintonia con la loro profonda devozione nei confronti del Santissimo Sacramento, il Muttoni realizzò, inoltre, i riquadri del presbiterio con gli episodi di sant’ Antonio da Padova che fa inginocchiare la mula davanti all'Ostensorio, santa Chiara che mette in fuga i Saraceni con l'Ostensorio, san Bonaventura che riceve la comunione da un angelo e Gesù Bambino che appare a Giovanni Duns Scoto inginocchiato dinanzi al tabernacolo.
L’architettura interna è un’unica ed elegante navata, aperta sui lati da dieci cappelle della stessa dimensione, eccezion fatta per le due cappelle ai lati del presbiterio, rispettivamente dedicate al SS. Sacramento e alla Madonna. Fu quest’ultima, in particolare, l’oggetto del più importante intervento seicentesco che modificò in parte la sobrietà delle linee francescane. Se stucchi, putti e cartigli, di chiaro gusto barocco, vennero aggiunti lungo la navata, l’arco di ingresso e le pareti della Cappella della Madonna furono interamente rivestiti di fregi e impreziositi dalle tele del pittore Bertanza da Salò con i Misteri del Rosario.
Nel prezioso tabernacolo marmoreo è tuttora conservata la statuetta in terracotta di Maria con il Bambino, su un ramo di frassino, cui fanno da vigili guardiani, inserite in finte nicchie, le imponenti figure dei profeti Isaia e Geremia, che predissero entrambi la venuta della Vergine. Il simulacro, sorprendentemente piccolo, alto solo 14 centimetri, ci ricorda l’umiltà di Maria che in questa occasione non pronunciò parola alcuna limitandosi a fare eseguire la volontà di Dio che volle un santuario nel luogo dell’apparizione.