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La tavola con Maria e il Bimbo in formato gigante

Nel complesso monastico mariano di Montevergine, sito in località Mercogliano, in provincia di Avellino, c’è preziosa tavola in legno di pino, le cui dimensioni sono davvero notevoli. Raffigura Maria, seduta su un trono, con in braccio il Bambino Gesù che Le afferra un lembo del manto. 

Cultura 28_05_2016
La tavola di legno con la Vergine e Gesù nel santuario di Montevergine

Quello della Madonna di Montevergine è un grande quadro raffigurante Maria, seduta su un trono, con in braccio il Bambino Gesù che Le afferra un lembo del manto. Incerta è la storia di questo dipinto: una leggenda, per la verità infondata, lo attribuisce all’Evangelista Luca. 

Da Gerusalemme sarebbe, poi, stato portato a Costantinopoli e da qui, scampato alla furia iconoclasta, sarebbe giunto nelle mani di Caterina II di Valois che ne avrebbe fatto dono ai monaci di Montevergine. Più recentemente, nel corso dell’ultimo restauro, è stata confermata l’attribuzione a Montano d’Arezzo, pittore di cultura assisiate, attivo a cavallo tra Due e Trecento presso la corte regnante angioina. La preziosa tavola in legno di pino, le cui dimensioni sono davvero notevoli essendo l’immagine due volte più grande del naturale, è conservata nel complesso monastico mariano di Montevergine, sito in località Mercogliano, in provincia di Avellino. 

L’origine di questo luogo è legata alla figura del monaco benedettino San Guglielmo da Vercelli che, mentre stava compiendo un pellegrinaggio verso la Terra Santa, sentì l’urgenza di intraprendere una vita eremitica e si fermò sul Monte Partenio, o Virgiliano, in Irpinia. Era il 1114. Da allora la fama della sua santità cominciò a diffondersi al punto che altri uomini raggiunsero Guglielmo per condividerne l’esperienza di solitudine e preghiera. Dalla loro comunità nacque la congregazione verginiana dell’ordine di San Benedetto.

Nel 1126 venne costruita la prima chiesa, il cui stile romanico fu progressivamente trasformato in gotico, come documentano le linee del portale di marmo bianco, sormontato dall’affresco con la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e Maria Vergine che ricorda il giorno della consacrazione, avvenuta in occasione della festività di Pentecoste del 1182.

Di questo edificio, crollato nel 1629 , non resta più nulla. L’architetto Giacomo Contorti lo ricostruì a partire dal 1645, progettando un ambiente a navata unica, delimitata da imponenti arcate. Tarsie di scuola napoletana decorano l’altare maggiore al centro del quale la statua della Madonna di Montevergine è affiancata dai simulacri di san Guglielmo e san Benedetto. Sul lato destro si apre la Cappella voluta da Filippo di Taranto nel XIII secolo e trasformata in epoca barocca: proprio qui che si custodisce la venerata icona.

Sull’asse trasversale, nel 1947, fu costruita una nuova basilica per accogliere il numero sempre più crescente di fedeli. I lavori furono affidati all’architetto Florestano di Fausto che realizzò una vasta chiesa a tre navate, soffitto a cassettoni e facciata tripartita rivestita di pietra bianca. Allo stesso periodo appartiene la cripta consacrata nel 1963. Sotto l’altare maggiore è collocato il sarcofago che accoglie le spoglie di San Guglielmo, decorato con scene della sua vita.  

Il Santuario della Madonna di Montevergine, dal 1868 monumento nazionale, è una delle sei abbazie territoriali italiane. Si stima che ogni anno sia visitato da un milione e mezzo di pellegrini.