Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santo Stefano a cura di Ermes Dovico

REAZIONI INCROCIATE

La situazione egiziana fra paure e inviti alla calma

L'entusiasmo dell'Iran, i timori d'Israele, il piano americano e gli auspici della Ue. Ma intanto a Gaza comincia a scricchiolare il potere di Hamas?

Attualità 04_02_2011
anti Mubarak

Di fronte agli avvenimenti egiziani dei questi giorni si accavallano le reazioni più diverse. E in alcuni aree del Medioriente alle opinioni sembrano già seguire alcuni fatti.

L’entusiasmo dell’Iran
Da Teheran l’ayatollah Ali Khamenei, guida suprema del regime iraniano, ha affermato oggi che le proteste in corso in diversi Paesi arabi, e in particolare in Egitto, sono «un riflesso» della rivoluzione islamica che prese il sopravvento in Iran nel 1979 con la cacciata dello scià Reza Pahlevi.

I timori d’Israele
Sale intanto la tensione in Israele per timore di contraccolpi. Severe misure di sicurezza sono state adottate dalla polizia israeliana nella Città vecchia di Gerusalemme per impedire che oggi le preghiere del venerdì nella Spianata delle Moschee possano trasformarsi in scontri.

A Gaza vacilla Hamas?
Da Gaza organi d’informazione vicini ad Hamas riferiscono che gli eventi egiziani preoccupano il presidente dell’Autorità nazionale Palestinese Abu Mazen, il quale ha fino a oggi impedito lo svolgersi di manifestazioni di sostegno alle folle egiziane. Il dirigente di al-Fatah in Cisgiordania, l'ex capo dei servizi segreti Tawfiq Tirawi, ha reso noto un documento in cui auspica che la popolazione di Gaza si ribelli con le armi al regime imposto da Hamas nel 2007.
Su Facebook è comparso un invito a scendere in piazza a Gaza l’11 febbraio contro Hamas: secondo l’agenzia di stampa palestinese Maan, i messaggi di sostegno sono già migliaia. Un dirigente di Hamas, Sallah el-Bardawil, ha però replicato che il regime a Gaza è stabile e non teme le attività di coloro che ha definito «agenti di Israele».

Il piano americano
Oggi The New York Times, citando fonti diplomatiche Usa e arabe, scrive che l’amministrazione degli Stati Uniti è impegnata in un negoziato con alcuni dirigenti egiziani per ottenere le immediate dimissioni del presidente Mubarak e la consegna dei poteri a un governo di transizione guidato dal vicepresidente Suleiman, appoggiato dai militari. Secondo il piano statuniotense, Suleiman, con l’appoggio del capo delle forze armate egiziane Sami Enen e del maresciallo di campo Mohamed Tantawi, nuovo ministro della Difesa, starebbero per avviare subito un processo di riforma costituzionale. Il piano prevede il coinvolgimento di tutte le forze di opposizione, compresi i Fratelli Musulmani. Lo stesso quotidiano precisa però che a tutt’oggi non esistono segnali inequivoci di disponibilità da parte di Suleiman e dei vertici militari. Non mancano inoltre inoltre limiti costituzionali al piano: le leggi egiziane prevedono infatti che in vacanza del presidente il potere non passa al suo vice, ma al capo del parlamento.

L’Europa invita alla calma
Ieri, il capo della diplomazia dell'Unione Europea, Chaterine Ashton, ha esercitato pressioni sul vicepresidente egiziano Omar Suleiman affinché il regime «si mostri attivo» nei confronti delle proteste in corso contro Mubarak. «Ho parlato con il vice presidente Suleiman, l'ho pressato affinché si mostri attivo e cerchi di mantenere la calma e l’ordine» nel Paese, ha detto al termine di un incontro a Parigi con il ministro degli Affari esteri francese Michèle Alliot-Marie. Alla Ashton Suleiman ha confermato di «avere intrapreso discussioni con i partiti di opposizione» e ? ha riportato la baronessa inglese ? «di avere creato tre commissioni: una per le riforme economiche, una per la riforma costituzionale e la terza per le questioni legate all'ordine pubblico».